ÉLODIE
La musica risuonava in tutto il locale. "The won" mi pareva si chiamasse, lo avevo letto sull'insegna luminosa all'esterno, ma non avevo fatto in tempo ad accertarmene che Clara mi aveva tirata verso l'interno.
Mi teneva per mano mentre mi guidava tra la folla che ballava al centro della grande stanza.
Da quello che potevo vedere il locale era molto grande. C'era un palco subito sulla destra appena entravi davanti al quale le persone si cimentavano in balli imbarazzanti o in movimenti per attirare l'attenzione di qualche ragazza o ragazzo, a seconda dei gusti, per concludere al meglio la serata.
Oltre quell'ammasso di corpi sudati e forse fin troppo eccitati, vi era la zona bar. Occupava quasi una parete intera e le luci, sovrastanti il bancone, riflettevano sulle bottiglie di liquore adagiate sulle mensole di fronte creando un fantastico effetto luminoso. Non riuscii a vedere bene i baristi, ma dal poco che avevo capito non era gente presa a caso, ma persone che sapevano fare bene il loro lavoro e riuscivano a farsi un giro di clienti non indifferente, bastava osservare per qualche secondo i sorrisi e gli sguardi carichi di promesse future che mandavano ai clienti.
Clara superò anche quella zona e, continuando a camminare velocemente sui suoi tacchi alti, raggiunse una scala a chiocciola in, supponevo, vetro.
La seguii senza dire una parola e continuando ad osservare i dettagli di quel posto.
Il piano di sopra, o meglio il terrazzo che osservava dall'alto la scena che avevo appena attraversato, era una specie di privé lontano dalla gente colma di desiderio sottostante.
Sembrava un luogo più raffinato di quello che si trovava sotto, ma al tempo stesso riusciva a trasmettere lo stesso divertimento che si trovava al piano terra.
Infatti il pavimento di parquet lucido e i divanetti rossi adagiati contro il muro ed intorno ai tavoli di vetro facevano sembrare quella terrazza un luogo a parte del locale nel quale ero entrata. C'era però anche lì lo spazio per poter ballare e, anche se il quel momento nessuno lo faceva, ero sicura che verso fine serata ci sarebbero state persone, anche con l'aiuto dell'alcool, intente a ballare.
Ero talmente assorta in quell'atmosfera totalmente entrania a me che quasi non mi accorsi che Clara si era fermata. Dico "quasi" perché ci era mancato poco che non le finissi addosso.
« Non spaventarti appena li vedi. I miei amici sono un po'... » disse gesticolando freneticamente, ma continuando a sorridere.
« Non ti preoccupare, sono pronta a tutto.» la interruppi.
« Ok, ma non dire che non ti ho avvisato.» mi rispose alzando le mani in segno di resa.
Si voltò di nuovo dandomi le spalle e riprese a camminare. La seguii ancora, ma ben presto si fermò di nuovo. Questa volta davanti ad un tavolo.
La affiancai per vedere quello che succedeva e quando notai le persone che erano sedute intorno al tavolo capii le parole di poco prima di Clara. Erano ragazzi molto... particolari.
« Ecco la nostra piccola Clara!» urlò una ragazza alzandosi dalla sedia per abbracciare la ragazza al mio fianco.
« Avery, non ci vediamo da questa mattina. Non stritolarmi come se non ci vedessimo da mesi.» le rispose ridendo.
Guardai quella ragazza che si era appropriata del corpo di Clara e mi sorpresi quando notai il suo aspetto.
Non era molto alta, ma nonostante ciò riusciva ad attirare l'attenzione. I suoi capelli erano metà bianchi e metà neri e aveva diversi piercing sul viso che le davano l'aria di una tosta, nonostante la statura.
« Av, lasciala anche un po' a noi!» si intromise un ragazzo.
Squadrai anche lui dalla testa ai piedi e inutile dire che anche lui aveva uno stile tutto suo.
Era alto e, da quello che si poteva vedere attraverso la canottiera nera, era anche muscoloso. Non penso che era molto più vecchio di me, ma c'era qualcosa in lui che lo faceva sembrare più adulto, forse erano le braccia completamente tatuate.
A differenza dell'amica lui mi aveva guardata negli occhi concedendomi così la fortuna di vedere i suoi. Aveva uno sguardo sicuro di sé e, direi quasi, prepotente. Quello che però mi colpì maggiormente fu il colore: i suoi occhi erano viola.
« Non ci presenti la tua amica? Da come ci guarda sembra spaventata.» rise quello che dei tre sembrava il più normale.
Era un ragazzo magro, molto più alto di me e aveva i capelli neri alzati da del gel. I bicipiti fasciati dalla T-shirt lasciavano intendere che fosse un assiduo frequentatore di palestre; chissà come aveva conosciuto quei ragazzi Clara.
« Élodie loro sono i miei amici. Quella che prende spunto da Crudelia De Mon è Avery, è strana lo so. Mister braccia tatuate è Nash, mentre quello più scorbutico è Samuel, ma puoi chiamarlo Sam.» disse la mia amica presentandomene uno per uno e suscitando molti sbuffi da parte loro per i soprannomi affidati.
« Ragazzi, lei è Élodie. Non è qui da molto e non ha ancora avuto modo di visitare New York perciò non fatela scappare prima che possa farlo.» concluse.
« Ehi, non farci sembrare delle brutte persone.» rispose Avery tirando uno schiaffo amichevole sul braccio di Clara.
« È un piacere conoscerti Élodie. Non stare a sentire questa qua, ti faremo divertire.» continuò la ragazza stringendomi la mano.
Le sorrisi e feci lo stesso con gli altri due poi ci sedemmo intorno al tavolo che avevano prenotato.
« Gli altri dovrebbero arrivare a momenti.» disse prendendo posto Samuel.
« Allora Élodie, come mai a New York?» mi chiese innocentemente Nash.
Lo guardai negli occhi e mi meraviglia ancora del loro colore, forse neanche i suoi amici si erano abituati all'intensità del suo sguardo.
Non volevo mentire, ma non volevo neanche raccontare a tutti quello che mi era successo perché sapevo che avrebbe comportato altre domande.
« Volevo cambiare aria.» risposi alzando le spalle.
« Non potevi scegliere posto migliore, New York non delude mai.» mi rispose Avery.
Speravo vivamente fosse così perché se questa metropoli mi avesse delusa significava che non avrei mai dimenticato Tyler e tutto il dolore che mi aveva provocato.
Lo sorrisi per non dare voce ai miei pensieri, non volevo farli entrare nella mia vita così velocemente.
In poco tempo persi il filo del discorso, stavano parlando del giro turistico che mi avrebbero fatto fare se non mi sbagliavo. Non so quanto tempo passai a vederli litigare tra loro per i luoghi che avrei dovuto vedere per prima, ma quando Samuel guardò oltre le mie spalle capii che era arrivato qualcuno.
« Se aspettavate ancora un po' a raggiungerci, il locale avrebbe chiuso.» disse con un pizzico di rimprovero Sam.
Non capivo con chi ce l'aveva, ma nonostante ciò non mi voltai a vedere chi si trovasse alle mie spalle.
« Siamo rimasti bloccati nel traffico per un altro incidente.» rispose una voce femminile.
Capii subito a chi apparteneva perché una ragazza bionda entrò nel mio campo visivo sedendosi vicino a Sam. Gli lasciò un bacio sulla guancia e poi si voltò verso di me.
« Samantha. Tu devi essere Élodie.» si presentò porgendomi la mano.
Annuii e mormorai un leggero "piacere" prima che la sua attenzione fosse di nuovo rivolta al ragazzo al suo fianco. Si lasciarono un lungo e appassionata bacio prima che la ragazza si accoccolasse al petto del suo, presumevo, ragazzo.
Sam&Sam aggiunse il mio subconscio.
« Sean?» chiese guardandosi intorno Nash.
« Ha detto che ha avuto un imprevisto a lavoro e non riesce a venire.» spiegò Samantha.
Vidi Nash annuire poco convinto e la tristezza si dipinse sul suo volto, qualunque cosa fosse successa mi dispiaceva per lui, sembrava un bravo ragazzo.
« Non mi saluti più?» bisbigliò al mio orecchio una voce inconfondibile.
Mi voltai verso Clara con gli occhi sbarrati e la vidi sorridere con un luccichio nello sguardo.
Mi alzai di scatto dalla sedia e mi girai verso la persona che aveva parlato.
Lui non parlò, ma mi invitò silenziosamente ad abbracciarlo aprendo le braccia. Non lo feci aspettare e senza esitazione lasciai che mi stringere contro il suo petto. Quanto mi era mancato.
« Si conoscono?» sussurrò qualcuno alle mie spalle.
« Mi devi delle spiegazioni, lo sai vero?» mi chiese sottovoce Matt.
Annuii, lo sapevo bene anche se speravo non avesse fatto domande.
« Non adesso.» risposi prima di allontanarmi e lasciarlo a Clara.
Sapevo che avrebbe voluto sapere la verità riguardo la mia partenza da Orlando, ma quello non era il momento adatto. Avevo accettato di andare a quella festa per cercare di dimenticarmi di Tyler e se lo avessi anche solo nominato per spiegare la mia situazione a Matt, avrei fallito miseramente nel mio intento.
Decisi quindi che per quella sera avrei dimenticato in un angolo remoto della mia testa e del mio cuore la mia, ormai ex, relazione.
Forse potevo davvero riuscire a divertirmi.
STAI LEGGENDO
Fight for her
RomanceSequel di Fight for you Aveva sentito il suo cuore spezzarsi. Era una sensazione strana, effettivamente. Le si era mozzato il fiato per qualche secondo, poi aveva sentito una sorta di vuoto, di voragine, perforarle lo stomaco. Era accaduto per la se...