CAPITOLO 3

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Ariana pov's

Avete presente quei giorni che sembrano non passare mai?
Ecco, quel mercoledì era uno di quei maledetti giorni.

Nonostante non fossi andata a lavorare, il che migliorava di gran lunga la giornata, le ore non passavano mai.

Neanche se uno scoiattolo fosse entrato nell'orologio per spingere le lancette.

I miei giorni erano scanditi sempre dalla stessa routine eppure erano diversi l'uno dall'altro.
Non sono la tipa che si annoia io.

Ma quel giorno niente mi entusiasmava e la mia alternativa preferita era restarmene a dormire.

Forse era la delusione che mi buttava giù.
Giù a dir poco.

Delusione e anche rabbia per la buca del giorno prima.
Aveva avuto un problema.
Immagino già che tipo di problema.
La tipa di turno.

Ma io mi chiedo, se hai un fottuto appuntamente con me, che tra l'altro hai chiesto tu, perchè non ti presenti?

Non c'è altra spiegazione.
Qualcuna l'aveva sicuramente distratto.
Accidenti a lei.

Verso le dieci

Sinceramente non mi andava proprio di alzarmi dal letto.

D'altronde il mio enorme pigiama rosa con gli orsacchiotti mi teneva caldissima.
E devo ammettere che ero anche davvero molto sexy.

Stavo quasi per riaddormentarmi quando ho sentito suonare insistentemente il campanello.

Non avevo alcuna voglia di aprire, non volevo alzarmi dal letto, si stava così bene.

Eppure non so bene cosa, forse neanche curiosità, ma istinto mi spinse a scendere di scatto dal letto e correre giù per controllare chi era a suonare così insistentemente il campanello.

Doveva essere davvero importante.

Aprii la porta di scatto senza pensare minimamente a com'ero conciata.

E mi ritrovai davanti la persona che meno mi aspettavo di vedere. Harry.

Ovviamente mi guardò dalla testa ai piedi e fece un sorrisetto sbilenco nel notare come ero conciata quel giorno.

Di sicuro ero molto diversa da come mi aveva conosciuta.

Struccata. Spettinata. In pigiama. In pantofole. Con tanto di occhiaie, brufoli e mascara colato su tutto il viso.

Eh si, ero proprio uno schianto.

"Mi dispiace di averti svegliata."
"Non stavo neanche dormendo, ma se preferisci pensare che sia uno schifo appena sveglia, piuttosto che per tutto il tempo, per me va benissimo."
"Di prima mattina sei piuttosto filosofica sai."
"Grazie di avermi consolato dicendomi che sono bellissima anche così."
"Penso che sia una cosa scontata."
"Ecco ci mancavano i falsi complimenti. Cosa ci fai qui?"
"Sono venuto a scusarmi per ieri."
"Non ce n'era bisogno."
"Per me si."
"Ma io non ti ho mai detto dove vivo. Come..."
"Segreto professionale."
"Ah pure."mi scappa un sorrisetto.

Continuavamo a sorriderci come due cretini senza dire nulla.

Cercai di rompere il silenzio che si é creato.
"Ti va di entrare?"
"Volevo portarti a fare un giro ma viste le tue condizioni credo sia meglio entrare."
"Ti ringrazio nuovamente dei complimenti. Stamattina sei particolarmente ironico."
"Non mi conosci ancora."
"Neanche tu Styles."
"Ah ti sei informata."
"Facebook a volte serve a qualcosa."
"Ah quindi devo pensare di averti conquistata?"
"Incuriosita magari."

Lo feci entrare in soggiorno facendolo accomodare sul divano per poi sedermi accanto a lui.

Era incredibilmente sexy.
Anche se i capelli sembravano appena usciti da una guerra civile. Ma mi piacevano lo stesso.

Mi guardava con quegli occhi e come riuscivo a non incantarmi solo Dio lo sa.

Non so se avete mai provato una cosa del genere, ma quando ti si presenta di prima mattina un figone del genere gli ormoni ti saltellano peggio dei bambini sui tappeti elastici.

Ed era quello che più o meno mi stava capitando.

Iniziammo a parlare del più e del meno, insomma non ci conoscevamo molto.
Anzi per niente.

L'avevo conosciuto pochi giorni prima e mia madre avrebbe sicuramente detto che era troppo presto per portarlo a casa.
Ma insomma, era venuto lui.
Avrei dovuto cacciarlo?

Non credo proprio che voi l'avreste fatto.

Più tardi

Ormai era più di un'ora che chiacchieravamo, tra un sorriso e l'altro finimmo molto vicini.

Le mie gambe erano appoggiate sulle sue ed eravamo a pochi centimetri di distanza.

Sorrideva e mi guardava.
Anch'io sorridevo e lo guardavo.
Non sapevo neanche il perchè.

La scena era romantica ma piuttosto comica.

Calò improvvisamente un silenzio tombale e alquanto imbarazzante.
Io guardavo in tutte le direzioni cercando di non arrossire, ma ogni tentativo fallì.

Una musichetta squillante e armonica risuonò per tutta la stanza. Era il suo cellulare.

Lo estrasse velocemente dalla tasca destra del suo jeans e controllò chi fosse.

Ci pensó un attimo, forse non sapeva se rispondere o meno.

Ma alla fine si arrese dato che la persona che stava cercando di contattarlo era molto insistente.
Chissà chi era.

'Scusami, potrebbe essere importante.' E rispose.

Si allontanò con lo sguardo un pò perplesso e preoccupato.
Io nel frattempo cercavo di capirci qualcosa.

'Ma non è possibile Gemma, è uno scherzo vero?'

Gemma. Sicuramente stava parlando con una donna.
Cioé mi sembra un pò improbabile che un ragazzo si chiami Gemma.

'Mi avevi detto di aver usato il...'
Mi osserva e non continua la frase.

'Ma come è potuto succedere?'

Ogni tanto mi lanciava qualche occhiataccia per controllare se stavo ascoltando la conversazione.

'Gemma non scherzare. Un bambino? Ti rendi conto di quanti problemi ci causerà?'

Sussurrò credendo che io non avessi sentito. Ma avevo sentito eccome e avevo capito tutto.

'Adesso arrivo e mi sentirai, eccome se mi sentirai.'

Attaccò e alzò gli occhi al cielo dallo sconforto.

'Scusami, ma è successo un casino assurdo. Devo andare.'
'Capisco, ci vediamo allora.'risposi con un tono stavolta freddo e diffidente.

'Sempre sabato al Karaoke allora.'sorrise e uscì.

Col cazzo che ci vengo al Karaoke, pensai.

Un bambino. Assurdo
Ne aveva già messa incinta una, non volevo essere la seconda.

Hola ragazze!
Finalmente ecco il nuovo capitolo, tra scuola,danza e roba varia è un vero casino.
Da oggi inizierò a scrivere capitoli più brevi, ma aggiornerò di più!
Contenti?

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