1. Detention

1.2K 56 15
                                    

La notte è capace di donare un sapore diverso a tutto. Durante la notte si ha il coraggio di dire le cose che di giorno non si è in grado di dire. La luce del giorno ci espone e siamo obbligati a indossare una maschera, mentre di notte ci spogliamo delle nostre difese e rimaniamo soli con le nostre insicurezze, vulnerabili.

La notte è senza tempo e le ore sembrano più lunghe. Per questo l'oscurità, rendendoci invisibili, ci rende anche forti. Ci rende capaci di correre, di urlare, di scappare e di cantare a squarcia gola senza muoverci e senza fare rumore.

La città scorreva al di fuori del finestrino man mano che la macchina acquistava velocità. Le case sembravano sagome scure, le persone solo ombre ma quando lei si girò, gli occhi scuri del ragazzo affianco a lei risplendevano nell'oscurità.

"Sto mettendo tutto a rischio per te."

Il ragazzo riportò lo sguardo sulla strada pensando alle parole della ragazza.

"La città è nostra ora, non ti devi preoccupare."

Lei scosse la testa e si rimise a guardare fuori dal finestrino.

"E' tutto così fragile, Calum. Il mondo sembra essere fatto di vetro, e noi ci muoviamo troppo velocemente. Distruggeremo tutto."

"L'abbiamo già fatto, cos'altro abbiamo da perdere?"

***

5 mesi prima.

L'uomo sbatté la mano sulla scrivania in modo spazientito.

"Sono stanco di vederti seduto davanti a me."
"Il sentimento è reciproco."

Il ragazzo gli rispose in maniera beffarda sogghignando.

"Non ti importa di niente, vero?"

Come risposta alzò le spalle facendo scuotere la testa all'uomo.

"Torna pure in classe e questo pomeriggio resterai in punizione fino alle 17. Per una settimana. Tanto ho capito che i discorsi sono sprecati con te, Hood."

Il ragazzo raccolse lo zaino nero mettendolo su una spalla.

Uscì di lì e si incamminò per i corridoi della scuola. Gli studenti gli parlavano intorno ma lui camminava tra di loro come se fosse invisibile. Gli piaceva definirsi così anche perché non aveva trovato un'altra parola nella quale rispecchiarsi.

Chi era lui? Chi voleva diventare? Invisibile era l'unica definizione che aveva trovato. Né troppo né niente, solo invisibile. Immaginava di confondersi nello sfondo scuro della scuola, vestito di nero dalla testa ai piedi.
Aveva smesso di interessarsi a cosa gli altri pensassero di lui e ora nemmeno i suoi stessi pensieri gli interessavano.
Viveva alla giornata, alla ricerca costante di qualcosa che lo facesse sentire vivo.
Nel corso del tempo aveva smesso di pianificare le cose evitando di preoccuparsi troppo.
E così andava avanti senza aspettarsi nulla.

***

Si sciolse i capelli biondi pettinandoli velocemente con le dita per poi sistemare anche la frangetta.
Guardò il resto dei suoi compagni uscire dalla palestra per andare a casa mentre lei sarebbe dovuta rimanere lì. Prendendo la borsa, si diresse tristemente verso l'aula della punizione.

Era la prima volta che andava là e non sapeva cosa aspettarsi. Se una scena come "The Breakfast Club" o un gruppo di ragazzi che si prendevano a pugni. E invece quando entrò non vide nessuno. Anzi, qualcuno c'era ma si confondeva con il resto dell'ambiente in quanto vestito completamente di nero.
Era un ragazzo moro impegnato a leggere qualcosa. Da quella distanza non poteva vedere il suo viso.
Sospirando, si sedette a qualche banco più avanti e tirò fuori il suo quaderno iniziando a scribacchiare. Era così persa nelle sue parole che quasi non si accorse della voce che arrivava dietro di lei.

Invisible. || Calum HoodWhere stories live. Discover now