I'm So Sorry.

220 28 20
                                    

Aprì gli occhi. Non si sorprese di trovarsi a terra, bagnato dallo spesso strato di neve sotto di lui. Spesso gli capitava di svegliarsi in diversi posti in cui non ricordava di essere andato.
Alzò lentamente la testa, emettendo un roco rantolo di dolore per l'improvviso capogiro.
Poteva non sorprendersi di non ricordare la sera precedente, di essere stato abbandonato da Lindsey, dei vestiti lerci che indossava, di essere sfrattato da casa, ma mai avrebbe potuto evitare di portarsi una mano al petto sopraffatto alla visione di quella lapide.
Non era la prima volta che si risvegliava lì, davanti a lei.
Non era la prima volta che aveva desiderato ci fosse scritto il suo nome sopra, e non quello di Frank. Si chiedeva perché andasse sempre lì. Sarebbe potuto andare al lago in cui facevano il bagno insieme da bambini. O al parco divertimenti in cui rimasero bloccati sulla ruota panoramica. Sorrise,ripensando a quei momenti.
Non era una persona così superficiale.
Quello sotto la lapide era un corpo ormai in decomposizione. Niente di più. Niente di meno. Doveva accettarlo.

●●●●●

Ottobre 2000

<Va' via, Frank.>

No, ti prego, non fare quella faccia. Non rendere le cose più difficili.

<Ma cosa ti prende?>

Allungò la sua mano verso il mio viso. Oh, quanto avrei voluto che mi toccasse. Che mi accarezzasse la guancia con la sua pelle così morbida e calda. Ma non potevo lasciarglielo fare. Non più.
La scansai via meno delicatamente di quanto avrei voluto.

<Ho detto vattene.>
Dovetti chiudere gli occhi per dirlo.

<Gerard.>
La sua voce tremava.

<Gerard, ti prego, guardami.>
Non posso. Mi dispiace. Ma non posso.

<Gerard.>

Mi strinse le braccia con entrambe le mani. Non potevo più sopportarlo. Lo spinsi via.

<Basta! Sei solo un frocio, un dannatissimo scherzo della natura! Vattene via. Non tornare. Non voglio più vederti. Non farti più vedere!>

Aprii gli occhi.
Solo allora mi resi conto che lo avevo spinto tanto forte da farlo cadere. E adesso era lì, rannicchiato in un angolo. Con le lacrime che scorrevano copiose sulle sue guance.
Sembrava così fragile.
Nel silenzio che regnava nella stanza, potei sentire perfettamente il mio cuore che si spezzava, a quella visione. Stavo per allungare una mano verso di lui. Forse per accarezzarlo, per consolarlo. Ma la ritrassi. Chiudendo di nuovo gli occhi, cercando di trattenermi. Mi aspettai un insulto. Uno schiaffo. Una porta sbattere. Ma i secondi passavano, indisturbati e interminabili. Quando riaprii gli occhi, Frank non c'era.

●●●●●

<Non credevo mi avresti preso così alla lettera, sai?>

Rendendosi conto di non avere la forza per rialzarsi, si sedette con la schiena contro la lapide difronte a quella di Frank.
La guardò. Così fredda, ricoperta in superficie da uno strato di neve.

<Lo sai che ti amo, vero?>

La voce gli tremava.
Non seppe controllarsi.
Infilò una mano in tasca.
Non voleva farlo lì. Davvero non voleva.
Ma non seppe controllarsi.
Si guardò intorno. Il cimitero era deserto.

<Tu mi ami, Frank?>

Estrasse dalla tasca una siringa e una boccetta scura.
Non si preoccupò nemmeno di usare un laccio.

Dried FlowersDove le storie prendono vita. Scoprilo ora