Capitolo 20

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L'oscurità mi avvolse. Mi ritrovai a correre senza un vero motivo lungo una strada di campagna. Andando avanti, attorno a me sembrava di essere in un deserto se non fosse stato per quei brevi tratti ricoperti di verde e vegetazione di qualsiasi tipo. Iniziò a fare caldo e mi addentrai in un bosco. Continuai a camminare fino a che qualcosa mi avvolse la vita e mi sollevò leggermente da terra. Abbassai lo sguardo e notai che era una pianta, inizialmente la stretta era lenta. Cercai di divincolarmi ed i rami incominciarono ad avvolgemi sempre di più fino a che la presa si fece più forte e iniziai a sentire tutte le spine che questa aveva. Urlai invano, poichè non c'era nessuno. Sentii gli aculei crescere sempre più lunghi e forti, li sentivo entrarmi dentro, bucarmi la pelle e farsi strada nel resto del corpo come tante lame sparse ovunque. Quando mi bucarono la pelle sentii come un'onda elttrica che si espandeva dentro di me. Le spine si inspessirono e crebbero a tal punto che qualcuna mi passò da parte a parte. Il dolore era lancinante e nonostante gridassi più che potevo, la situazione non migliorava. Lacrime cominciarono a bagnarmi il volto e qualcuna di loro particolarmente intrepida, cadde vicino ad un aculeo che mi aveva attraversato la spalla. Guardai in basso e vidi il mio stesso sangue uscire a fiumi e i rami verdi intingersi del colore rossastro. Le spine si levarono di colpo, provocandomi ancora più dolore come se tante piccole schegge di vetro mi fossero state tolte d'un tratto. La pianta mi lasciò e mi accasciai brutalmente a terra. Chiusi gli occhi per la sofferenza e la paura.

Mi svegliai di colpo e sedendomi, presi un grande respiro come se fossi stata in apnea per tutto il tempo.

-Eloise!- William era affianco a me, ma non ero sulla spiaggia, dove mi trovavo prima di svenire. Mi misi a sedere e mi guardai attorno. Ero su una specie di tavolo di legno. Tutto attorno a noi era di legno, ogni mensola e ogni muro.
Ed ecco che il dolore tornò di colpo. Mi guardai le mani e poi le gambe, sentii la spalla bruciare. Ero quasi interamente ricoperta di buchi, quelli stessi che le spine della pianta mi avevano fatto. Vidi il sangue continuare a grondare ed intingere i miei vestiti e il tavolo di rosso. Spalancai gli occhi e quando il dolore fu atroce, ricominciai ad urlare e piangere stendendomi nuovamente in preda a spasmi.

-Eloise cosa succede? Sono qui. El sono qui.- la sua voce suonava rassicurante nonostante la preoccupazione della quale era intinta.

- Eloise parlami! - non riuscii ad aprire bocca se non per strillare dal dolore. Fu allora che un'altra voce si intromise

- È ancora nell'illusione. Non ne è uscita, è come se fosse in uno stato di dormiveglia. - mi voltai e vidi Tristan.
Possibile che quel ragazzo fosse sempre nei paraggi? I suoi occhi erano rossi, come quelli di Will quando lo avevo visto infuriarsi.

- Usa la nostra vista e capirai perchè urla tanto - il suo sguardo si incupì, come se potesse capire quel dolore.
Guardai William e vidi i suoi occhi diventare rossi, si allontanò lentamente con la bocca semi aperta. Non lo avevo mai visto così sorpreso.
Sentii la stoffa della maglietta attaccarsi interamente al corpo e quando la esaminai, erano poche le parti rimaste bianche. Il dolore continuò, ma non urlavo più, era come se il mio corpo si fosse abituato a quella sofferenza. Accanto a me c'era Will, seduto, che mi teneva la mano, la quale stringevo più che potevo, dall'altra parte a studiarmi, in piedi, in modo pensieroso c'era Tristan.
Il dolore aumentò per qualche attimo fino a che scoparve come aveva sempre fatto. Poi svenni.

Una volta ripresa conoscienza, mi guardai la maglietta ed era la stessa bianca candida di qualche ora fa. Il tavolo era pulito e i vestiti non erano più attaccati al mio corpo. Mi alzai di colpo e mi maledissi subito per l'emicrania che mi prese. Will era di fianco a me con la testa poggiata sul tavolo, si era addormentato. Non avevo mai visto il suo volto così sereno. La sua mano era stretta alla mia e dalla finestra alle sue spalle vidi il sole calare. Quella luce esaltava di più i suoi colori. I ricci ora gli ricadevano anche sugli occhi, ed erano di un nero splendente, come il carbone più scuro. La maglietta a mezza manica nera che lo copriva gli tirava leggermente sulle spalle data la posizione. Il tramonto che filtrava dalla finestra, sembrava disegnargli il contorno della figura di rosso accentuando ogni sua parte. Avrei voluto essere in grado di riprodurre una meraviglia simile.
Levai la mia mano intrecciata alla sua. Avevo bisogno di aria e non volevo svegliarlo dato che probabilmente non riposava molto dovendo stare sempre a controllarmi.
A fatica trovai la porta per uscire che si mimetizzava con il resto della stanza. Una volta fuori mi levai le scarpe e l'odore del mare mi travolse mentre la sabbia mi solleticò i piedi nudi. Poco più avanti, vicino alla riva, vidi una figura un po' minuta sedere a gambe incrociate a guardare quel gioco di colori che variavano dal giallo ocra al blu notte. Mi avvicinai e quando vidi i capelli castani ondeggiare alla brezza marina, ebbi la conferma che quello fosse Tristan. Continuando a guardare dinanzi a me, mi sedetti di fianco al ragazzo, che non distolse lo sguardo dalla distesa di mare.

Devil's Seduction #Wattys2018Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora