Lucrezia aspettò che lo Spedale aprisse i battenti seduta al riparo del porticato in pietra serena. La leggera brezza della mattina la fece rabbrividire. Non aveva mai passato una notte sotto le stelle e certamente non era stata un'esperienza piacevole. Avvolta solamente in un mantello di lana sottile aveva cominciato presto a soffrire il freddo.
Entrare nel Brefotrofio le mise addosso una strana sensazione. Era il posto in cui aveva passato la sua infanzia ma di poteva chiamare veramente casa? No, non era stato che una sistemazione di passaggio, migliore di tante altre certamente ma non una situazione in cui avrebbe desiderato rimanere per tutta la vita.
Trovò suor Agnesa occupata a preparare la colazione per i bambini. Quando la vide il suo sguardo ceruleo, cerchiato dalle rughe, si illuminò in un lampo di sorpresa.
"Lucrezia? Che ci fai qui? È bello vederti ma pensavo che non saresti più tornata!"
"Allora mi hai sottovalutato sorella!" rispose con un sorriso.
"No, sono sicura che sei venuta per un motivo ben preciso"
"E va bene...sono scappata!" ammise riluttante.
"Cosa? E perché?"
Lucrezia le raccontò velocemente gli avvenimenti della Sera prima, crecando di trattenere le lacrime.
"Oh, mia cara, ostinata ragazza. Non riesci a frenarti! Questo ti si rivolterà contro prima o poi."
"Non so cosa fare, non so dove andare!"
"Potresti tornare qui"
"Mi verranno a cercare subito, ho urtato un nobile con un vaso da notte, mi devo nascondere"
"Hai ragione" la donna si accarezzò il mento pensierosa "Ho trovato! Scriverò una lettera a mia sorella, abita in campagna, è sposata con un conte. Lei ti aiuterà!"
"Un conte?" esclamò Lucrezia incredula.
"Sai, bambina io un tempo ero nobile, prima di essere chiamata a Dio. Ho rinnegato la mia famiglia per vivere in povertà, e seguire la Sua parola"
Lucrezia assentì, non riusciva a capire come una ragazza che aveva tutto vi avesse potuto rinunciare per una cosa così astratta come la fede.
"Ma ora seguimi, ti devo dare una cosa che ti appartiene!"
"Se è il crocifisso che avevo qui puoi anche tenerlo!"
"No, mia cara, è qualcosa di strettamente personale"
La suora si fermò davanti a una porta a doppio battente e la aprì.
La ragazza varcò la soglia con titubanza, non sapeva neanche dell'esistenza di quella stanza.
"Benvenuta nell'archivio mia cara!"
Lucrezia rimase senza parole, l'archivio era un enorme stanza con il soffitto affrescato e due piani di scaffalature che contenevano volumi e registri. Era un ambiente elegante, leggermente in contrasto con l'atmosfera austera dello Spedale.
''Qui dentro sono custodite le vite di tutti coloro che hanno vissuto qui. Se sei in cerca di storie qui le troverai. Ma passiamo al motivo per cui ti ho portato qui!"
Lucrezia di mise seduta su uno scricchilante sgabello di legno e fissò gli occhi su suor Agnesa.
"Quando ti trovai sulla porta del convento avevi con te una lettera"
"Sì quella che diceva quale era il mio nome, no?"
"Non esattamente, era una lettera sigillata, indirizzata a te, da consegnare nelle tue mani al momento opportuno. Ecco ora io credo che quel momento sia arrivato perciò eccotela!" le disse porgendole una pergamena ingiallita dal tempo.
"C'è dell'altro. La tua mano era chiusa su questo" Suor Agnesa estrasse da una scatolina di legno un anello con una pietra giallo dorato.
"Ti lascio qualche minuto da sola così portai leggere in pace" disse chiudendo silenziosamente la porta alle sue spalle.
Lucrezia esitò prima di aprire la busta. In quell'unico foglio potevano essere contenute tutte le risposte alle domande che lei si era posta da sempre; ma era meglio sapere la verità o vivere nei sogni? La ceralacca non recava alcun sigillo, evidentemente il mittente non voleva farsi trovare. La curiosità ebbe la meglio: con mani tremanti aprì la lettera.Cara Lucrezia,
Chissà quanti anni avrai quando starai leggendo questa lettera. Non sai quanto vorrei vederti, sicuramente sarai bellissima, come ora sei una bambina meravigliosa. Mi piange il cuore, ma ti devo abbandonare. La mia famiglia ti ucciderebbe se insistessi per tenerti con me e la tua vita sarebbe rovinata dall'onta della tua nascita. Sei stata concepita in quello che la società chiama peccato ma che io chiamo amore. Io e tuo padre ci amavamo davvero. Lo amo ancora benchè lui non ci sia più. Lo hanno ucciso purtroppo. Il mio dovere è far finta che niente sia successo per salvare me, ma sopratutto per salvare te. Il mio amore era proibito, era contro tutti e tutto per motivi che neanche puoi immaginare. Ogni volta che gurdo i tuoi occhi dorati vedo tuo padre,anche se sei appena nata sono sicura che gli somiglierai tanto.
Spero ardentemente che uno di questi giorni ci rincontreremo, sappi che ovunque sarai, chiunque sarai io ti amerò sempre.
Con affetto,
Tua MadreLa lettera le sfuggì dalle mani andando a depositarsi sull'orlo dell'abito. Lucrezia prese l'anello e se lo mise all'anulare: calzava perfettamente. Era il primo monile che indossava e fu stupita dal peso dell'oro e della gemma sul suo dito. Non sapeva come reagire, non sapeva se ridere, piangere, gridare di gioia o di dolore. Solo una cosa era certa: quella lettera non le bastava voleva delle risposte ora più che mai. Quelle parole scritte avevano avuto solo l'effetto di infiammare maggiormente la sua curiosità. Doveva sapere, voleva sapere. Prima però doveva scomparire.
Non sarebbe andata dalla sorella di Suor Agnesa, non sarebbe finita sotto il giogo di un'altra padrona.
Guardò nel suo tascapane, conteneva i risparmi di tutti gli anni che aveva passato a servizio, non erano molti ma doveva farseli bastare per gettare le fondamenta della sua nuova vita.
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La Cortigiana
Ficción históricaFirenze 1455 Una figura incappucciata abbandona un involto davanti allo Spedale degli Innocenti. E' una bambina dallo sguardo profondo. Adagiati sul suo giaciglio ci sono una lettera e un anello. Diciassette anni dopo Lucrezia Innocenti presta...