Capitolo 1

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ÉLODIE

Dicono che il cuore te lo spezzano una volta sola e che il resto sono solo graffi.
Forse è così, ma non è la prima volta che mi ritrovo con un cuore spezzato nel petto.
Dopo la morte dei miei pensavo che non sarei mai più tornata a vivere veramente, ma che avrei proseguito la mia esistenza sopravvivendo solamente. Così era stato fino a quando non avevo incontrato Tyler. Lui aveva aperto la porta della mio cuore che ormai era ridotto in frantumi e senza chiedermi il permesso lo aveva ricostruito. Pezzo per pezzo era riuscito ad aggiustarlo e ad eliminare il dolore. Io lo avevo lasciato fare, gli avevo dato tutta me stessa pensando che finalmente qualcuno si sarebbe preso cura di me e mi avrebbe fatta tornare viva. Aveva cucito le mie ferite grazie all'affetto che mi donava, ma poi le aveva riaperte e con un colpo secco e deciso aveva distrutto di nuovo il mio cuore.
Mi aveva mentito per cinque mesi, aveva preferito chiudermi fuori dai suoi problemi invece che rendermi partecipe e provare a superarli insieme, aveva scelto tutto lui, io ero solo stata la vittima delle conseguenze.
Aveva scelto di non raccontarmi la verità decidendo che se lo avesse fatto io me ne sarei andata, ma non sapeva che io non lo avrei fatto. Certo, ne sarei rimasta sorpresa, ma sapere che aveva deciso di raccontarmi subito ciò che aveva fatto sarebbe stato meglio che venire a sapere tutto dopo mesi che mi aveva mentito.
E se per lui fosse stato tutto una bugia? Se mi avesse mentito sin dall'inizio? Se la nostra relazione non fosse stata altro che una bugia?
Sapevo che non era così, glielo avevo letto negli occhi tante volte che il sentimento che provava per me era vero, ma la mia mente non poteva fare a meno di farsi quelle domande.
« Cosa ti porto?» una voce squillante mi fece risvegliare dai miei pensieri.
Mi era famigliare, ma non riuscivo ad associarla ad un volto perciò alzai lo sguardo per osservare il viso della ragazza che aveva parlato.
« Clara?» chiesi sorpresa.
Cosa ci faceva la ragazza di Matt a New York?
« Élodie! Che piacere vederti, non ti avevo riconosciuta quando sei entrata.» disse sorridendo.
« Non sono una che si fa notare molto.» le sorrisi timidamente.
« Vorrei davvero abbracciarti, mi hanno appena versato della birra sul grembiule e non vorrei sporcarti.»
Continuai a sorriderle e feci un gesto con la mano per farle capire che non faceva niente. Preferivo mantenere le distanze da tutti in quel momento.
« Allora, cosa fai qui a New York? Matt non mi ha avvisata.» disse sedendosi sulla sedia accanto alla mia.
« È stata una scelta presa all'ultimo e non ho avvisato praticamente nessuno. Ormai sono qui da due settimane e penso di rimanere ancora per molto.» le risposi.
« Beh, non potevi scegliere città migliore. Abito qui da quando sono nata e adoro questo posto.» mi sorrise senza chiedermi altro.
« Non ho ancora visitato molto in giro quindi non mi sono fatta ancora un'idea della città.» alzai le spalle.
Lei mi guardò sorpresa. Probabilmente non riusciva a spiegarsi il fatto che fossi qui da molti giorni, ma non avessi ancora visto nulla. Le fui grata per non avermi fatto domande al riguardo, non ero ancora pronta a parlarne con nessuno.
La sua espressione però cambiò subito e lo stupore iniziale si trasformò in euforia.
« Questa sera dei miei amici fanno una festa per il compleanno di uno di loro. Potresti venire, ti divertiresti un sacco e faresti nuove amicizie. Quei ragazzi possono dimostrarsi molto simpatici.» disse sorridendo anche troppo.
Non volevo smorzare il suo entusiasmo, ma non pensavo fosse una buona idea. Anzi, probabilmente avrei finito con il rovinare la festa visto il mio stato emotivo.
« Non penso sia una buona idea. Non mi piace intrufolarmi alle feste.» dissi inventando la prima scusa che mi era venuta in mente.
« Ti ho invitata io. Dai Élodie ti divertiresti tantissimo e da quello che vedo hai bisogno di divertimento. Forse ci sarà anche Matt.» disse ancora per convincermi.
Feci un'espressione ancora abbastanza titubante che la invogliò a parlare ancora prima che io le rispondessi.
« Non accetto un no. Passo a prenderti alle nove a casa tua, vedi di farti trovare pronta.» disse autoritaria, ma vedevo che cercava di trattenere un sorriso.
Ci pensai su e, anche se non la conoscevo bene, capii dalla sua espressione che non mi avrebbe lasciata andare senza una mia risposta affermativa.
« Ok» mi limitai a dire.
Vidi di nuovo la sorpresa dipingersi sul suo volto.
« Ok? Perfetto, vedrai che non ti deluderò e quando tornerai a casa ti dimenticherai la parola noia.» disse battendo le mani e abbracciandomi dimenticandosi della birra che le avevano rovesciato sul grembiule.
Quel suo comportamento mi ricordò tantissimo Bea e un senso di malinconia percorse tutto il mio corpo.
Posò un biglietto sul tavolino e prima che capissi di cosa si trattava parlò ancora.
« Il mio numero, scrivimi l'indirizzo di casa tua così so dove devo andare.» sorrise ancora e io annuii solamente.
« Devo tornare a lavoro altrimenti mi licenziano.» alzò gli occhi al cielo e non riuscii a trattenere una risata.
« Ci vediamo questa sera.» dissi prima che lei si allontanasse.
Mi salutò con un inchino e tornò a lavoro.
Era davvero una ragazza strana, non me l'ero immaginata così e quando l'avevo conosciuta con Matt non sembrava affatto come si era dimostrata oggi. Nonostante questo suo strano comportamento mi piaceva e mi convinsi che avevo fatto la scelta giusta ad accettare il suo invito. Avevo bisogno di distrarmi e forse quella sera ce l'avrei fatta.
Uscii dal bar senza aver ordinato niente e tornai verso il mio appartamento.
Durante il tragitto a piedi mandai subito l'indirizzo a Clara salvando il suo numero in rubrica e poi decisi di chiamare Bea.
« Ciao, risponde la segreteria telefonica di Beatrice Marie Cohen. Al momento non sono raggiungibile probabilmente sono in compagnia del mio splendido ragazzo. Lascia un messaggio dopo il segnale acustico, ti chiamerò io appena sarò libera.»
Alzai gli occhi al cielo.
« Beatrice Marie Cohen? Sei serio? Peter passami Bea subito.» dissi ridendo.
« Come hai fatto a riconoscermi, sono stato un attore degno di Nobel.» disse ridendo con me.
Sbuffai sonoramente e a quel punto mi passò Bea, non prima però di avermi salutata.
« Io non c'entro niente, ha fatto tutto lui. Io ero in bagno ed è squillato il telefono allora lui ha risposto. È solo ed esclusivamente colpa sua...» cominciò a parlare senza fermarsi.
« Beatrice Marie Cohen? Dimmi che è uno scherzo.» dissi cominciando a ridere.
« L'ha inventato, odio già il mio nome se ne avessi avuto un secondo così orribile avrei ucciso i miei genitori.» sbuffò.
Quella frase mi fece smettere di ridere. Per quanto sapessi che scherzava mi tornò addosso una tristezza enorme e la mia mente mi riportò a Tyler e alla sua confessione.
Lui aveva ucciso i miei genitori e...
« Élodie ci sei ancora?» chiese Bea interrompendo i miei pensieri.
« Si, certo.» risposi scuotendo la testa pensando che quel gesto potesse cacciare i miei pensieri negativi.
« Come stai?» chiese diventando seria.
Come sto? Non me l'ero ancora chiesto.
Dovrei stare bene perché non ho più a che fare con un ragazzo bugiardo che diceva di provare qualcosa per me.
« Sta sera esco con Clara. Ti ricordi chi è? La ragazza di Matt, lei è di qui e mi ha invitata ad una festa.» dissi cercando di cambiare argomento.
« Sono felice che provi a divertirti, ma non hai risposto alla mia domanda.» disse dolcemente.
Sapevo che me lo chiedeva perché si preoccupava per me e che usava quel tono per tranquillizzarmi, ma non aveva esattamente quel effetto su di me.
« Non lo so.» risposi.
Stavo male, molto male. Per la seconda volta in vita mia avevo abbandonato tutto ed ero fuggita. Invece di affrontare i miei problemi me ne ero andata lasciando la mia vita e ricominciando in un'altra città.
Sentii la mia amica sospirare e quando parlò l'ansia di impossessò del mio corpo.
« Devo essere corretta con te, non posso tenerti all'oscuro da ciò che ti riguarda. Tyler sta venendo a cercarti.» disse tutto d'un fiato.
Mi fermai all'istante in mezzo al marciapiede ignorando gli insulti che le persone mi lanciavano.
Sentii l'aria mancare nei polmoni, le gambe cedere e le braccia tremare.
Non poteva essere vero. Non ero pronta a vederlo, non in quel momento.
« Élo, mi dispiace, ma dovevo dirtelo.» sentii dire da Bea.
Non riuscivo a parlare, mi sarei aspettata ttutto ma non questo.
« Io devo andare.» balbettai sotto voce.
Non aspettai una sua risposta e chiusi la chiamata.
Tyler stava venendo a New York per me. Nonostante non gli avessi detto della mia partenza e non gli avessi parlato per due settimane, lui stava venendo qui per me.
Non sapevo se sentirmi lusingata o spaventata. In fondo non sapevo quale sarebbe stata la mia reazione quando lo avrei incontrato.
In quel momento però ero nervosa, se mi avesse trovata avrei dovuto decidere se perdonarlo o no ed io non ero ancora pronta a prendere una decisione così importante.
In quel momento però non potevo continuare a torturarmi di domande al centro della strada, dovevo raggiungere il mio appartamento e pensare lì.
Costrinsi il mio corpo a fare un passo e poi un altro fino a raggiungere la mia abitazione.
Ero ancora scossa dalla notizia e il fatto che qui non potessi andare in palestra ad allenarmi non aiutava per niente.
Dovevo assolutamente trovare qualcosa da fare per distrarmi e farlo in fretta.

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