Prologo

3.3K 150 17
                                    

Firenze 1455

Il fulgore di un lampo illuminò per un breve istante l'imponente struttura dello Spedale degli Innocenti rivelando una figura incappucciata che si avviava con passo frettoloso verso l'entrata principale dell'edificio. Si fermò sotto il portico, inghiottita dalle colonne in pietra serena. Non era mai uscita durante un temporale. Un tuono improvviso destò la minuscola neonata che portava tra le braccia facendola scoppiare in singhiozzi rotti dal rumore dell'acquazzone. Cercò di calmarla cullandola tra le braccia non poteva per mettere che qualcuno scoprisse chi era, il disonore avrebbe gravato su tutta la famiglia. Guardò la bambina, sua figlia: aveva uno sguardo profondo, disarmante. Ebbe la tentazione di tenerla con sé dopotutto era un' innocente pur essendo stata concepita nel peccato. La neonata socchiuse le minuscole labbra vermiglie. Il cuore della donna ebbe un fremito, avrebbe voluto fare diversamente ma sapeva che non era possibile, se non l'avesse lasciata lì molto probabilmente la sua famiglia l'avrebbe uccisa. La bambina afferrò le afferrò il dito con il piccolo pugno, aveva lo sguardo fisso sul viso della madre, quasi accusatorio. Una lacrima le cascò sulla punta del naso, la donna stava piangendo. La luce di una candela accesa balenò da una delle finestre della struttura. Non c'era più tempo. La strinse a sé un ultima volta sussurrandole parole di addio. La neonata aveva smesso di singhiozzare, stava in silenzio con aria grave come se fosse conscia di quello che le stava accadendo. La giovane la depose davanti al portone avvolgendola nel suo mantello. Le posò sul petto una lettera senza sigillo, sarebbe stato un riconoscimento troppo evidente, rilesse le sue parole, vergate solo qualche ora prima "Vi affido mia figlia, Lucrezia,consegnategliela quando riterrete che sarà venuto il momento. Si allontanò di qualche passo poi ebbe un ripensamento. Si sfilò l'anello che portava al dito, una gemma di pietra citrina dal colore d'oro e lo mise tra le fasce della bambina. La guardò un ultima volta, le sfiorò le guance vellutate con la punta delle dita poi girò le spalle e corse via senza guardarsi indietro. Forse un giorno si sarebbero ritrovate. Forse non era tutto perduto.

La Cortigiana Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora