Due settimane dopo i risparmi di Lucrezia erano già finiti. La ragazza non si aspettava che la vita potesse avere un costo tanto elevato. Andava a dormire allo Spedale, nella stanza dell'archivio, scivolava di soppiatto nell'edificio ogni sera e, con la complicità di suor Agnesa,passava la notte lì. Quando le campane della città suonavano la prima si allontanava simile a un fantasma. Trascorreva tutto il giorno a giro per le vie di Firenze nella speranza di trovare un lavoro che le permettesse di sopravvivere, qualcosa di provvisorio che l'avrebbe aiutata a iniziare questo nuovo capitolo della sua esistenza, ma nessuno voleva una ragazza, specialmente con quei capelli e con quegli occhi a proprio servizio. Le cose peggiorarono ancora quando Lucrezia vide due servitori con la livrea degli Aringhieri uscire dallo Spedale degli Innocenti. Con il cuore in gola per la paura si allontanò a passo frettoloso, le gambe molli che la facevano incespicare nell'orlo del mantello. Non aveva più un tetto sotto la testa, non aveva denaro sufficiente neanche per pagare una zuppa rancida all'osteria più infame della città. Guardò l'anello, unico suo possesso che le avrebbe fruttato qualche cosa: avrebbe dovuto venderlo ma una forza maggiore le impediva di separarsene. Quel gioiello, insieme a quella lettera erano gli unici indizi tangibili per scoprire qualcosa di più sui suoi genitori, di conseguenza erano gli oggetti a lei più preziosi. Fu dopo quattro giorni di digiuno che trovò il coraggio di avvicinarsi alla piazza del mercato. Cominciò a girare tra le bancarelle soffermandosi ogni tanto fingendo di essere interessata all'acquisto della merce mentre sudava freddo e le mani parevano scosse da un tremito inarrestabile. Si avvicinò a un cesto di pane e, con il cuore in gola, afferrò una pagnotta cercando di nasconderla sotto il mantello. Fu troppo lenta: il commerciante se ne accorse.
"Torna qui! Al ladro! Al ladro!" gridò.
Lucrezia cominciò a correre a perdifiato senza avere idea di dove stesse andando.
"Prendetela!"
Sentì che, dietro di lei i suoi inseguitori si facevano sempre più vicini. Si voltò indietro per vedere dove fossero e, senza rendersene conto, andò a sbattere contro qualcuno. Ruzzolò in terra, il viso cadde nella polvere. Il commerciante coprì la poca distanza che li separava e la agguantò bruscamente per un braccio.
"Lasciatemi stare!"
"Te lo sogni, ladruncola! Adesso farai i conti con la giustizia!"
"Che cosa ha fatto questa giovane?" La voce che aveva parlato apparteneva a una donna incredibilmente bella. Doveva avere una quarantina d'anni ma non aveva segni di rughe sul volto, e i suoi capelli erano ancora color oro, intrecciati lungo la schiena. Gli occhi verdi e cristallini osservavano Lucrezia con un'espressione divertita, le labbra tinte di rosso si curvarono in un sorriso indecifrabile.
Con una mano si ripulì l'abito di velluto cremisi dalla polvere.
"Insomma qualcuno mi risponda!" sbottò "Ragazza perché avevi così tanta fretta da investirmi?"
"Ve lo dico io perché! Perché questa ladra da quattro soldi mi ha rubato una pagnotta !" rispose l'uomo.
"Oh, capisco!Avete di che essere arrabbiato quindi!" disse lei, in un modo tale che a Lucrezia sembrò lo stesse prendendo in giro.
"Certamente mia signora! Se c'è una cosa che non tollero sono i ladri"
La donna cominciò a frugare in un sacchetto ricamato con filo d'oro.
"Ecco! Questo dovrebbe bastare. Per il vostro disturbo intendo" disse porgendogli delle monete.
L'uomo guardò il denaro nel palmo della sua mano con aria strabiliata.
"Signora ma questi sono..."
"Sì, sono due fiorini. Ma ora lasciate a me la ragazza!"
"Certo, vi ringrazio!" rispose l'uomo profondendosi in un maldestro inchino prima di allontanarsi baldanzoso.
Lucrezia, grata e incuriosita dal comportamento della donna la guardò sottecchi.
"Ragazza, come ti chiami?" esordì quella.
"Lucrezia Innocenti, signora!" rispose titubante.
"E perché hai rubato questa pagnotta?"
"Perché avevo fame!" esclamò vergognosamente.
"Bene, suppongo di doverti offrire un pasto allora. Seguimi!"
Lucrezia restò incerta sul da farsi. Non sapeva chi fosse quella donna che ora le ordinava di seguirla. Non si fidava, anche se l'aveva salvata dal carcere e forse anche dall'essere marchiata come ladra.
"Seguimi! O forse hai un'alternativa migliore?"
Lucrezia ci pensò su: no, la sua unica alternativa era continuare a vivere come una mendicante. Non aveva niente da perdere.
La seguì.
Camminarono per qualche minuto Lucrezia, la misteriosa dama e il su servitore dalla pelle d'ebano. Si fermarono davanti a un palazzo dall'aria sobria e raffinata in bugnato fiorentino, si erigeva su tre piani e ogni finestra era adornata ad ogni lato da due colonne di marmo bianco in stile corinzio. Entrarono dall'imponente portone principale ornato da grosse borchie scure. Lucrezia rimase senza parole: l'ingresso della casa era magnificente, il pavimento in legno formava un meraviglioso disegno geometrico a forma di stella, le pareti erano affrescate con una processione di donne discinte e fauni dal volto rubizzo che suonavano strumenti che Lucrezia non aveva mai visto. "Vieni cara, andiamo al piano di sopra!" le disse la donna prendendola gentilmente per un braccio. Lucrezia si fece condurre su per le scale di pietra fino a una stanza di dimensioni modeste arredata con una decina di sedili imbottiti, un piccolo tavolo di legno intarsiato, un clavicembalo a cui era appoggiato un liuto e in un angolo, un'arpa.
"Come avrai capito questa è la stanza da musica, quella che preferisco in tutta la casa. E' qui che di solito riunisco i miei...affezionati"
"E'meravigliosa!"
"Si, la trovo molto intima...comunque ti starai chiedendo perché sei qui?"
"In effetti non capisco perché siete venuta in mio soccorso" ammise Lucrezia
"A dire la verità non lo so neanche io, probabilmente è perché mi hai ricordato me stessa, anche io ero costretta a rubare per vivere"
"Voi?"fece incredula la ragazza."Sì io. Finché qualcuno non è giunto in mio aiuto e mi ha trasformato in quello che sono oggi"
"E cosa siete?"
"Ci vuole tempo per rispondere a questa domanda! Ma partiamo dall'inizio, io sono Olimpia Veneziani"
"E' un piacere fare la vostra conoscenza signora"
In quel momento entrò il servitore dall'incarnato scuro con un vassoio d'argento. "Pasticcino?Latte?" fece la dama rivolta a Lucrezia che annuì e cominciò a mangiare di gusto. "Raccontami un po' la tua storia mia cara"
"Io...non credo di averne una" ammise Lucrezia. "
"Bazzecole! Da dove vieni? Come mai eri in strada? Non mi pari una mendicante, sicuramente ti è successo qualcosa!""Sono scappata dalla casa dei miei padroni!"
"Mmm...la cosa comincia a farsi interessante, su dai, racconta, se vuoi che io ti aiuti dovrai essere onesta con me!"
Lucrezia raccontò tutto quello che le era successo in quelle ultime settimane tralasciando solo la lettere di sua madre, argomento che riteneva troppo personale per condividerlo con una persona appena conosciuta. Olimpia la ascoltò con un sorriso divertito, facendole qualche domanda di tanto in tanto."E dicevi di non avere una storia! Ora, ti sei rivelata abbastanza intelligente e scaltra. Sento di dover rendere il favore che tanto tempo fa fu fatto a me. Sarà un processo lungo e difficile, dovrai studiare molto, dovrai impegnarti. Quanti anni hai?"
"Diciassette, mia signora!"
"Dovremo fare un corso accelerato allora!"
"Un corso? E di cosa?" chiese Lucrezia confusa.
"Ma come, non l'hai ancora capito?" rispose la donna ridendo "Diventerai una cortigiana!"
STAI LEGGENDO
La Cortigiana
Ficción históricaFirenze 1455 Una figura incappucciata abbandona un involto davanti allo Spedale degli Innocenti. E' una bambina dallo sguardo profondo. Adagiati sul suo giaciglio ci sono una lettera e un anello. Diciassette anni dopo Lucrezia Innocenti presta...