Capitolo 2

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Ancora frastornata dalla notizia datami dal capitano salii sul ponte sperando di vederlo per chiedergli se ciò che aveva detto poco prima era vero. Ma non lo trovai, sulla porta della sua cabina c'era un biglietto " Sono andato a fare provviste, torno tra poco. Questa é la nostra cabina. Spero vi piaccia tesoro".

Tesoro? Questo pirata si stava prendendo troppe confidenze. Ma dovevo farci l'abitudine. Aprii la porta della cabina. Era una stanza piuttosto piccola rispetto a quelle a cui ero abituata, ma andava bene così. C'era un letto, o meglio, una branda a due piazze, un armadio, un baule e una scrivania, il tutto immerso nel caos più totale: vestiti a terra, carte sparse ovunque e bottiglie vuote. Visto che non avevo nulla da fare, e che mi rifiutavo di vivere in mezzo a tutta quella sporcizia, iniziai a riordinare la stanza. Misi i vestiti sporchi in una cesta (li avrei lavati in seguito) e quelli puliti nell'armadio, riordinai le carte sulla scrivania, portai nella stiva le bottiglie vuote (in modo che venissero riutilizzate, cambiai le lenzuola al letto e infine spolverai ovunque (ci saranno stati come minimo tre dita di polvere).

Era passata quasi un ora e mezza da quando il capitano Wolf aveva lasciato la nave e mentre io guardavo soddisfatta i risultati del mio lavoro sentii una voce alle mie spalle "Che ci fa una bella ragazza come voi tutta sola nell'alloggio del capitano?" mi girai per vedere chi fosse e mi trovai di fronte a un ragazzo che aveva pressoché la mia età. Come al solito la prima cosa che guardai furono gli occhi: erano piuttosto piccoli e azzurri e sebbene non fossero profondi e magnetici come quelli di Wolf erano molto belli e dolci. Aveva i capelli castano chiaro tagliati molto corti. "Ci abita" disse il capitano avvicinandosi a noi "Signorina Morland vi presento Jonathan Treek. É il mio miglior marinaio, qualunque cosa di cui avete bisogno potete chiedere a lui" "Lieto di fare la vostra conoscenza signorina" disse Jonathan baciandomi la mano. Non pensavo che i pirati fossero così galanti.

Jonathan si allontanò lasciando me e James soli nella sua cabina "Avete fatto un bel lavoro qui" disse guardandosi intorno "quasi non la riconoscevo. " "Detesto il disordine" dissi quasi per giustificarmi. "Ho una sorpresa per voi" disse lui prendendo una grossa borsa. "Non è accettabile che una donna viaggi per mare con un solo abito. Per questo sono andato a fare compere." Estrasse dalla borsa numerosi abiti tra cui pantaloni e camice. Iniziai a guardare gli abiti che aveva preso, e da quanto erano scollati e corti sembravano più corsetti che abiti.

"Li ho scelti secondo i miei gusti ma se non vi piacciono...." Non lo lasciai terminare la frase "Sono perfetti". Lui mi sorrise contento "Vorrei che indossaste questo per questa sera" disse indicando un abito rosso e nero piuttosto scollato e aderente. Era molto bello anche se era troppo volgare per i miei gusti, ma vista la gentilezza del capitano nei miei confronti sarei stata veramente scortese a rifiutare.

"Tra qualche ora salperemo signorina" disse lui dopo un po' e avvicinandosi a me chiese " siete proprio sicura di volerlo fare? " Pensai rapidamente a quello che stavo lasciando e in realtà non era molto perché anche se ero molto ricca realmente non avevo nulla di mio, i miei vestiti, le mie scarpe, i miei gioielli e tutte le mie cose erano in realtà di mia madre e scelti da lei, secondo il suo gusto. Io ero la sua bambola, vestivo come voleva lei, parlavo come voleva lei e stavo con le persone che sceglieva lei. Insomma la mia vita non era realmente mia. "Si" dissi "Mai stata più sicura di così".

Dopo qualche ora salpammo e in quel momento mi sentii l'essere più felice della terra. Finalmente iniziavo a vivere la mia vita e a godermi la mia gioventù.

Si avvicinava l'ora della cena e andai a prepararmi, quando entrai in cabina vidi sul letto qualcosa che luccicava, mi avvicinai e vidi che c'erano una collana e un paio di orecchini che si abbinavano perfettamente al vestito. Felicissima di quel regalo ( che probabilmente aveva rubato) mi vestii e mi pettinai.

Così scesi nella sala da pranzo del capitano. La tavola era già imbandita e vedendo tutto quel ben di Dio mi accorsi di avere veramente fame ma aspettai ugualmente l'arrivo del capitano prima di iniziare a mangiare. Mi fece un sacco di complimenti per la mia bellezza e per il modo in cui mi stava l'abito affermando più volte che il rosso mi donava moltissimo e che era il colore più adatto a me. Ora che ci penso non avevo mai indossato prima un abito rosso, mia madre riteneva il rosso un colore troppo volgare per una principessa.

Mangiai molto, senza curarmi troppo (dopo invito di James) del Bon ton e di tutte quelle stupidaggini. Quando finimmo di cenare venni condotta sul ponte dove il capitano mi presentó a tutti come Jane Morland la sua nuova ragazza, da trattare con tutto il rispetto e il riguardo possibile. Specificando che chiunque avesse osato farmi un torto se la sarebbe vista con lui. Secondo me tutto questo non era necessario ma lui mi spiegò che per una donna non era raccomandabile stare sola su una nave piena di pirati senza che qualcuno garantisse la sua sicurezza.

Mi sembrava strana tutta quella gentilezza nei miei confronti, di lui si diceva che fosse uno dei peggiori donnaioli di tutti i mari, uno di quelli a cui non importa nulla dei sentimenti delle donne. Eppure con me era così sensibile e dolce. Che fosse perché ero una principessa?

Andammo a dormire verso l'una, l'una e mezza. Ero esausta e mi addormentai subito.

Prigioniera di una coronaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora