CAPITOLO 11

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Harry pov's

Mentre salivo in macchina sentii il cellulare squillare più volte e vidi il messaggio. Ariana mi aveva inviato la sua posizione finalmente.

Ricordai quel posto, c'ero stato poche volte ma sapevo bene da che tipo di gente era frequentato.

Era un luogo in periferia, di certo non uno dei posti più raccomandabili della città.

Come mai si trovava lì?
Forse non sapeva quanto potesse essere pericoloso quel posto, soprattutto per una come lei.
Indifesa, un pò ingenua a volte.

Devo ammettere che ero preoccupato.
Molto preoccupato, per questo premetti il piede sull'acceleratore, sempre di più, per poter arrivare il prima possibile da lei.

Forse non c'era motivo di tanta tensione, magari stava passando di lì per tornare in città, magari era solo una casualità.

Anche se quel posto non era mai stato una casualità per nessuno, soprattutto per me dopo quello che mi era successo.

Tutti evitavano di passarci, ma lei era lì. E ciò mi spaventava, ma allo stesso tempo mi stupiva.

Inoltre il buio si faceva spazio nel cielo già abbastanza scuro di quella sera, senza lasciare neanche il minimo spiraglio di luce, il nulla.

Non c'era una stella, non un minimo puntino luminoso in quel cielo, anzi il buio, come mai, mi sembrava più intenso e tenebroso ad ogni metro.

Arrivai dopo poco a destinazione, proprio lì dove lei doveva essere e mi accorsi della sua auto parcheggiata accanto alla strada che dava sul parco.

Quel parco.

Scesi dalla macchina, pensando che lei fosse chiusa nella sua, per aspettarmi o magari per semplice paura di quel posto, illuminato a malapena dalla luce fioca di un lampione piegato.

Mi avvicinai al suo finestrino e bussai più volte, ma quando allungai lo sguardo per guardare dentro lei non c'era.
Non era neanche sui sedili posteriori.

Un misto di sensazioni tra paura e rabbia, si fecero spazio dentro di me, tormentandomi a tal punto da non riuscire neanche a pensare a cosa fare.

Potevo chiamarla, o chiamare direttamente la polizia, senza perdere tempo.

Oppure potevo cercarla.

Decisi che chiamarla era la cosa giusta, più rapida.
Ma il cellulare non squillava, non c'era campo.

"Dannazione!"imprecai ad alta voce nell'ansia più totale.

Mi decisi a fare un giro lì intorno, l'avrei trovata, anche a costo di passare l'intera notte lì.

Aveva chiamato me, ciò significa che si fidava. E non potevo tradire la sua fiducia.

Le ipotesi più orribili mi passavano per la testa, tanto che avrei voluto distruggere tutto ciò che mi si presentava davanti.

Mi decisi a cercarla nel parco, in quel dannatissimo parco, che aveva rovinato la mia infanzia, il parco che ogni notte bloccava il mio sonno.

Nonostante i ricordi sembravano urlarmi nella testa in quel momento e riaffiorare più nitidi che mai, non potevo tirarmi indietro.

Ad ogni passo che facevo su quell'erba bagnata, le mie impronte si stampavano sul terreno e i ricordi così come queste si stampavano davanti ai miei occhi.

Mi sembrava di rivivere tutto, dieci anni dopo, così come era stato. I passi alle mie spalle, il fruscio dell'erba sotto i piedi, le grosse mani strette sui miei fianchi e la mano prontamente posta sulla mia bocca.
E via.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 03, 2016 ⏰

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