- 4 -

229 9 1
                                    

La sveglia mi ricorda che sono le sei e mezzo. Lancio una mano sul comodino, tentando di trovarla nel buio e di far smettere quell'orribile suono.
Non ho voglia di alzarmi, come tutte le mattine. Rimango ancora un po' accucciata nel caldo tepore delle lenzuola, ma dopo dieci minuti mi costringo ad alzarmi.

Vado in bagno, stamattina non c'è la gara "a chi arriva primo" perchè Simona ha lezione più tardi. Non voglio immaginare con che umore andrà ai corsi, oggi. Al solo pensiero mi viene voglia di prendere a pugni in faccia tutti quelli che osano dire o fare qualcosa contro di lei.
Faccio una doccia veloce, l'acqua calda mi fa venire ancora più voglia di tornare a letto.
Prendo dal mio armadio un paio di jeans neri strappati e una maglietta scollata a maniche corte, anch'essa nera. Guardandomi allo specchio mi ritornano alla mente le parole di Nicholas riguardo il mio modo di vestire, ma le scaccio subito. Se voglio mostrare le mie grazie sono libera di farlo.
E poi, come di consueto, mi trucco con un po' di matita e di mascara, nulla di esagerato.
Non so perchè mi stia facendo tanti problemi; come non l'ho visto per un anno, magari non lo rivedrò mai più nemmeno per il secondo, non c'è bisogno di preoccuparsi del suo giudizio.

Mi preparo il caffè, mi metto lo zaino in spalla ed esco di casa.
Prendo la bici, dato che l'edificio dove avrò lezione di storia dell'arte, la prima ora, è un po' distante da casa mia.

Arrivo davanti all'edificio solo un paio di minuti prima che inizi la lezione. Sono sempre in ritardo, è più forte di me.
Cerco un posto nelle ultime file, perchè davanti stanno i secchioni che arrivano mezz'ora in anticipo per prendere i primi posti, come se qualcuno volesse soffiarglieli. Ne trovo uno in terzultima fila e mi ci siedo.
La professoressa prende posto e ci osserva di sottecchi.
Dopo qualche minuto dall'inizio della lezione, sentiamo un suono sordo provenire dalla fine dell'aula.
Il grande portone in legno di ciliegio viene aperto bruscamente e una figura maschile si fa avanti attraverso il corridoio centrale.
《Lei è il signor...》chiede la professoressa, con l'aria di chi sta per fartela pagare.
《Guerra》risponde questi con noncuranza, avanzando per cercare un posto.
Non vedo bene il ragazzo, ho troppe "teste" davanti, ma quella voce...
《Signor Guerra, per questa volta è scusato, ma badi a non tardare nuovamente a una mia lezione, perchè non sarò altrettanto intransigente se ricapiterà. Può prendere posto vicino a Miss White.》
Mi scuoto dalla sonnolenza, vedo il ragazzo sedersi al banco vicino al mio.

E il mio cuore manca un battito. È lui.

Adesso mi sento a disagio.
Cerco di non guardarlo mentre la professoressa parla delle correnti artistiche del Cinquecento.
Nicholas sembra non essersi accorto che "miss White" sono io. Poi, però, ad un tratto, volta lo sguardo alla sua sinistra e mi osserva. Faccio finta di non essermene accorta. Lo sento mormorare tra sè, mentre cerca qualcosa nello zaino《fantastico! Ci mancava solo lei...》
Lo ignoro. Se non vuole essere scocciato non lo sarà, non ci guadagno niente ad essere insultata da lui.

Non ci scambiamo parola per tutto il resto della lezione.
Qualche volta lo osservo con la coda dell'occhio, sperando che non mi veda, e noto che ha sempre tra le mani un foglio e una matita, ma non riesco a vedere cosa stia facendo. Ne dubito, però, che stia prendendo appunti.
Sembra così concentrato, sarà per questo che non vede che lo sto praticamente fissando.
Ha un viso dai lineamenti decisi, come il suo carattere; i capelli biondi che stonano con l'oscurità del suo essere; e poi quegli occhi...

Il rumore delle sedie che vengono spostate dagli studenti che stanno lasciando l'aula mi scuote dalla trance. Raccolgo rapidamente le mi cose ed esco dall'aula, precedendo Nicholas.

Una volta fuori, imbocco il vialetto che mi porterà all'aula di letteratura. Non è molto trafficato di solito, e non appena sento dei passi, guardo alle mie spalle senza fermarmi, e vedo Nicholas fare la mia stessa strada.
《Non mi dire che frequentiamo gli stessi corsi》affermo con tono arrogante, continuando a camminare.
《Cos'è che non riesci a capire di "lasciami in pace"?》
《L'ho fatto durante la precedente ora, no?》
《E continua a farlo》affretta il passo per superarmi. Ho le mai piene di libri, senno l'avrei afferrato per la maglietta, costringendolo a guardarmi, ed esclamo a gran voce:《cosa ti ho fatto per meritare così tanto disprezzo?》
Le parole mi sono uscite di bocca da sole.
Pianta i piedi per terra e lentamente si volta, puntandomi addosso uno sguardo indecifrabile. Lo guardo, aspettando una risposta. Dopo qualche istante di silenzio si decide a parlare:《nulla, non mi stai particolarmente simpatica, tutto qui》
Sinceramente mi aspettavo una scusa migliore...
《Lo capisco, non posso stare simpatica a tutti. Ma ieri mi hai detto delle cose veramente brutte e poi vuoi che ti ignori》
《Le pensavo...》
《Non è una giustificazione》
Sghignazza tra sè, poi esclama:《Se aspetti che ti chiedo scusa ti sbagli di grosso, non lo farò MAI!》
Vedo l'orgoglio nei suoi occhi, vedo che gli divora l'anima. E rivedo me stessa in quel comportamento.
《Tanto lo so che non lo faresti》affermo avvicinandomi leggermente al suo volto, prima di oltrepassarlo.
《No, tu non sai niente di me》mi afferra il braccio e lo stringe leggermente, ma abbastanza da impedirmi di liberarmi dalla sua presa.《Lasciami》ringhio.
《Altrimenti?》mi tira più vicino a sè.
《Tutto bene, qui?》si intromette una voce familiare. Mi volto e vedo Kevin a braccia conserte che osserva Nicholas con aria di sfida.
Finalmente allenta la presa e fa scorrere uno sguardo divertito tra me e il mio salvatore.
《Sei patetica》conclude, proseguendo per la sua strada.
《Mai quanto te》ribatto io, con tono divertito.
Non si volta, ma so che ha sentito e forse sta riflettendo in silenzio sulla veridicità della mia affermazione.
Guardo Kevin《grazie!》dico semplicemente.
《Chi era quello?》chiede.
《Uno che ho visto alla festa di William e ora lo rivedo dappertutto.》
《Ah》non mi chiede altro, gliene sono grata《volevo solo dirti che abbiamo cambiato i turni al bar, a te oggi toccherebbe dalle quattro alle otto.
《Va bene》guardo l'orologio, devo correre all'aula di letteratura, altrimenti arriverò in ritardo.
《Devo andare Kevin, mi dispiace. Ci vediamo oggi pomeriggio!》e affretto il passo.

Per fortuna arrivo in tempo per la lezione di letteratura. Prendo dinuovo posto verso il fondo e questa volta il tempo sembra volare; quando qualcosa ti piace è normale che sia così.
Ho un'ora libera, prima della prossima lezione, perciò penso di chiamare Simona, per sapere come sta.
《Ehi Sam》risponde, con un tono così triste.
《Come sta andando?》
《Così così. Però sto cercando di seguire i tuoi consigli》
《Brava ragazza!》la incoraggio io《novità?》
《No, tutto piatto e noioso. Sto andando a lezione di chimica. Ah, prima mi ha chiamata un ragazzo che aveva bisogno di ripetizioni di matematica, verrà da noi questa sera perchè di giorno non può.》
《Non mi piace che fai venire questi a casa nostra. Siamo pur sempre due donne da sole.》
《Sbagliato...siamo una donna e un pugile》la sento sorridere mentre pronuncia questa frase.
《Il pugile oggi si è fatto mettere al tappeto》penso, a voce alta.
《Cosa?》chiede Simona.
Mi porto una mano alla fronte, per la mia stupidità. Ma perchè l'ho detto. Non mi andava di parlargliene, e non perchè non volevo darle un altro problema, ma perchè non mi va di parlare di queste cose con nessuno in generale. Ecco l'ho ammesso.
《Ehm...niente...ti spiego poi》mi affretto a dire.
《Okay. Guarda che me lo ricordo, eh! Adesso devo andare. Ci sentiamo Sam.》
《Ciao》e riaggancio.

Le ultime due lezioni di questa giornata le passo a pensare e ripensare. Ripenso a Nicholas in particolare. Quel breve contatto che c'è stato fra di noi mi ha mandato ancora più in confusione. Quella strana sensazione allo stomaco quando la mia pelle ha percepito il suo tocco, la sua voce, il suo fiato caldo mentre mi fissava con disprezzo...sto diventando veramente pazza se riesco a trovare lati positivi nel suo carattere.

Non sono mai stata innamorata, forse si prova una cosa del genere ad esserlo. Almeno, nei romanzi dicono così.
I ragazzi per me sono sempre e solo stati un passatempo, un modo per tappare i momenti morti della mia vita; non ho mai avuto un legame profondo con qualcuno, non ho mai avvertito il desiderio di conoscere a fondo qualcuno, nessun ragazzo ha mai occupato più di tanto i miei pensieri.
Ho sempre avuto storie insignificanti e senza voglia di approfondire la persona che avevo davanti.
Non ho mai portato a letto nessun ragazzo. È un passo che devo compiere insieme a qualcuno che amo, perchè è una cosa importante, una di quelle che ti segna e che ti ricorderai per tutta la vita.
Ho paura di come mi sento ora. Non lo conosco, eppure avverto un forte desiderio di conoscerlo meglio. Già, peccato che lui mi odi.

Ho qualche ora di riposo prima di iniziare il mio turno al bar, perciò ne approfitto per andare a casa e fare una doccia, una lunga doccia calda che forse mi aiuterà a rilassare un po' i nervi.
Simona non è ancora a casa e c'è troppo silenzio, cosa che aiuta i pensieri. Non voglio più pensare, prendo un nuovo romanzo, che ho comprato qualche giorno fa e mi immergo nella storia. Imposto la sveglia per le tre del pomeriggio, altrimenti sarei capace di leggere incessantemente, senza accorgermi del passare delle ore.

*****

Cari lettori!
Vi ringrazio di cuore perchè oggi "REBEL" ha raggiunto 100 visualizzazioni.
Sono felice!!!

Spero, un giorno, di sentire anche le vostre voci...

Personalmente, devo dire che sono molto soddisfatta di questo capitolo, spero piaccia anche a voi!

Se avete tempo, voglia, piacere, lasciate un piccolo voto! Aiuta soprattutto la mia autostima.

Sara

REBEL HEARTDove le storie prendono vita. Scoprilo ora