Capitolo 5

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Il giorno dopo fu come se non fosse successo nulla, o almeno. Io cercavo di non pensarci e di non dargli più importanza del dovuto. In fondo baciare qualcuno non è mai un male. Sono cose che capitano continuamente e il fatto che lui si sia allontanato all'improvviso non significava esattamente che avessi fatto qualcosa di sbagliato. No, non dovevo pensarci più. Dovevo smettere di crogiolarmi nei miei pensieri e darmi delle colpe che non avevo. Qui l'unico ad avere qualche problema era lui. Ora, dovevo soltanto alzarmi dal letto e iniziare una nuova giornata dove sarei stata piuttosto occupata con il lavoro da non aver tempo per pensare a cosa era successo l'altra sera. E a lui.

Eppure quel ragazzo non riusciva a sparire dai miei pensieri.

Non riuscivo a dimenticarmi neanche delle tante frasi che aveva detto, ma soprattutto una continuava a tornarmi in mente: «Non dovrei essere qui stasera". Allora perchè aveva fatto la cazzata di non ascoltare il suo cervello e di seguirmi fino al mio appartamento se, probabilmente, aveva già qualcuno che lo aspettava a casa sua?

«Alloooora?», mi bombardò Sarah appena entrai nel locale. «Come è andata ieri sera?»

«Nulla da raccontare...»

«Io non credo», disse sorridendo, come se lei la sapesse lunga. «Un ragazzo del genere non è il tipo da lasciarti con l'amaro in bocca», continuò a dire mentre asciugava i boccali appena usciti dalla lavastoviglie. Mi sedetti davanti a lei a riempire i portatovaglioli. «Sputa il rospo»

«Ha iniziato con un monologo su quanto fosse stato meglio se andassi a letto, poi mi ha chiesto inspiegabilmente di salire, gli ho offerto una tazza di caffè e mi ha baciato»

«Beh, questo non è esattamente il significato di "niente"»

«E non sai cosa è successo dopo!», sbottai. Lei alzò un sopracciglio aprendo bocca per rispondere, ma non le diedi il tempo di farlo. «Ha iniziato a farneticare su quanto fosse sbagliato essere lì, che ero troppo giovane e che è in una band e onestamente non ho capito cosa centrassero tutte queste cose. So solo che sembrava di essere alla "Sagra della confessione"»

«La che?», domandò confusa.

«Lascia perdere, davvero...»

«Quindi non lo rivedrai più?»

«Non penso che si presenterà di nuovo al locale»

«Peccato...», disse. «Comunque penso che Matthew non sia una cattiva persona...»

«Non dico questo, solo che non riesco a spiegarmi il suo comportamento», le spiegai. «Sai la cosa più idiota che mi ha detto?», le chiesi retoricamente. «Mi aveva detto che si chiamava Matthew, ma indovina un po'? Il suo vero nome è Thomas, Matthew è il secondo nome», continuai. «Forse è davvero meglio che non perdo troppo tempo dietro a qualcuno del genere, immagino che abbia già una fidanzata o qualcosa del genere, e non dimentichiamoci che ha dieci anni più di me! Non sono mai stata fortunata con le relazioni...»

«Dai, non restarci male...», mi consolò passami di nascosto uno shottino di vodka e poi porgendo due pinte di birra a dei clienti al bancone. Il locale ormai si stava riempiendo, come ogni sabato sera. Era ora di mettersi davvero all'opera.

«Ma non sono né arrabbiata né ci sono rimasta male, cioè non so neanch'io perché mi senta così strana, penso perchè sia stato il primo ragazzo di San Diego che m'interessasse per davvero...»

«Oddio!», esplose. «Hai detto che si chiama Thomas, che è in una band, ha dieci anni più di te e che naturalmente è di San Diego... davvero non ti viene in mente chi lui sia?», mi chiese come se la risposta che dovessi dargli fosse la più scontata del mondo. «Come ho fatto a non accorgermene subito!»

San Diego || Tom DeLongeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora