CAPITOLO 1 - Marco

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Marco

Il rumore di qualcuno in cucina mi fa aprire gli occhi, la sveglia affianco al letto segna quasi mezzogiorno.

Vorrei ancora dormire, sento il sonno impadronirsi del mio corpo, d'altronde erano le sette del mattino quando ci siamo coricati. Il pensiero di non essere da solo mi convince a svegliarmi del tutto. Metto a fuoco la stanza in cui sono cresciuto, queste quattro pareti ingiallite mi hanno visto nei momenti migliori e peggiori. Le foto di me e Ale sono sparse sulla scrivania, mentre alle pareti sono appesi vari ritratti di famiglia. L'armadio ormai vuoto è appoggiato alla parete di fronte al letto, mentre la libreria è piena di tutti quei libri del liceo che avrei dovuto studiare.
Mi giro sul fianco e ringrazio il fatto di aver cambiato il letto qualche anno fa, altrimenti adesso non potremmo dormirci in due. Guardo il suo petto così piccolo alzarsi a ritmo dei respiri regolari. I capelli rossi le nascondono in parte il viso, quasi volesse proteggersi da chissà quale pericolo. Mi tiro a sedere, ripensando all'ultimo mese passato senza di lei. Forse il pericolo sono io.
È il primo gennaio, ed è ormai una settimana che siamo insieme. Di nuovo.
Sono andato a riprenderla, dovevo farlo. Da quando l'ho incontrata non riesco più ad immaginare la mia vita senza di lei. È strano, ho sempre pensato di potercela fare da solo. Ero abituato a un piacere fisico, a passare da un corpo all'altro senza bisogno di chiedermi cosa ci fosse dietro quella pelle, e in fondo anche alle altre, quelle prima di lei, andava bene così.
Ma lei è diversa, e gliel' ho sempre detto. Ludovica è un oceano di segreti, paure, sogni che vale la pena scoprire, vivere, anche se questo significa convivere con le onde che sono pronte a tirarmi giù.

Non potevo permetterle di lasciarmi così, soprattutto non dopo che in lacrime, quella sera, mi disse di amarmi e di non essere quella giusta per me. Davvero ha creduto di non essere all'altezza?

Sposta leggermente il capo di lato, forse si sta per svegliare, le labbra si increspano dolcemente ma gli occhi rimangono chiusi. È uno spettacolo che ti toglie il fiato. Vorrei potesse amarsi tanto quanto la amo io.

Mi chiedo cos'abbia fatto quei giorni da sola nella nostra città, se anche lei ogni sera si addormentava sperando di svegliarsi al mio fianco. Per una volta non ho mollato, ho lottato per ciò che mi rendeva felice, anche se non ero per niente certo della vittoria.
Ma ora, in questo preciso istante, so di aver vinto. Averla accanto a me, poterla stringere fra le mie braccia troppo grandi per lei, è il successo più bello che la vita potesse riservarmi.
Le sfioro il viso con il dorso della mano, piano, come si fa con le statue di cristallo. Potrebbe spezzarsi da un momento all'altro, e io non sono più disposto a permetterglielo.

Il telefono sul comodino vibra, è un messaggio di Matte.

Sei già sveglio? Betta dorme ancora, sono uscito per un caffè al bar, mi fai compagnia?

Mi tiro a su e i drink bevuti la sera prima si fanno decisamente sentire. Cerco di fare il più piano possibile mentre afferro un paio di jeans e una maglietta e mi dirigo verso il corridoio. Mi volto ancora una volta a guardarla, come se ogni volta dovesse scomparire ancora. Ora so cosa ha provato lei ogni volta che io me ne andavo. Quel pensiero mi incupisce, ma cerco comunque di scacciarlo. Riporto alla mente il sorriso di ieri sera, i suoi occhi umidi mentre giurava di amarmi. Afferro un pezzo di carta dalla scrivania e le lascio un messaggio per quando si sveglierà

Sei tremendamente bella quando dormi. Sono uscito a prendere un caffè con Matte, promettimi che non ti arrabbierai al tuo risveglio. Ale e i miei sono in casa, ma ormai sei abituata a loro.
giuro che mi farò perdonare appena torno, ti amo piccola

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