Capitolo 2

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"Ecco fatto padroncina!" disse Lucrezia allontanandosi per contemplare la sua opera. Ci aveva messo due ore a preparare Bice per la festa, aveva cominciato col allestirle un bagno con oli profumati, le aveva intrecciato i capelli in un'elaborata acconciatura su cui aveva appuntato dei luminosi fermagli decorati con dei fiori di velluto blu. L'abito, di broccato scuro come la notte, faceva risaltare la carnagione perlacea della ragazza, la scollatura incorniciata da un applicazione di perle evidenziava il seno ancora acerbo di Bice lasciando intravedere la chemise semitrasparente che indossava a contatto con la pelle.
"Non ho mai avuto un vestito così bello!" esclamò Bice pavoneggiandosi davanti allo specchio. "Pensi che a lui piacerà?" chiese poi rivolta a Lucrezia.
"Se con lui intendete il vostro futuro sposo sono sicura che non saprà resistervi. Siete un incanto!"
"Oh è anche merito tuo mia fedele Lucrezia, vorrei trovare un modo per ricompensarti!" le disse poggiandole le mani sugli avambracci.
"Non ce n'è bisogno, mi basta essere al vostro servizio!" rispose Lucrezia abbassando lo sguardo: quelle parole risultavano false perfino a lei.
"Me ne compiaccio ma stasera voglio che ti diverta anche tu!"
Lucrezia rabbrividì: il viso di Bice non lasciava presagire niente di buono, quando i suoi occhi si spalancavano e il suo sorriso si faceva birichino era un segnale inconfutabile del fatto che aveva avuto un'idea che lei reputava geniale ma che, spesso, era contro le ferree regole imposte dalla sua famiglia.
"Voglio che tu partecipi alla festa!" fece con aria trionfante.
"No, sapete che non mi è permesso, e non ho nessuna intenzione di trasgredire alle regole del conte e della contessa!"
"Ma quanto sei sciocca Lucrezia! Non lo verranno mai a sapere, ricordi: è una festa in maschera!"

Lucrezia si pentì subito di aver ceduto al capriccio di Bice. Il viso era celato da una maschera dipinta d'oro con minuscole gemme incastonate in prossimità delle aperture per gli occhi e da una veletta che le ricopriva la metà inferiore; Bice le aveva prestato uno dei suoi abiti, confezionato in una meravigliosa seta color smeraldo con una cintura di rubini appena sotto il seno. Doveva ammettere che vestirsi con abiti di solito riservati solamente alla padrona l'aveva fatta sentire meravigliosamente bene ma in quel momento, circondata dalle persone più importanti della città si sentiva quanto mai fuori posto. Si addentrò con passo incerto nel cuore della festa. Il cortile interno del palazzo era stato decorato con una miriade di lanterne che illuminavano a giorno l'ambiente circostante, eleganti panneggi rossi e blu incorniciavano il porticato trasformato per l'occasione in un salone da banchetto con una lunga tavolata a ferro di cavallo su cui erano imbastite numerose pietanze disposte con una cura particolare, quasi fossero delle allegorie dell'abbondanza. Dalle arcate si intravedeva la sala da ballo dove un copioso numero di musici suonava una tarantella che Lucrezia non riconobbe. Si avvicinò a un gruppo di dame riccamente vestite cercando di non dare esageratamente nell'occhio. "Avete sentito? Si dice che perfino i Medici presenzieranno stasera, chissà che non siano già qui, con queste maschere non si riconosce nessuno!"
"Non siate sciocca Maria, i Medici si riconoscono sempre, fanno sfoggio della loro ricchezza spostandosi con seguiti che sarebbero degni di un re!"
"Ma magari hanno deciso di partecipare in incognito, dopotutto è a questo che servono le feste mascherate!"
"Chi lo sa? Cetamente sarebbe eccitante, essere al cospetto di Lorenzo de Medici senza saperlo!"
"Ma come fareste a gioirne se non sapete che si tratta di un Medici?"
"Lo saprei di sicuro mia cara Agabitta! L'autorità di Lorenzo si percepisce a leghe di distanza! Piuttosto, parliamo dell'avvenimento della serata!"

"E quale sarebbe?" chiese la dama che corrispondeva al nome di Agabitta.
"Si dice che la giovane Bice Aringhieri sarà presentata oggi al suo promesso sposo che probabilmente si nasconde già tra gli invitati!"
"Nessuno vi ha insegnato che è maleducazione origliare?" Lucrezia sobbalzò portandosi una mano al petto tremante. A parlare era stato un uomo con il volto interamente celato da una maschera nera coperto da un lungo mantello di velluto blu notte.
"E nessuno vi ha insegnato che non si parla con una donna senza essere stati prima presentati?" lo interrogò con voce tagliente.
"Non sono un sostenitore di certe formalità! Mi piace andare diritto al punto!" rispose l'uomo scrutandola senza la minima traccia di imbarazzo attraverso le fessure della maschera.
"A costo di risultare scortese?"
"Sì, adoro la franchezza!" assentì lui.
"In questo non posso che darvi ragione!" Lucrezia boccheggiò alla ricerca d'aria. Il cuore le batteva forte nel petto, preda di sensazioni mai provate prima. Lanciò un'occhiata all'uomo da sotto le ciglia, arte finemente appresa da anni di costrizioni al brefotrofio: era alto, la sua testa superava quelle degli altri invitati di una buona spanna. Si muoveva a tratti languidamente, a tratti con movimenti felini, scattanti.

"Chi siete?" le parole le sfuggirono dalle labbra simili a un sospiro.
"Non ho intenzione di dirvelo. Non trovate ci sia qualcosa di... tremendamente eccitante nel non conoscere il nome e il viso del proprio interlocutore? Si ha l'occasione di essere chiunque o di essere se' stessi, a proprio discernimento"
In quel momento Lucrezia fu grata di aver il volto ricoperto dalla veletta che impedì all'uomo di vederla arrossire. Sorrise, seppur a disagio era incuriosita dalla piega che stava prendendo il discorso. Aveva ragione il suo interlocutore, protetti da una maschera si poteva recitare un ruolo oppure essere realmente se'stessi.
"Avete ragione...fatto sta che ognuno di noi ha molti volti, quello che si mostra in pubblico, quello che si mostra agli amici, quello che si mostra alla famiglia e infine quello che si mostra solo al nostro riflesso nello specchio perché se un altro essere umano ne venisse a conoscenza ne rimarrebbe traumatizzato!" L'uomo parve colpito.
"Parlate per esperienza personale?" chiese con voce suadente.
"No, sono solo supposizioni!"
"Supposizioni che io condivido pienamente!" poi aggiunse "Se foste davanti al vostro riflesso cosa vedreste?"
Lucrezia rabbrividì, un campanello di allarme suonò nella sua testa: una fanciulla virtuosa e onesta non avrebbe permesso a nessuno di chiederle una cosa del genere; ma non le importava, quell'uomo era un avversario degno della sua lingua pungente.
"Per quale motivo dovrei dirlo a voi, un uomo di cui non conosco ne' nome ne' fattezze?"
"Come io non conosco le vostre quindi ciò dovrebbe rassicurarvi!"
"Invece mi allarma! Siete curioso, per essere un uomo! Sembrate più interessato a quello che sono che alle mie fattezze fisiche!"
"E' così, infatti. La mente mi affascina, è la mente che rende l'uomo immortale, non il corpo!"
"Anche la mente di una donna, Signore?"
"Certamente! Le donne a mio parere se smettessero di occuparsi di ricami e pettegolezzi sarebbero infinitamente superiori agli uomini!"
Lucrezia dischiuse le labbra, colpita. Mai aveva sentito un uomo parlare così delle donne, mai le sue parole erano state prese in considerazione.

"Signori, dame" esordì la voce del conte Aringhieri catturando l'attenzione della folla "Voglio proporre un brindisi alla mia bellissima figlia Bice, che da qualche ora ormai può considerarsi promessa al Duca Galeazzo de Barbarighi, gentiluomo proveniente da Roma nonchè mio futuro genero. Solleviamo i calici alla salute degli sposi!" Gli invitati esplosero in acclamazioni di giubilo e il vino cominciò a scorrere a frotte. Bice, seduta accanto al padre, la maschera poggiata sul tavolo appariva raggiante. Probabilmente sentiva di essere il fulcro della festa e anche l'oggetto di principale interesse. Un uomo di mezza età, il volto profondamente solcato da rughe e un caschetto sale e pepe la prese sotto braccio conducendola al centro della pista da ballo, stringendola in modo possessivo contro il suo ventre prominente. Doveva essere il duca a cui era stata promessa la ragazza. Bice avrebbe potuto essere sua nipote, non poteva credere che il conte avesse scelto per la figlia un marito così anziano. "Cosa pensate della coppia?" chiese rivolta all'uomo dalla maschera nera. Non ottenne risposta, di lui non c'era più traccia.

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