Chapter 1

1.9K 61 4
                                    

*Bella -Che vuol dire?- strillo a mia madre

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

*Bella
-Che vuol dire?- strillo a mia madre.
-Bella devi capire che è per il nostro bene- mi sussurra dolcemente.
Gli occhi si riempiono di lacrime e il mio cuore di delusione. Devo lasciare i miei amici e la mia città per uno stupido lavoro! Capisco che si tratta di soldi e non posso controbattere perché i miei ci sono sempre stati e mi hanno sempre accontentata. Non posso credere di lasciare tutto quello che ho. Mi stanno dicendo che devo lasciare tutto quello di cui mi sono affezionata in questi quindici anni e ricominciare da capo? No, grazie. Non riesco a smettere di piangere. Esco dalla stanza e sbattendo dalla porta informo urlando che sarei uscita. Dovevo andare da Cam e Grace. Non potevo non parlarne con loro. Erano i miei migliori amici e anche se sapevo che non l'avrebbero presa bene dovevo vederli. Abitano nello stesso condominio quindi mentre corro per raggiungerli invio ad entrambi un messaggio per avvisarli. Ci saremo incontrati a casa di Grace come era nostro solito fare. Arrivo col fiatone e Grace mi apre la porta e mi accoglie uno sguardo indagatore forse per capire che espressione fosse dipinta sul mio volto. Ci dirigiamo in camera sua dove sul letto è steso Cam che all'inizio sorride ma quando vede il mio viso quel fantastico sorriso si spegne per lasciar spazio all'espressione indagatrice e interrogativa come quella di Grace. Scoppio in lacrime e lui mi appoggia un braccio sulle spalle e con la mano mi asciuga le lacrime. Racconto tutto tra i singhiozzi. Grace piange. Anche Cam ha gli occhi lucidi. Mi abbracciano entrambi. Mi riempiono di parole dolci e di piccoli baci sulle guance e sulla fronte. Mi promettono che ci sentiremo ogni giorno. Il mio cuore è rotto, mille pezzi che non si possono aggiustare né riattaccare con la colla. Mi avvio verso casa. Non ceno. Non parlo con nessuno. Ho solo voglia di affondare la faccia nel cuscino e dormire. Ma passo la notte insonne. Non chiudo occhio. Penso e ripenso. Dopodomani partirò. Con che ritardo mi hanno avvisata! Penso solo che non voglio perdere niente e nessuno. Sono sempre stata una ragazza estroversa e solare. Particolarmente brava a scuola anche se detesto la matematica (ma dettagli). Ora devo lasciare tutto quello che ho costruito. È ingiusto ma non mi posso opporre al destino.

Mi sveglio di malumore. Non voglio andare a scuola. So che devo salutare tutti i miei compagni e questo mi infastidisce dato che per certo piangerò. Dopo essermi vestita velocemente e aver mangiato qualcosa mi siedo in macchina dove mi aspetta la mamma. Silenzio tombale. Non voglio parlarle. So che è un comportamento infantile ma non so che altro fare, o meglio so cosa fare ma non sarebbe da me! Andiamo, non posso certo chiederle scusa per il comportamento maleducato di ieri sera né tantomeno informarla che sono felice del viaggio (cosa molto falsa). Arriviamo a scuola. Esco dalla macchina e assieme a mia mamma ci dirigiamo verso la direzione per informare il preside che lascerò l'Accademia per trasferirmi in Virginia. Mentre la mamma parla col dirigente io mi affretto a raggiungere la sala professori per salutarli. Domani infatti non sarò a scuola perché dovrò ultimare le valigie.
-Salve, volevo solo dirvi che lascerò l'istituto dato che mi trasferirò in Virginia- esce così dalla mia bocca. Sulla frase "mi trasferirò in Virginia" arrivano le lacrime e sento un nodo alla gola. La mia voce si fa flebile e sottile. I prof si avvicinano e mi abbracciano. Molti mi stringono la mano. Il prof di filosofia si fa avanti e mi accompagna in classe dove appunto si sarebbe tenuta la sua lezione. Frequento da poco filosofia ma mi piace. Mi diverto con quel prof! Strano ma vero. In classe mi prega di dire ai compagni quello che avevo detto lui prima e io a stento trattengo le lacrime nel parlare. Esplodo in un pianto disperato quando tutti mi abbracciano. Persino Olivia, che mi odia. Anche Carl, il tipo che mi piace. Tutti. Anche i miei migliori amici.

Al termine delle lezioni esco dalla scuola dopo aver salutato i miei amici. Sento le lacrime agli occhi e la tristezza mi assale. A casa non parlo. Mia mamma mi costringe a mangiare qualcosa e poi vado a dormire presto.

Passo l'intera giornata a ultimare le valigie. I miei cercano di tirarmi su di morale ma con scarsi risultati. Mi arriva un messaggio: "Vieni a casa mia. Ora" è Grace. Esco di casa e corro fino al suo condominio. Lei mi apre e come al solito ci accomodiamo in camera sua. Cameron arriva dal bagno e mi abbraccia senza esitare. Iniziamo a parlare. Poi mi passano un grande rotolo di carta.
-Non ora- dice Grace. Intendeva che non avrei dovuto srotolare il cartellone davanti a loro. Sorrido e abbraccio i due prima di tornare a casa. Sono le otto ma mi addormento col pensiero che il giorno seguente avrei dovuto alzarmi troppo presto.

La sveglia assordante mi fa sobbalzare. Cerco a tastoni il pulsante per farla spegnere. Il bip-bip smette di ronzare nella mia testa. Sono le cinque del mattino. Mi alzo e dopo essermi lavata e vestita raggiungo i miei in cucina trascinando dietro di me la valigia pesante.
-Bongiorno tesoro! Sei agitata?- mio padre mi tocca la spalla.
-No, sto bene- mi limito a mormorare. Arriviamo velocemente all'aeroporto. Dopo aver passato il check-in e tutte le noiose procedure occorrenti ci sediamo sui comodi sedili dell'aereo. Infilo le cuffiette dato che un bambino vicino a me non la smetteva di strillare. Mi addormento tra le note di "Faded". Quando riapro gli occhi l'aereo sta atterrando e dopo aver raggiunto i miei e cercato per un'ora le valigie prendiamo un taxi. Qui in Virginia si respira un'aria diversa. Non c'è molto caldo. Una piacevole brezza mi sfiora il volto scostando i miei capelli dal viso. Non è così male come credevo. Il taxi si ferma davanti ad un casa bianca. La mia nuova casa. Mi piace: c'è un giardino immenso e una piccola piscina. La casa è attaccata ad altre. Sono inaspettatamente ansiosa di conoscere i nuovi vicini. Quando entriamo in casa rimango sbalordita: il pavimento in legno e le decorazioni color avorio, le tende candide... È fantastico! Mia mamma mi indica una stanza dicendomi che quella era la mia camera. La camera è enorme, dotata di pareti bianche e pavimento color mogano. Il letto è grande e sopra di lui delle bandierine rosa decorano il muro spoglio. Metto i vestiti nell'armadio e il beauty-case nel bagno dentro la stanza. Decido di uscire per prendere una boccata d'aria dato che ho un gran mal di testa per il lungo viaggio. Percorro il lungo viale e mi fermo a guardare la casa vicino alla mia. È una villa. Mi chiedo solo chi possa abitare in quella casa! Continuo a camminare ed arrivo davanti ad un parco. Mi siedo su una panchina e osservo i bambini giocare con le macchinine. Fanno davvero tanto rumore! Sorrido. Poi le mamme li richiamano e loro se ne vanno. Resto  sola. Penso solo che mi manca la mia città. Che qui non sarò mai felice come lo ero a Los Angeles. Non riesco a trattenere le lacrime. Fa male sapere che non rivedrò mai più Cam e Grace.
Mentre sono immersa nei miei pensieri una mano mi tocca la spalla.
-Ehi-

Lost on youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora