Capitolo 8

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La luce rosseggiante dell'alba rifletteva sui rubini della collana facendoli sembrare vive gocce di sangue. Lucrezia restò a osservarli incantata, erano un regalo del conte Manfredi. Li avrebbe dovuti indossare quella sera: ordini di Olimpia.
La cortigiana si era presentata poco dopo la Prima quando il sole aveva cominciato a illuminare di una luce rosata il nuovo giorno. "Stasera ti concederai!" aveva esclamato, andando diritta al punto.
La ragazza, la mente ancora rivolta al mondo dei sogni, gli occhi pesanti, ci aveva messo qualche istante a metabolizzare la portata di quello che le era stato detto; quando la realtà le era piombata addosso svegliandola completamente era stata colta da un brivido sentendo ogni sicurezza mostrata fino a quel momento svanire insieme insieme al sogno che stava facendo.
"Perchè oggi? Cosa ha di diverso dagli altri giorni?"
"Il conte ha intenzione di ripartire tra qualche settimana perciò ieri pomeriggio e venuto da me e mi ha espresso in modo chiaro le sue intenzioni. Pagherà un'ottima cifra per la tua virtù"
"Cosa? Non ne avrebbe dovuto parlare con me? Sono io la diretta interessata!"
Olimpia le si era avvicinata circondandole il viso con una mano, Lucrezia poteva ancora sentire sulla pelle il tocco gelido delle sue dita. "Oh, mia dolce fanciulla non fare quella faccia corrucciata. Percepirai un guadagno non ti preoccupare...tuttavia, sarai legata a me fino a quando non avrai estinto il tuo debito!" aveva detto prodigandosi in un sorriso bello e crudele mentre scuteva leggermente i suoi riccioli biondi.
"Non avevate parlato di un debito quando mi avete chiesto se volevo diventare una cortigiana" aveva risposto glaciale Lucrezia.
"Mia cara, era sottinteso" aveva sibilato l'altra, non preoccupandosi di nascondere un sorriso di trionfo "Pagami e sarai libera"
"Lo farò. Credetemi lo farò!"

"Madamigella Lucrezia posso disturbarvi?" Ada, la cameriera di Olimpia era ferma sulla porta. La ragazza le fece cenno di entrare "La padrona mi ha mandato per aiutarvi a apparire al meglio stasera"
Lucrezia annuì sistemandosi davanti alla sua toeletta e lasciò che le mani esperte della serva operassero la loro magia.
Ada le appuntò i capelli ai lati con due fermagli a forma di fiore incrostati di perle, che a detta sua erano simbolo di purezza; le fece strofinare i denti con delle foglie di salvia per lucidarli,  le cosparse poi il viso con della biacca rendendolo ancora più candido di come già era, le toccò i lati del collo con acqua di rose.
Passò poi alla vestizione: indossò la sottoveste cremisi, una dei primi acquisti che Olimpia aveva fatto per lei (e che presto le avrebbe dovuto pagare) e un abito di seta color crema, che si chiudeva sul seno con un fermaglio d'oro, mentre le maniche erano due veli trasparenti che lasciavano intravedere il colore carminio della sottoveste  Da ultimo Ada le chiuse sul collo la collana di rubini, che sembrarono accendere ancora di più il rosso fiamma della sua chioma. "Ecco a voi madamigella! Siete pronta"
"Non credo di esserlo davvero!" disse Lucrezia guardandosi allo specchio.
"C'é allora qualcos'altro che posso fare per voi?"
"No, niente. Puoi andare Ada, grazie" Di certo la cameriera, seppur gentile, non aveva il potere di dissipare la sua paura. Con un'inchino la ragazza uscì. Lucrezia restò a contemplarsi nella specchiera: stentò a riconoscere il suo riflesso, si sentì quasi estranea a se stessa, quella che la guardava era a tutti gli effetti una cortigiana; si vedeva dal trucco, dall'abbigliamento provocante, persino dallo sguardo. Non sapeva se ridere o piangere: aveva sempre desiderato indossare abiti del genere, la sensazione della seta a contatto con il corpo, l'odore dell'acqua di rose sulla pelle, aveva perfino una serva che si preoccupava di vestirla e acconciarla; dall'altra parte, tuttavia, paventava il momento in cui si sarebbe dovuta togliere quegli abiti per concedersi al conte di Faenza, diventando una donna di facili costumi a tutti gli effetti.
Le campane  suonarono i vespri: era tempo di andare.

Il conte Carlo Manfredi la aspettava nel salottino da musica, seduto su uno degli ampi sedili foderati in broccato nei quali Olimpia amava accogliere la sua cerchia di ammiratori.  Lucrezia lo osservò per qualche istante prima di rendere manifesta la sua presenza: aveva l'aria stanca e leggermente afflitta di chi aveva trascorso l'intera giornata intento a fare un'attività che detestava. Per un momento le sembrò di avere davanti solo un uomo, non un conte,  non un personaggio politico di spicco e riuscì quasi a provare empatia per lui. Espirò leggermente poi mosse qualche  passo facendo frusciare la seta del suo abito mentre le sue scarpette di raso emettevano un leggero tonfo ogniqualvolta toccavano il marmo del pavimento. L'uomo sobbalzò quando si accorse di non essere più solo nella stanza. "Vi ho spaventato mio signore?"
"No, per niente. Siete una visione celestiale Lucrezia!"
La ragazza si impose di restare calma "Sono una commediante, niente di più, devo recitare la mia parte" disse fra se' e se'.
"Mi lusingate troppo signore! Ma ditemi: perché quell'espressione così stanca?"
"Affari, tediosi, pericolosi affari!"
"Con i Medici?" 
"Sì, ma ci sono cose più grosse di quello che immaginiate in campo"
Lucrezia si morse le labbra: avrebbe voluto saperne di più ma non era quello che il conte Manfredi voleva da lei. Si impose di avvicinarsi ancora poi fece scorrere le dita dalla spalla verso le scapole dell'uomo, e ancora più giù lungo tutta la schiena "Sono sicura che riuscirò ad alleviare le vostre fatiche" gli sussurrò nell'orecchio sfiorandogli l'avambraccio con il seno. 
"Ci conto, dolce Lucrezia" disse lui sfiorandole il volto con la punta delle dita.
La ragazza, con aria maliziosa si allontanò da lui strappandogli un sospiro e andò verso il tavolo di marmo intarsiato su cui era disposta in bella mostra una caraffa di cristallo ricolma di vino; versò in due bicchieri d'argento il liquido purpureo e ne porse uno all'uomo sperando che non si accorgesse del leggero tremolio delle sue mani. Lui catturò tra i suoi palmi la mano di Lucrezia.
"Perché tremate?"  Se n'era accorto.
"Non ci fate caso!" Rispose lei cercando di sorseggiare in piccole dosi il vino anche se le faceva venire un senso di nausea crescente. "Sono una commediante" si ripeté e all'improvviso tornò a quattro mesi prima, al giorno del fidanzamento di Bice, alla conversazione con quello sconosciuto dalla maschera nera: tutti indossano una maschera, e questo era quello che Lucrezia doveva fare in quel momento, indossare una maschera, un altro volto.
Si voltò sorridendo verso il conte: potevano esserci uomini più spiacevoli come amanti, Carlo Manfredi non si poteva definire bello ma era abbastanza piacente e neanche troppo vecchio. Seppe cosa doveva fare.
"Vi ringrazio per la collana che mi avete regalato" disse muovendo piccoli passi verso di lui.
"Vi dona enormemente"
Lucrezia sorrise e mosse un altro passo arrivando a sovrastarlo, il seno all'altezza dei suoi occhi. Le mani andarono a slacciare il fermaglio che serrava l'abito,facendolo scivolare a terra in un fruscio di seta, solo la sottoveste rimase a celare le sue forme. All'improvviso gli insegnamenti di Olimpia le risultarono adamantini, perfettamente attuabili.
Si sedette sulle gambe dell'uomo stringendogli i lombi con le cosce. "Mi desiderate?" gli sussurrò in un orecchio.
"Sì"
Con un'espressione di gioia maliziosa Lucrezia si sfilò la sottoveste esponendo i seni candidi decorati dalla collana allo sguardo bramoso del conte. Gli slacciò il farsetto accostandgli le labbra al  petto, solo allora mentre la bocca della fanciulla lasciava una scia bagnata sulla sua pelle l'uomo si decise a cingerle la vita con le braccia facendo aderire il petto bianco della ragazza al suo. Quando la baciò Lucrezia sentì il sapore di vino effondersi dalla sua lingua e l'odore della seta e di un profumo orientale farsi strada attraverso le narici. Sapeva d'oro, sapeva di denaro. Riuscì quasi a desiderarlo. Lo baciò con più foga andando a  cercare il laccio dei calzoni. 
Fu un amante stranamente gentile anche se leggermente distaccato, per tutta la durata del rapporto, Lucrezia, via via che il dolore si faceva più sopportabile, pensò: il conte credeva di possederla ma in realtà era lei che stava possedendo lui, vedeva la sua immagine riflessa negli occhi fiammeggianti di desiderio e sapere di essere la causa di così tanta eccitazione nel corpo di un uomo le fece provare una sensazione di appagante trionfo quale mai aveva provato fino ad allora. Più tardi lo condusse nelle sue stanze e si concesse a lui fino a che non giacque appagato e stremato nelle sue braccia e si addormentò stringendola contro il suo corpo sudato. Lucrezia sprofondò in un inquieto dormiveglia, non riusciva a sentirsi a proprio agio tra le braccia del conte, era troppo imbarazzata e troppo timorosa di svegliarlo anche solo per adottare una posizione più comoda, che le permettesse di assopirsi. Ora era una cortigiana a tutti gli effetti, si era concessa, aveva accolto il suo primo amante nella sua stanza, nel suo corpo. Non sentiva rimorso: era la vita che l'aveva condotta lì dove era, ma lei non si sarebbe piegata, non sarebbe stata l'ennesima vittima del destino, avrebbe dominato la situazione, avrebbe controllato e volto la situazione a suo proprio vantaggio. Non aveva niente e nessuno da perdere: nulla poteva fermarla. E finalmente, con il conforto di questi pensieri riuscì finalmente a cadere in un leggero sonno.

Il mattino la colse alla sprovvista, non pensava di aver dormito così a lungo. Si rigirò nel letto che per la prima volta, quella notte, aveva accolto un uomo. Al posto del Conte Manfredi tuttavia, c'era un sacchetto di velluto color vinaccia. Lucrezia lo aprì con mani smaniose. I fiorini si sparsero sul letto tintinnando, li contò e un grido di giubilo le sfuggì dalle labbra: erano cinquanta.

Buon Natale a tutti!! Mi dispiace non aver potuto aggiornare ma fino a due giorni fa ero sommersa dai compiti e dalle simulazioni della terza prova di esame😑 comunque ho riniziato a scrivere non appena ho potuto! Questo capitolo non mi sembrava mai abbastanza...degno, è stato veramente difficile da scrivere. Ancora Buon Natale!!💫
P.s. mi raccomando commentate!! Mi piacerebbe sapere cosa pensate della storia!!!

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⏰ Ultimo aggiornamento: Dec 25, 2016 ⏰

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