CAPITOLO 8

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Harry pov's

Da ore camminavo senza mai fermarmi lungo le strade di Londra a tratti illuminate da un raggio di sole solitario.

Quella non era sicuramente una buona giornata per passeggiare, ma era proprio per questo che l'aveva scelta per uscire a fare un giro in centro.

Faceva freddo e le pozzanghere interrompevano a tratti anche i marciapiedi, quindi la gente preferiva starsene a casa o viaggiare in auto.

Per questo io ne approffitavo, avrei evitato di schivare gruppi di ragazzini e donne con i passeggini ogni due metri.

Succedeva sempre così.

Io solitamente passeggiavo per avere un pò di tranquillità, che nei giorni di sole sicuramente non mi era concessa.

Uscire a Londra con il bel tempo era sconsigliato a tutti coloro che cercano un pò di calma.

Se sperate di fare una passeggiata per schiarirvi le idee o distrarvi da tutto il resto, non siete nel posto giusto.

Qui la privacy non esiste.
Né la tranquillità.
Solo casino, gente, bambini, rumore e insomma, tutto ciò che io non voglio in questi momenti.

Comunque distrarmi era proprio quello che avevo intenzione di fare quel giorno, nient'altro.

In casa l'aria era diventata irrespirabile. La situazione era per di più degenerata da quando mia mamma era tornata.

La sera prima si era presentata a casa, come se nulla fosse, come se non fosse stata un intero giorno fuori casa senza dirci niente.

Senza sapere dov'era nè con chi.
Non avevo idea di cosa aveva fatto quel giorno, nè come era tornata a casa quella sera, ma non era il momento giusto per fare domande.

"Buonasera ricciolino."mi aveva detto abbracciandomi appena varcata la porta di casa.

Ed io non potei fare a meno che ricambiare quell'abbraccio inteneremdomi.

Non mi importava dov'era stata, non volevo spiegazioni, ora era lì con noi e il resto non contava nulla per me.

Avevo la mia mamma, di nuovo a casa, e sinceramente stava benissimo, non avevo motivo di preoccuparmi.

Se le fosse successo qualcosa me lo avrebbe detto, ma invece non faceva altro che sorridermi, non mi lasciava solo un attimo e la vedevo entusiasta, meglio del giorno prima.

Sicuramente anche lei aveva bisogno di respirare un pò di aria fresca e di chiarirsi le idee, da sola.

Ed era stato a quanto pare molto utile, quindi avevo provato a fare lo stesso ma ciò a me non bastava.
Non ero forte e positivo come lei.

La presenza in casa di mio padre mi innervosiva fin troppo, quanto avrei voluto mandarlo via, così come era venuto doveva andarsene. E al più presto.

Non potevamo più vivere così.
Mia madre fingeva di essere felice del suo ritorno, ma in realtà non era piú abituata a lui.

Ad essere criticata per ogni cosa che faceva, perchè a lui non andava bene.

Le cose dovevano cambiare.

Assorto dai miei confusi pensieri guardaii l'orologio.
Cazzo, erano già le quattro.
Dovevo tornare a casa.
Sperando che mio padre non ci fosse.

Mi avviai verso la mia auto parcheggiata di fronte ad una gelateria e notai la fila di clienti che giungeva fin sul marciapiede.

Come si fa ad avere la pazienza di aspettare così tanto per un gelato?
Dio lo sa cosa passa nella mente contorta di certe persone.

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