CAPITOLO 3 - Ludovica

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<..Glielo dirò non appena saremo soli, è la cosa più giusta per entrambi> sento solo questo, visti i due bicchieri di vino bevuti, mentre mi avvicino a lui sorridente. E neanche mi accorgo che quelle parole suonano come un campanello d'allarme, domandando di getto cosa debba dirmi.

Poi il nastro si riavvolge velocemente, e la scena diventa più nitida. Matte ha cominciato a tossire non appena siamo arrivate, Luca ha gli occhi sgranati, Leo lo sguardo basso. Lui non si volta, consapevole di aver detto qualcosa che non avrei dovuto sentire, e io non posso far altro che appoggiarmi al suo schienale come se questo mi aiutasse a non cedere.
Sapevo che c'era qualcosa che dovesse dirmi, e il fatto che stia aspettando solo il momento giusto non mi rassicura affatto. E le ipotesi sono migliaia, una più dura dell'altra, ma so che più della mia immaginazione ad uccidermi sarà la realtà che ancora una volta, per noi, è tempo di fare i conti con un ostacolo. Quale e quanto grande me lo dirà lui.

Si alza porgendomi una mano, mentre mi chiede di uscire fuori.
Sa benissimo che non so fingere, che se sto male mi si legge in faccia quasi avessi un insegna al neon, e che se lo sto superando a tutta velocità in direzione del balcone e perché non voglio dar modo ai sentimenti di prendere il sopravvento.
Dobbiamo lottare, facciamolo.

Esco senza neanche prendermi la giacca, dal momento che l'agitazione mi sta scaldando al posto suo. È in piedi di fronte a me, con le mani dietro la testa e lo sguardo fisso sul mare di fronte a noi. La casa di Matte è abbastanza in alto, e si possono scorgere le onde infrangersi sulla terra ferma.
<Scommetto che quello che stai per dirmi è il motivo del tuo silenzio di oggi> comincio, perché io, al contrario suo, in silenzio non son capace a stare
<Per cui dimmi cosa devo sapere, e poi torniamo alla festa per rispetto di tutte quelle persone che sono qui anche per noi> aggiungo sconfitta già in partenza
<Mi dispiace> sospira <Mi dispiace di non essere mai capace ad affrontare le cose come dovrei. Di dover essere spronato da qualcuno per trovar la forza ed il coraggio di affrontare i problemi che si presentano alla nostra porta ogni giorno> è un inizio complicato, persino per una come me
<Mi dispiace perché ti amo, Ludo, e non voglio più, mai più, farti soffrire>
<Ma?> domando tutto d'un fiato, dal momento che fino ad adesso ho trattenuto il respiro
<Ma c'è una cosa che non ti ho mai detto, forse perché da quando ci sei tu l'avevo addirittura dimenticata. Prima di partire per Barcellona, prima di incontrare te, volevo andarmene da qui, prendermi la mia rivincita e dimostrare a quelle poche persone a cui tengo che anche io valgo qualcosa. E l'università,in quel periodo, mi aveva dato l'opportunità di fare domanda per uno stage a Londra di circa 3 mesi. Così mi sono iscritto, insieme ad altri miei compagni.Ho fatto test e colloqui vari, rientrando in una possibile lista di candidati.Poi la cosa è finita lì. Nel senso che non ci hanno più detto niente, perché la decisione riguardava il nuovo anno, e in base alla necessità dell'azienda il consiglio avrebbe scelto il numero e i nomi dei candidati solo a Gennaio. Così non ci ho più pensato. Poi sei arrivata tu, e lo sappiamo tutti come sono andate o non andate le cose. E se ci fossi stata anche prima, io non l'avrei mai fatto, perché l'idea di doverti lasciare ancora una volta mi sembra assurda, perché mi sto riscattando ogni singolo giorno da quando ci sei tu al mio fianco.> le sue parole escono accompagnate da una nuvola di vapore mista a tutta la tristezza e la verità di cui sono cariche. E i miei occhi sono già lucidi, perché l'uomo che c'è davanti a me sta mettendo noi davanti a tutto, e per la prima volta da quando siamo insieme, non posso permetterglielo.
<Marco..> alza una mano per zittirmi.
<Aspetta Ludo, non ho ancora finito. Stamattina mi è arrivato un messaggio dall'università, diceva che i nomi dei candidati scelti sarebbero usciti in questa settimana, e che avremmo avuto tempo fino al 20 gennaio di accettare o rifiutare il posto. Ora io non sapevo come dirtelo, perché anche per me è stata una doccia fredda. Fino a ieri sera tutto sembrava un film, capodanno con te dopo tutte le fughe e i sotterfugi, tu che sei felice, mangi con me, stai con i miei, mia madre che mi guardava con occhi diversi, e poi? E poi sembra che tutto ricominci ad essere più difficile. Altre scelte da fare, ostacoli da superare, e io non posso pensare di doverti rimettere di fronte a un dolore che non potrai sopportare, capisci?!> ora sono io a dovergli chiedere di fermarsi.
La pioggia è cominciata a cadere sul mio viso, e non potrei sopportare un'altra meravigliosa parola.
Mi basta così, mi basta lui per quello che è. E voglio che sia felice tanto quanto lo sono io in questo momento,nonostante la consapevolezza che se le cose dovessero andare come devono, ci saranno giorni in cui l'unica cosa a cui potremo aggrapparci sarà la nostra voce al telefono.
<Shhh. Piantala, ti prego> sussurro sorridendo. Mi avvicino accorciando le distanze, superando la terra di nessuno, perché non c'è nessuna guerra da vincere o da perdere. Ci siamo solo noi.
<Guardami, Marco. Tutto quello che sono in questo momento lo devo a te e alle persone che ci sono là dentro. Prima di conoscerti, prima di venire a Barcellona, anche io cercavo un modo per riscattarmi. Per ricominciare e lasciarmi alle spalle un passato di cui non vado fiera. E ce l'ho fatta. La mia vittoria più grande sei te, siamo noi, nonostante il tempo e le distanze.Stiamo crescendo insieme, e abbiamo ancora tanta strada da fare, ma questo non significa che non possiamo farcela. Lo so che per te è lo stesso, che sotto molti aspetti sono anche io un riscatto per te, ma sappiamo entrambi che non basta. Sappiamo che vali qualcosa, almeno io lo so, l'ho capito subito. E questa meravigliosa opportunità non è solo un modo per dimostrarlo agli altri,ma è anche il punto di partenza per costruire il tuo futuro, e chi lo sa,magari il nostro. Davvero credi che io non riesca a capire quanto sia importante per te? Non me la sarei mai presa per questo, mai. Fa paura, si. Ne fa tanta. Ma ce la puoi fare, ce la possiamo fare. Tre mesi saranno lunghi, ma ne abbiamo superati altrettanti che non sono stati facili. Abbiamo tutto il tempo per prepararci, per essere sinceri e per capire se davvero ne saremo in grado.
Ma per nessuna ragione al mondo, mettitelo bene in testa, ti permetterò di rinunciare a partire.>
Ora anche i suoi occhi sono lucidi, come il cielo privo di nuvole sopra di noi.Mi attira a sé, stringendomi tra le sue braccia e scuotendo il capo.
<Mi spieghi come fai?! Come puoi essere così maledettamente vera?> parla senza cognizione di causa, con la sua bocca appoggiata alla mia fronte
<Sono stato un vero idiota a credere che tu non fossi in grado di affrontare una cosa simile. Mi sbagliavo, io non lo ero. E non lo sono tutt'ora dal momento che tutto quello che hai detto mi fa venir voglia di restare qui, per sempre, con te> sorrido alzando il capo verso il suo viso
<Non dirlo neanche per scherzo, non era questo il risultato che volevo ottenere> ci scherzo su, consapevole di dover alleggerire i toni, altrimenti inizierò anche io a sprofondare. Devo essere forte per entrambi, in questo momento.
<Baciami, scemo> gli chiedo appoggiando le mie mani sul suo viso. Ghigna ritornando per un attimo il mio Marco, quello che solo io posso vedere,caricando il bacio di tutta la tensione di poco fa. La mia schiena batte contro la ringhiera, mentre la sua mano scende lungo i miei fianchi sollevandomi di poco il vestito. Abbiamo già ricominciato a giocare.
<Se fossimo a casa, ti farei mia in questo momento> sospira senza staccarsi da me.
<Sono già tua> rispondo, dal momento che so che ha bisogno di sentirselo dire. Annuisce mentre ritorniamo ad essere due anime separate.
<Forse dovremmo rientrare> dico sbirciando verso il soggiorno, dove tutti sembrano ignari della nostra assenza.
<Sicura di stare bene piccola?> domanda un attimo prima di aprire la porta e lasciare che l'aria di festa si riappropri di noi
<Si> affermo, sapendo di dover convincere più me che lui.

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