23.

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Si trovavano entrambi nella vasca, le loro gambe si sfioravano ma i loro occhi si evitavano.
Lei non lo voleva guardare per l'odio e il disgusto che provava, lui al contrario, era assalito di delusione e rabbia.

Non usciva nessuna parola dalle loro bocche se non sospiri e sbadigli, la testa di Meredith era sopraffatta da numerosi pensieri, quando egli l'aveva rimessa in quel furgone aveva opposto molta resistenza, più di quanta ne avesse messa in quel giorno.
Se lasciava cadere l'occhio accidentalmente sul volto di Allan, era ancora il graffio che gli aveva procurato con le sue unghie, mentre sul polso, riportava i segni della sua dentatura.

Aveva lottato pur di non farsi rapire per la seconda volta, ma Allan aveva ragione, ogni strada presa e scelta, avrebbe comunque condotto a lui.

«Perché lo hai fatto?» domandò con uno striscio di affiliazione dipinto nel tono, ma Meredith non rispose a quella domanda, era ovvia la risposta.

«Dopo tutto ciò che insieme abbiamo passato, tu mi dimostri sempre che non mi ami come io amo te. Dove sto errando? Non ti nutro abbastanza? Non gradisci i doni che ti faccio? Detesti questa aria?»

L'uomo era genuinamente ferito, non riusciva a comprendere come mai Meredith tentava sempre di sfuggire ogni volta che le si presentava un'occasione. Era convinto di essere stato corretto e premuroso con lei, dunque gli era difficile capire e accettare.

«Promettimi che non cercherai mai più di scappare via da me» pronunciò. «promesso»
Rispose lei.

Ma Allan sapeva che stava mentendo, quella ragazza era cresciuta sotto i suoi occhi dopotutto, e capire quando mentiva era facile come leggere le lettere di un libro aperto. Tuttavia però, gli face piacere sentirsi dire quelle parole.
Si avvicinò a lei e la baciò in volto, Meredith non lo gradì e cercò di respingere il secondo, ma Allan era deciso ad assaggiare quella pelle e grazie allo spazio ridotto della vasca in cui erano, fu capace di poterla tenere vicina a sé senza farsela allontanare.
La baciò e infine l'abbracciò strettamente.

«Non lasciarmi di nuovo Meredith, morirei» le sussurrò all'orecchio massaggiandole il ginocchio con il palmo della mano.

Meredith lo guardava con sgomento e curiosità mentre giaceva freddamente nel suo abbraccio, non riusciva a sviluppare alcuna empatia verso di lui, solo un profondo odio unito al ribrezzo, ma in quel momento voleva poter ricambiare l'abbraccio e sentire parte del dolore che lo afliggeva.

«Non sono nulla senza di te» singhiozzò.

Era molto arrabbiato e il battito del suo cuore lo rivelava chiaramente, pulsava violento contro il petto, creando così tanto calore da quasi scottare la ragazza.

Voleva che Meredith lo amasse, voleva ricevere tutto quanto il suo amore, spremerlo completamente dal suo corpo e nutrirsene.

Si ritrovò inconsciamente ad affondare le proprie unghie dentro la morbida pelle della ragazza, ancora intrappolata nel suo abbraccio. Quest'ultima sussultò addolorata ma non riuscì a sottrarsi dalla forte presa dell'uomo, sembrava che il suo scopo fosse quella di assorbirla dentro di sé.

Digrignava i denti, ringhiava e respirava con il fumo che soffiava dalle narici.
Il suo amore prevaleva sulla rabbia, per questo non l'aveva picchiata per essere fuggita via.
Anche se gli faceva profondamente male, era certo che dimostrandole affetto mediante un forte abbraccio, l'avrebbe poi convinta a restare in eterno.

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