Capitolo 4

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Ci allenammo anche tutto il pomeriggio, ma secondo James non ero ancora pronta per una spada vera. Da parte mia sarebbe stato piuttosto stupido usare la spada contro chi certamente la sapeva usare mille volte meglio di me, non avrei avuto chance. Pensai di urlare appena lui mi avesse toccata, ma poi mi resi conto che sarebbe stato stupido perché avrei svegliato tutti, non solo James.

Andammo a dormire verso mezzanotte e io finsi di addormentarmi aspettando di sentire James russare.

Intanto cercai di capire chi potesse essere "Qualcuno". Due dei marinai che non mi hanno mai rivolto la parola Edmund e quello che tutti chiamano Botte penso di averli giá visti da qualche parte, magari mi avevano conosciuta a qualche festa o avevano fatto le guardie. Non riuscivo proprio a capire dove li avessi giá visti. Poi oltre a Richard che mi fissava continuamente (anche se non in faccia....) non notai nessun altro comportamento strano.

Continuai a pensare a chi aveva mandato la lettera, a come poteva sapere chi fossi, a cosa voleva da me, a quello che sarebbe successo se mi avesse portata a casa e a come poteva essere l'uomo che dovevo sposare.

Sapevo che era un pricipe e che si chiamava Peter Darcy. La mia dama da compagnia (e migliore amica) mi aveva detto che lo aveva visto una volta e che era estremamente bello, ma aveva detto anche che una delle sue servitrici lo aveva definito piuttosto cinico e crudele.

Non sapevo esattamente in che senso, forse la cameriera ne era solo intimorita, e forse lui era solo severo con la servitú. Non sapevo cosa pensare di lui, e non avevo assolutamente voglia di conoscerlo. Avevo sentito innumerevoli storie su di lui, ma nessuna di queste faceva intendere minimamente che genere di persona fosse. In alcune sembrava un eroe senza macchia, in altre un affaascinante Don Giovanni e in altre ancora un uomo spregevole e spietato. Continuai a pensare per un'altro po' finché non notai una specie di diario di bordo sotto il letto di James. Sapevo che era sbagliato, ma presa dalla noia iniziai a sfogliarlo e a leggere

22 gennaio 1845

Oggi reclutato nuovo marinaio, Albert, molto giovane (17 anni) e sveglio, usa la spada molto bene. Domani partiremo per Tortuga.

Interessante non pensavo che Albert fosse lí da poco piú di un anno. Saltai un po' di pagine con note di scarso interesse e ricomincai a leggere.

15 aprile 1845

La scorsa notte é stata un inferno, la tempesta non ci ha dato tregua, ma ora il tempo é sereno e il mare é calmo. Domattina, se tutto va bene, sbarcheremo a Tortuga. Non vorrei andarci ma purtroppo devo.

Anche qui nulla di interessante. Cosí decisi di fare un salto e di arrivare a questi ultimi giorni.

18 marzo 1846

Oggi sbarco a Berne nelle isole del Nord. Al mio ritorno alla nave ho trovato un fazzoletto con lo stemma reale e nella stiva la principessa Annemary che cercava di nascondersi in un barile. Quando l'ho scoperta ha detto di chiamarsi Jane Morland. Vuole scappare da un matrimonio combinato, e ha ragione. Da quello che mi racconta devo ammettere che sono felice di non essere nato principe. É molto bella e gentile. Non ha protestato quando le ho detto che avrebbe dormito nella mia cabina. Penso di piacerle.

Arrosii leggendo quelle parole. Il punto era: lui voleva che mi piacesse e a lui piacevo io? Pensavo di si. Lessi anche l'appunto di oggi. E solo allora mi resi conto di essere sulla nave da soli due giorni, eppure nella mia testa il castello, la mia famiglia e il villaggio erano lontani come se non li vedessi da mesi.

19 marzo 1846

Questa mattina la principessa si é svegliata presto e l'ho trovata piuttosto agitata. Mi nasconde qualcosa, é stata tesa tutto il giorno e fissava con sospetto tutta la ciurma. L'ho fatta allenare e devo a mettere che é stata brava per essere una ragazza - che rabbia lo ha scritto anche qui- ma non é ancora pronta per una spada vera. Ho detto alla ciurma che stiamo insieme, cosí ho una scusa per baciarla e abbracciarla e, si vede, anche a lei questa cosa piace.

Ne avevo la certezza, gli piacevo. E mi sentivo un verme ad aver letto il suo diario. Lo guardai un attimo. Era proprio bello e il suo fisico mi faceva mancare il fiato. Non sapevo se provavo veramente qualcosa per lui oltre ad ammirazione e attrazzione fisica, ma in entrambi i casi ero felice di essere ricambiata.

Guardai l'ora, le quattro meno dieci. Rimisi il diario al suo posto e mi vestii come quel giorno sostituendo alla giacca il lungo mantello nero con cui ero arrivata. Lo misi e mi coprii la testa con il cappuccio. Presi per sicurezza una spada, quella piú piccola e la misi in modo tale che il mantello la nascondesse completamente.

Uscii dalla cabina. Faceva freddo e il cielo era ricoperto di nuvole che lasciavano a tratti passare la luce della luna che illuminava il ponte dandogli un tocco lugubre. Presi coraggio e scesi per le scalette che portavano alla stiva.

Quando arrivai giú, come quella mattina, non vidi nessuno e cosí mi sedetti ad aspettare. Ad un certo punto dal buio emerse una figura alta e incapucciata come me. Mi fissó qualche secondo e infine disse " Buonasera mylady." Riconobbi all' istante la voce, ma non poteva essere lui! Era impossibile! " Si tesoro, hai indovinato, sono io. Non te lo aspettavi vero?" Si tolse il cappuccio rivelando la sua faccia, e invece del suo solito sorriso dolce e rassicurante, questa volta vidi un ghigno perverso e racapricciante. "Jhonatan" dissi io con un filo di voce " Cosa volete da me?" chiesi " basta che fai tutto ció che ti dico di fare" disse ghignando " comincia pure a spogliarti. E mi raccomando non fare troppo rumore" disse avvicinandosi " tu non vuoi che ci sentano. Vero?" Ora era a pochi centimetri da me con le mani sul mio viso, mi diede un bacino sulla guancia e poi si giró iniziando a sbottonarsi la giacca. Io presi la spada da sotto il mantello e mi avvicinai a lui senza fare rumore. Cosí gliela puntai alla gola mentre lui era ancora di spalle. Sapevo che era inutile, ma non mi sarei arresa senza provare a combattere.

Lui si giró di scatto colpendomi con qualcosa di pesante. Urlai e caddi a terra. Dovevo aver fatto molto rumore perché lo vidi correre via prima che arrivasse qualcuno.

Fu l'ultima cosa che vidi, lui che sorrideva per poi dileguarsi nel buio. Poi basta non vidi piú nulla, solo buio.

Prigioniera di una coronaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora