2. HAVANA AFFAIRS

13 1 5
                                    

La mattina dopo mi svegliai con un assurdo mal di testa e dopo una quantità di caffeina non definibile mi senti meglio. Il weekend non era fatto per piangersi addosso per una ragazza comparsa dopo anni, ma per uscire e divertirsi. Scrissi a Max, il mio migliore amico, e gli chiesi se gli andava di fare un giro e lui acconsentii, ci trovammo in un parco vicino a casa mia e andammo a far colazione. "So che è arrivata Sarah, l'hai vista?" rimasi stupito dalla domanda, come faceva a sapere che lei era lì? Scelsi di rimanere indifferente "Si, ieri sera ho bevuto ed è venuta da me". Mi guardò con lo sguardo come dire "wow i vecchi tempi". Feci finta di non vederlo, e ordinai un altro caffè. "Allora Max, i programmi per la giornata?" decidemmo per una partita a calcetto, e alla sera poi si sarebbe visto. Facemmo un giro in centro, parlando del più e del meno e poi andammo da mcdonalds. Lì vidi Sarah e Jessica, e feci finta di non vederle. Jess mi raggiunse "Il mio bravo ragazzo preferito" e mi diede un veloce bacio sulla guancia. Sarah alzò gli occhi al cielo e feci finta di non vederla, un'altra volta. "Dove andiamo stasera Jess?" mi squadrò come se non le sembrasse vero, non chiedevo mai dove andare, molte volte lo decidevo io.

"Pensavamo di andare al Pain, vieni?" sorrisi e annui, e poi portai fuori di li Max e andammo da me. "Vuoi davvero andare al Pain Alex?" sorrisi "Perché no?" lui prese a suonare appena la tastiera "ci son praticamente solo drogati, non è il tuo ambiente". Presi in mano il basso e mi unii a lui, suonando "Havana Affairs". "Lo era Max, non farò tanta fatica ad ambientarmi."

Mi misi un jeans strappato e una maglietta bianca con il solito giacchetto di pelle e con la macchina arrivammo al Pain. Non era cambiato nulla, era il solito luogo angusto di sempre. Stesso odore di alcol, vomito e erba. Stesse troie scosciate e stessi maschi narcisisti. Già, mi sarei ambientato in fretta. Andai dal barista a ordinare, quando vidi che era Mark. "Oh dio, non ci credo! Alex qui? Mio dio ragazzi, segnatelo sul calendario" risi, ero felice di vederlo, ci eravamo un po' persi di vista da quando avevo abbandonato quella vita "Dammi una pepsi Mark, e non urlare" rise ancora più forte "Ma che Pepsi..ehi! Jess ci credi chi abbiamo qui?" rise anche lei, sporgendosi per dargli un bacio veloce sulle labbra, erano ormai due anni che stavano insieme, e si amavano davvero tanto. "Già non sembra vero neppure a me, dai dagli da bere che poi fai il cambio e vieni con noi" mi versò un goccino di pepsi in un bicchiere di vodka liscia e io sorrisi, prendendo il bicchiere e dirigendomi verso la pista all'aperto "Venite a ballare?". Ci raggiunsero anche gli altri, eravamo sempre noi: Io, Jess, Max, Mark , Kiara e James. E poi c'era Sarah, che nonostante la mia preoccupazione si sentiva assolutamente a suo agio a quanto pare. Kiara arrivò trafelata, come suo solito, e stupita dal vedermi mi saltò in spalla, abbracciandomi. Risi, facendo l'equilibrista con il drink. In pista ballammo, feci finta di non vedere Sarah per niente, e mi divertii lo stesso. James fece su la solita canna, e la propose a tutti, tranne a me, e io la pretesi. Me la passò, e inspirai. Dopo pochi tiri avevo già le gambe molli, e la testa faceva un po' male, ma in fin dei conti era una bella sensazione. Mi sentivo di nuovo libero. James la propose a Sarah che accettò senza pensarci, e lui esultò "Cazzo ma questa è tutta da scopare". Lei abbassò lo sguardo ridendo, e io gli tirai un pugno sul braccio "Non fare il cazzone James". Max mi raggiunse subito cercando di allontanarmi, e io guardai James, e scoppiai a ridere. "scherzavo oh, son tornato!" ridemmo tutti, forse più perché eravamo fatti, che perché ciò che dicevo facesse realmente ridere. Andai verso il bar, per poi voltarmi e gridare "Ehi, did you miss me?". Era una frase di una serie tv che guardavo sempre con Sarah, ma in quel momento non pensavo lei se lo sarebbe ricordato, ma mi prese il polso e mi fece girare "Don't be so dramatic." Ero incazzata nero, di come mi rendeva, avevo bisogno di alcol, e la testa mi girava "Ti sei tatuata anche questa eh, Sarah?" mi guardò con dispiacere, e mi sentii stringere il cuore. Ma mi girai lo stesso, e proseguii verso il bar. Presi un altro drink, e mentre aspettavo che questa barman impedito riuscisse a farmelo cercai di respirare con calma. Presi il mio bicchiere pronto e mi diressi verso gli altri, quando qualcuno mi prese da dietro e mi fece entrare in bagno. "Dimmi che cazzo di problemi hai!" La guardai, era sempre bellissima, era troppo bella. Mi tolsi la maglia, le feci leggere il "Capita e poi passa" e anche sulla scapola il "Don't be so dramatic". Lei si alzò il jeans sulla caviglia e lessi anche l'ultima mia frase. "Tu mi rendi pazzo Sarah" lei mi guardò, ridendo "Ti rendo pazzo solo perché ti fai un joint e bevi un sorso di alcol? Perché tu ora sei un bravo ragazzo giusto? Tu ora sei quello che sta attento agli altri quando bevono, quello che ha chiuso con i tempi da ragazzino. Vero? Tu ora sei il bravo ragazzo della situazione, e vuoi farmi passare dalla parte della troia che ti rovina! Ma non è così Alex, te eri rovinato 10 anni fa, e non sei cambiato. Rovinato ora, e rovinato eri." La mandai a fanculo, cercando di uscire da quel bagno, che tra tutto ciò che avevo in corpo e lei, rischiai di diventare pazzo. Si tolse la maglietta. Il suo corpo era sempre perfetto, anzi ora più bello. Avevo solo voglia di saltarle addosso e baciarla. Mi scosse dalle mie fantasie urlando "Alex, guarda. Cazzo Alex guarda" Tra i seni, aveva una A, scritta in stampatello. Mi aveva marchiato sulla sua pelle, mi aveva disegnato, e non mi avrebbe mai potuto dimenticare. La guardai, e mi sentii in colpa, per tutto ciò che le avevo fatto. Non ne potevo più, la mia vita lì era cambiata, e cazzo si, era colpa sua se ora tornavo sull'orlo del baratro. Era colpa del suo sorriso, del suo corpo, dei suoi gesti. Si era proprio colpa sua. "Bel tatuaggio da idiota Sarah." Me ne andai, senza salutare nessuno. Volevo solo andare da via da lì, volevo riuscire a respirare. Prima di uscire dal locale, volsi lo sguardo verso il bagno: qualcuno stava entrando, e la porta era aperta. E lei era accasciata contro il muro, senza maglia, e che piangeva. Sentii qualcosa su una guancia, cazzo, piangevo anche io. Rivolsi uno sguardo al cielo, a Laura "Scusa". 

Capita e poi PassaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora