Capitolo 3

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Non riuscivo a dormire e l'aria nella cabina era diventata irrespirabile così decisi di salire sul ponte per guardare le stelle. Rimasi lì per qualche minuto a fissare la volta celeste. "Annemary!" esclamò una voce irritante e autoritaria dietro di me. Una voce che conoscevo fin troppo bene. Mi girai e mi ritrovai faccia a faccia con mia madre.

Iniziai ad indietreggiare lentamente mentre lei si avvicinava sempre di più a me. Continuai a indietreggiare finché non sentii il ruvido legno della nave toccarmi la schiena. Ero in trappola. "Andiamo a casa!" disse con tono autoritario afferrandomi i polsi con forza. Iniziai a tirare disperatamente nel vano tentativo di liberarmi, le assi dietro di me scricchiolavano pericolosamente e improvvisamente cedettero facendomi precipitare ne vuoto.

Mi svegliai con quell'orribile sensazione di cadere, le mani che tremavano e la fronte imperlata di sudore. Guardai James, lui stava ancora dormendo, era veramente bellissimo, quasi angelico.

Provai riaddormentarmi più volte, ma fu tutto inutile. Guardai l'orologio, le sei e mezza, decisi di vestirmi e di andare sul ponte a godermi lo spettacolo dell'alba. Indossai un paio di pantaloni, una camicia e , visto che faceva freddo, una delle giacche di pelle nera di James.

Mentre mi infilavo gli stivali sentii un rumore di passi furtivi che si avvicinano lentamente alla cabina. Stetti in allerta attenta a non fare il minimo rumore e vidi una busta passare lentamente sotto la mia porta. L'afferrai di colpo spaventando il mittente che la mollò di colpo e iniziò a correre io uscii dalla cabina e vidi un uomo di spalle correre con indosso un mantello nero. L'uomo scese le scale che portano alla stiva e io lo inseguii, ma quando arrivai giù non vidi nessuno.

Tornai nella cabina impaurita e perfettamente consapevole di ciò che poteva esserci scritto nella lettera.

Aprii la busta con mani tremanti e iniziai a leggere.

Cara principessa Annemary,

come vedete so chi siete e come potete immaginare ho intenzione di usare questa cosa a mio vantaggio. Voglio farvi una proposta, ma non ora.

Ci incontreremo questa notte alle quattro vicino alla stiva. Non vedo l'ora di vedere la vostra espressione quando vi dirò cos'ho in mente.

E non sognatevi di dire qualcosa al capitano o io dirò a tutta la ciurma chi siete, e vista la ricompensa promessa da vostra madre a chiunque vi porterà a casa sana e salva, non so quanto vi convenga.

A presto.

Qualcuno

Provai una sensazione di rabbia incontrollata e una voglia immensa di distruggere tutto ciò che mi circondava. Ma dovetti limitarmi a stracciare la lettera trattenendo un urlo . Uscii per camminare un po' sul ponte e cercare di schiarirmi le idee. Ma piú pensavo a questa faccenda, piú la mia rabbia aumentava.

Sentii dei passi dietro di me, misi i pezzi della lettera nella tasca dei pantaloni e mi girai. Di fronte a me c'era James. "Come mai giá sveglia?" mi chiese " Ho fatto un incubo e poi..." stavo per raccontargli della lettera ma mi ricordai improvvisamente cosa sarebbe successo se lo avessi fatto. "E poi?" mi sollecitó lui " poi non sono riuscita a riaddormentarmi. Tu perché vi siete svegliato?" dissi per cambiare discorso "Ho sentito il rumore dei tuoi passi. Comunque grazie per avermi chiesto se potevi prendere la mia giacca." "Avevo freddo e poi tu ne hai altre quattro" dissi per giustificarmi. Poi lui mi chiese del sogno e io glielo raccontai.

" Dovete stare tranquilla" disse lui appena finii di parlare " vostra madre non vi troverá mai. É impossibile." sorrisi nonostante sapevo che era possibilissimo.

" Iniziamo l'addestramento?" Mi chiese dopo un po' "Addestramento? Quale addestramento?" chiesi io confusa. " Dovete saper usare la spada, se per caso veniamo attaccati almeno saprete come difendervi" .Perfetto! Proprio quello che mi serviva. Se l'uomo che aveva scritto la lettera avesse provato a farmo del male almeno avrei avuto la possibilitá di difendermi.

Anuii sorridendo, non poteva capitarmi niente di meglio. Andó un attimo in cabina per poi tornare con in mano due spade di legno. "Quando riuscirete a usare bene queste potrete provare quelle vere, ma per ora é troppo pericoloso." Aveva ragione, anche se io avrei preferito iniziare subito con quelle vere poteva essere rischioso.

Iniziammo l'addestramento e devo ammettere che non me la cavavo poi male. "Siete brava per essere una ragazza" diceva spesso James facendomi ogni volta infuriare. Ma lui lo faceva di proposito, si divertiva a irritarmi.

Facevamo talmente tanto rumore che svegliammo tutta la ciurma. Di tutti e dieci i marinai fino ad allora avevo parlato solamente con tre: Jhonatan, Albert e Richard, gli altri non mi calcolavano neanche e alcuni di loro mi cacciavano di quelle occhiatacce. Probabilmente non gradivano la mia prezenza, erano tutti piú vecchi di James e probabilmente pensavano ancora che una donna a bordo portasse sfortuna. Vecchi superstiziosi.

Albert era un ragazzo bellissimo, alto, occhi e capelli neri pelle leggermente abbronzata e un fisico da sogno. Era il piú giovane di tutti e secondo me il piú allegro e simpatico.

Richard invece era bello ma non quanto Albert, aveva occhi e capelli marroni. Era anche lui parecchio muscoloso e alto. Era molto intelligente e gentile.

Si avvicinarono tutti e tre a noi. " Siete brava per essere una ragazza" disse Albert "Non vi ci mettete anche voi." Dissi pittosto irritata interrompendo il combattimento " Il capitano non ha fatto altro che ripetermelo tutto il tempo". James si avvicinó e mi strise i fianchi. Stavo per respingerlo ma poi mi ricordai che dovevamo sembrare una coppia, cosí lo lasciai fare e devo ammettere che non mi dispiaqque poi molto. "Lo faccio apposta" disse lui dolcemente "sei cosí sexy quando ti arrabbi" mi diede un leggero bacio sulla guancia. Sorrisi, ero felicissima.

"Continuiamo?" chiese dopo un po' "Certo risposi". Impugnammo nuovamente le spade e continuammo l'allenamento. Mi stavo impegnando al massimo, per quella notte dovevo giá saper usare quelle vere. Mi sembrava l'unico modo per proteggere il mio segreto e me stessa. Non volevo neanche immaginare cosa volesse quell'uomo da me.

Ci fermammo per pranzare, ma invece di mangiare soli come la sera prima mangiammo con la ciurma.

Guardai tutti, nessuno escluso alla ricerca di un espressione, qualcosa che mj facesse capire chi poteva essere a ricattarmi, ma niente sembravano tutti tranquilli e normali, come se quella maledetta lettera non fosse mai stata scritta.

Prigioniera di una coronaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora