Capitolo 20

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TYLER

« Vuole incontrarmi!» sbottai appena fummo soli noi quattro.
« Dopo tutto il tempo che ha passato a ignorarmi, ora pensa di potermi dire quello che devo o non devo fare?!» continuai sempre più arrabbiato.
« Magari è successo qualcosa di grave...» tentò Steven.
Lui di noi quattro era quello più calmo, cercava sempre una motivazione plausibile a tutto.
« Non me ne fotte un cazzo!» risposi con poca delicatezza, ma l'odio e la rabbia che mi ribollivano dentro erano troppo grandi per essere trattenuti.
« Non risolvi niente così e lo sai anche tu, quindi smettila di comportarti da bambino!» mi ammutolí Josh.
« Cosa pensi di fare?» chiese in un sospiro Steven.
« Come prima cosa devi andare a chiedere scusa a Élodie. Ti sei comportato da coglione con quella ragazza e sarà meglio che cominci a fare qualcosa per farti perdonare.» Peter era sicuro di sé, sapeva che quello che diceva era la verità e ne ero a conoscenza anch'io.
« Potevo farle male prima.» sbuffai sentendo di nuovo la rabbia montare in me ricordando il momento in cui avevo sferrato il primo pugno al cassonetto.
« Non lo avresti mai fatto. Sei coglione sì, ma non così tanto.» ghignò Josh.
« Però l'ho spaventata.» continuai.
« Vai da lei allora e chiedile scusa. Non serve a niente stare qua a piangersi addosso!» mi canzonò Steve.
Avevano ragione.
Quello che mi aveva detto Travis non doveva farmi reagire in quel modo con Élodie. Sapevo che lei non c'entrava niente e che, con il mio comportamento, l'avevo allontanata da me ancora un po', ma in quel momento non ero riuscito a controllarmi. I pugni e i calci che avevo sferrato al cassonetto erano stati la prova di solo una piccola parte della rabbia che avevo dentro e, se non avessi visto lo sguardo preoccupata di Élo, probabilmente sarei finito male.
Senza aggiungere altro mi alzai, volevo parlare con Élodie al più presto.
Vidi subito la sua figura in lontananza seduta sugli scalini che portavano all'ingresso del locale. Beatrice era con lei, ma appena ci notò, si alzò pronta a lasciarci soli.
Mi sederti al fianco di Élo. Dovevo mantenere la calma, ma quando vidi il suo volto, mi fu veramente difficile trattenere la rabbia.
Le lacrime che le rigavano il viso mi avevano preoccupato perché pensavo fossero a causa mia, ma dopo che lei mi aveva rassicurato, mi ero rilassato.
Le presi la mano stringendo le mie dita attorno alle sue e sperando che non si spaventasse per quel gesto avventato.
Non esiste momento più bello di quando intrecci le dita in quelle di un altra persona e lei te le stringe.
« Anche noi dobbiamo parlare, lo sai vero?»
« Tu vuoi? Parlare,intendo.» mi chiese.
« Dobbiamo. Non possiamo andare avanti così.» dissi autoritario.
« Così come? Sta andando tutto bene tra noi, non credo ci sia niente da discutere per quello.»
Sbuffai sconsolato, non poteva davvero pensare quello che aveva appena detto.
« So che è ancora presto per dirlo e so che tu non vuoi ancora sentirtelo dire, ma credo che questa cosa dell'essere amici non funzioni.»
« Tyler...» sospirò abbassando gli occhi sull'asfalto.
« Guardami Élo, guardaci. Gli amici non si comportano come noi. Non provano determinate emozioni e sensazioni solo per un semplice tocco.
Non voglio metterti fretta e tanto meno obbligarti, ma continuare così ci farà solo stare male. Ho visto come guardavi Matt e Clara prima e so che anche tu desidereresti avere un rapporto come il loro, non puoi nasconderlo. Io voglio la tua felicità, sarei disposto a fare di tutto pur di vederti sorridere sempre, ma a questo punto devi volerla anche tu e prendere coscienza di ciò che vuoi.» conclusi il mio monologo guardandola dritta negli occhi.
« Io sto bene al tuo fianco e lo sai. Mi piace averti nella mia vita nonostante tutto ciò che ha provato a dividerci e so che la scelta dell'essere amici era molto azzardata, ma ci abbiamo provato lo stesso. Io provo qualcosa per te, te l'ho già detto più volte, anche la sera del ballo...» la vidi irrigidirsi, i suoi occhi si spalancarono e per un attimo smise anche di respirare.
La sera del ballo...
«Ma non sono ancora pronta a ritornare con te, voglio altro tempo, ne ho bisogno» concluse.
« Non voglio esserti solo amico, non ce la faccio. Gli amici si vogliono bene, non si amano.» le risposi.
Inaspettatamente sciolse le nostre dita e si allontanò da me.
« Tu mi ami?» domandò con un cipiglio al volto.
« Non è chiaro? Ti ho sempre amata. Già quando ti ho vista per la prima volta su quell'aereo ho capito che tu non saresti potuta entrare così prepotentemente nella mia vita senza lasciarci un segno. Allora non lo sapevo ancora, ma dentro di me sentivo che tu saresti stata la persona che avrebbe fatto battere nuovamente il mio cuore. Quindi sì Élodie, io ti amo.» conclusi sorridendo.
Per la prima volta i suoi occhi non si spostarono dai miei, non provò imbarazzo, ma solo gioia. Divennero lucidi e piano piano, una lacrima dopo l'altra, cominciò a piangere.
« Sono patetica, vero?» disse tra un singhiozzo e l'altro.
« No! Tu sei tutto ma non patetica.» le dissi spostandole una ciocca dietro l'orecchio.
A quel punto il suo sguardo si fece ancora più intenso e le lacrime sempre più insistenti. Si appoggiò al muro dietro di lei e io mi misi di fronte.
« Sto per fare qualcosa di cui mi pentirò.» disse di punto in bianco.
Corrugai la fronte non capendo dove volesse arrivare, ma non devi in tempo a dire nulla perché le mie labbra furono bloccate dalle sue.
Mi stava baciando.
Era dannatamente sbagliato, ma al contempo fottutamente bello.
Era un bacio carico di disperazione, di speranza e di malinconia.
Sapevo che sarebbe stato meglio per tutti e due bloccare subito quel contatto. Ma sapevo anche che le sue labbra mi erano mancate da morire e che avrei fatto di tutto pur di non lasciarle andare in quel momento.
Ci stavamo facendo del male. Di nuovo. Ma era più forte di noi e anche con tutta la volontà che avevamo in corpo non saremmo mai riuscito a staccarci. Mentre le nostre lingue danzavano su una melodia scandita dal battere del nostro cuore, mi resi conto di una cosa.
Ero riuscito a scalfire di nuovo la corazza di rabbia, paura e sofferenza della ragazza davanti a me. Stavo aprendo uni spiraglio verso il suo cuore per ritornare al posto che mi spettava.
Fu in quel momento che mi feci una promessa.
Qualunque cosa fosse successa il giorno successivo, io l'avrei affrontata con un unico scopo: avere al mio fianco Élodie.
Perché quel bacio non sarebbe stato un gesto di addio e separazione, ma solo un nuovo inizio per ricominciare. Ma questa volta ricominciare davvero.

Spazio autrice
SCUSATEMI
LO SO. Sono due mesi che non aggiorno e probabilmente sarete arrabbiati. Non starò qui af elencarvi i motivi della mia assenza e spero di essermi fatta perdonare un minimo con questo bacio "inaspettato".
Aspetto qualche commento, anche minaccia di morte per il tempo che vi ho fatto aspettare.
Spero di non aver perso nessun lettore per strada a causa del mio ritardo e, come sempre, vi auguro buona lettura.
Un bacio,
Franci

Fight for herDove le storie prendono vita. Scoprilo ora