Where will we end?

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Nel bagliore della luce mattutina, nel calore dei raggi del sole sulla sua pelle, nell'ampio prato costellato da foglie d'autunno una sola cosa riusciva a vedere Gerard: il nome "Frank Iero" su una scura lapide di pietra.
"Frank Iero
"Amorevole figlio e carissimo amico.
Riposi in pace.
1981-2000"
Lui non era solo questo.

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Maggio 1987

<Heii!>
<Ciao.>
<Cofa leggi?>
<Batman.>
<Ooh...Com'è?>
Volevo solo che mi lasciasse in pace.
<Bello.>
Si sedette vicino a me ed iniziò a sbirciare le pagine. Con quelle sue manacce sporche di budino avrebbe sporcato il mio fumetto, me lo sentivo.
<Chi è quello veftito buffo vicino a lui?>
Mi scappò una risatina.
<Lui è Robin.>
<E loro due fono amici?>
<Sì.>
Mi picchiettò il suo indice sulla spalla per attirare la mia attenzione.
<Ti va di effere come Batman e Robin?>
<No. Và via.>
<Ma->
<Lasciami leggere.>
Guardò in basso e si alzò placidamente dal gradino su cui eravamo seduti. Iniziò ad incamminarsi tristemente chissà dove. Forse ero stato troppo duro. Mi fece pena.
<Come ti chiami?>
Non sì girò, continuò a camminare trascinando i piedi.
<Frank.>
Quel tono triste non gli si addiceva affatto. Non sembrava nemmeno lo stesso bambino di prima.
<Io sono Gerard.>
Continuò ad andarsene. Era quello che volevo. Allora perché ero così triste?
<...Ma puoi chiamarmi Batman..>
Finalmente si girò.
<Yee!>
Risi.
<Posso effere io Batman?>
<Adesso non esagerare.>

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Un sorriso seguito da un ennesima lacrima conseguì a quel ricordo, spuntato da chissà quale parte della sua mente.
Il prete stava parlando, ma ogni rumore era muto, zittito dalla sofferenza. Frank non aveva mai creduto in un dio, così come Gerard. Ma adesso la prospettiva di un posto in cui Frank avrebbe potuto vivere felice sembrava così rassicurante.
Sua madre gli si avvicinò.

<Gerard, dai, il funerale è finito, torniamo a casa.>

Cosa? No. No,no,no,no. Non voglio. Non posso. No.

<Gerard...>

Questa volta fu il fratello, Mikey, a parlare. Gli posò una mano sulla spalla. E con voce tremante gli parlò.

<Mi dispiace tanto. Tantissimo. Oddio, Gerard...>

Lui sapeva. Era l'unico a saperlo, oltre a Ray, che in quel momento nascondeva le lacrime sotto i suoi ricci, abbassando il capo.
Qualcuno gli strinse la mano. Era Lindsey. La sua fidanzata.
No!
Nella sua mente la spinse via, con tutta la tristezza e la rabbia che poteva tirar fuori, come fosse tutta colpa sua. In realtà semplicemente le sciolse le dita con un movimento rapido ed infilò le mani nel cappotto nero.

<Resto solo un altro po'. Solo un altro po'. Non aspettatemi.>

Restarono lì con lui per qualche minuto, poi decisero in comune e silenzioso accordo di lasciarlo solo. L'ultima persona a parlargli, quella sera, fu Lindsey. Gli prese la guancia con una mano e lo guardò negli occhi, ma lo sguardo non fu ricambiato.

<Capisco che voi due eravate molto legati..>

Se solo sapessi quanto...

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