24. Unsteady

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La sveglia suonò. Chrystal si alzò stropicciandosi gli occhi. Quel rumore metallico e ripetitivo sembrava rimbombarle in testa. Lo spense nervosamente e si alzò stiracchiandosi.

Per fortuna era arrivato venerdì. Quella settimana era stata particolarmente terribile dato che l'aveva passata ad escogitare tutti i modi possibili per ignorare ed evitare Calum.

Quella situazione le faceva male ma il pensiero di quanto era successo le faceva ancora ribollire il sangue di rabbia. Si preparò lentamente senza pensare alla giornata che la aspettava ma gustandosi solamente quegli istanti di calma.

Quando uscì di casa il freddo mattutino la fece rabbrividire. Spostò lo sguardo dal cielo al vialetto dove di solito stava parcheggiata la macchina nera del moro. Sospirò e si avviò verso scuola. Avrebbe voluto parlarne con qualcuno ma oltre a Calum non aveva nessun altro.
I suoi pensieri vagarono sulla lista di cose che aveva da fare e quando arrivarono al turno di lavoro che doveva fare quel pomeriggio, il sorriso di Ashton le balenò in mente. Era da tanto che non parlavano come ai vecchi tempi ma forse lui sarebbe stato in grado di darle qualche consiglio.

Continuando a pensarci su, si avviò verso la fermata del treno che l'avrebbe portata a scuola.

***

La mensa era affollata come al solito. Calum osservava gruppi di ragazzi scivolare verso il loro posto con i vassoi in mano. Tutto gli sembrava distante e l'indifferenza che provava dentro lo faceva sentire estraneo a ciò che accadeva intorno a lui.

"Calum!"

Il ragazzo alzò lo sguardo verso Sam che lo chiamava spazientita.

"Allora?"
"Allora cosa?"

La ragazza alzò gli occhi al cielo.

"Vieni al rave oppure no?"
"Ti sembra che io abbia voglia di venire al rave?"

Michael lo spinse giocosamente.

"Andiamo, ti farebbe bene distrarti."

Calum sbuffò e si alzò prendendo lo zaino.

"Ho bisogno di fumare."

Senza aggiungere nient'altro uscì dalla mensa.

I corridoi erano chiassosi quanto la stanza che aveva appena lasciato. Strinse le labbra cercando di ignorare il mal di testa martellante che aveva iniziato a battere contro le sue tempie.

Quando uscì in cortile l'aria fresca sembrò farlo stare meglio. Da ciò che era successo con Hanna, non aveva più parlato con Chrystal. A scuola non la incontrava quasi mai: nelle lezioni che avevano in comune lei arrivava prima per scegliersi un posto distante dal suo e usciva qualche minuto prima che suonasse la campanella per non incontrarlo, aveva ripreso a mangiare da sola in cortile in modo da non incrociarlo e non rispondeva nemmeno alle sue chiamate.

Sfilò una sigaretta dal pacchetto e l'accese. Quando inspirò, il lieve bruciore che gli provocava il fumo nella gola lo rilassò. Fece qualche passò lungo il cortile ma si fermò prima di raggiungere la panchina dove sapeva che c'era Chrystal.

"Calum, aspettami!"

Quando si girò vide Luke corrergli incontro. Appena lo raggiunse, il biondo si poggiò le mani sulle ginocchia per riprendere fiato.

"Cacchio, ma quanto cammini veloce?"
"Che vuoi Luke?"
"Non mi parli da giorni."

Calum fece un altro tiro dalla sigaretta prima di rispondergli.

"Ti ho raccontato quello che è successo, cos'altro ti dovrei dire?"

Luke corrugò la fronte.

"Si vede che non stai bene."
"Non mi vuole parlare. La cosa peggiore che potesse succedere è successa. Mi odia. E io odio me stesso."
"Non dire così."

Invisible. || Calum HoodWhere stories live. Discover now