30.

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Il comportamento di Allan stava cambiando e Meredith lo aveva notato. Stava diventando sempre più riservato, sempre più silenzioso e molto più perso nei propri pensieri. Si era addirittura allontanato dalla ragazza, le sue mani non la sfioravano più, né i suoi occhi la guardavano come prima, e dalle sue labbra non usciva niente se non brevi parole sconnesse.

Meredith non sapeva come reagire a tale cambiamento, non sapeva se rallegrarsi o preoccuparsi, Allan era un uomo imprevedibile e chiuso, poteva star meditando su qualsiasi piano o problema.

Tuttavia però, si sentiva in pena per lui, le dispiaceva vederlo in quello stato, però in fondo temeva che risollevadolo dalla fossa in cui si trovava, avrebbe solo fatto ritornare l'uomo di prima, l'uomo che la toccava e guardava con occhi perversi.

Ma l'animo buono e gentilezza della giovane prevalsero sulle sue paure e quella mattina gli si avvicinò.

«Allan...»
Lo chiamò avvicinandosi lentamente alle sue spalle, l'uomo restava seduto sul divano con lo sguardo fisso ma smarrito in un punto assente di quella stanza.
«Va tutto bene? Sembri triste» aggiunse la ragazza tendendo la mano sulla sua spalla, Allan non rispose ma scosse la testa e si sdraiò lungo il divano.

Meredith si sedette accanto a lui e lo guardò confusa «Che hai? Perché ti comporti così? Sei triste? Qualcuno ti ha fatto arrabbiare? A me lo puoi dire»
Le frasi che pronunciò erano le stesse che le diceva la sua maestra preferita quando era giù di morale, in quell'istante pensò a lei e al muretto su cui poggiava la schiena quando si allontanava dagli altri bambini.

«Apri il secondo cassetto» disse Allan guardando il comodino accanto alla libreria, Meredith si alzò e si diresse verso il cassetto indicato «E ora?» domandò una volta aperto.
«Se sposti le carte troverai una foto, prendila»

La giovane infilò la mano e cominciò a frugare tra le mille cartacce e poste presenti, fino a trovare una foto di quando era ancora una bambina.

«Come hai avuto questa foto di me?» chiese confusa e terrorizzata, non si ricordava il giorno in cui era stata scattata.

«No, non sei tu» rispose Allan, sollevando a Meredith ancora più dubbi di prima, se non era lei, allora chi era quella bambina che le assomigliava?

«E allora chi è?» chiese tornando a sedersi sul divano. «Lei era Meredith, mia figlia» guardò attentamente la foto della bambina e in effetti si rese presto conto che alcune particolarità facciali erano diverse dalle sue, la bambina in foto non aveva lentiggini  e la sua pelle era leggermente più abbronzata della sua.

«Quella morta?» domandò con tono delicato per non sembrare sgarbata. «Sì, lei» rispose lui prendendo la foto dalle mani della ragazza, poi con un groppo in gola osservò il volto della bambina che non c'era più.

«Com'è morta tua figlia?» chiese Meredith, e lui dopo una lunga ed incerta esitazione, iniziò a narrare.

«È stato molto tempo fa, lei aveva ancora solo undici anni»

Meredith si fece più comoda per prepararsi al racconto di Allan, e come le parole uscivano dalla bocca dell'uomo, queste entravano nelle orecchie sue, dove all'interno della testa diventavano immagini a colori.

«Quel giorno io, Meredith e mia moglie, eravamo andati al lago per passare una giornata in famiglia, ma specialmente per far contenta nostra figlia...

«Papà adesso posso andare a vedere i pesci nel lago?»
Mi chiese tutta contenta con le gambe agitate, pronte per scattare dopo il mio permesso. Dovevo dirle di aspettare ancora un po' ma non riuscii ad essere abbastanza autoritario dinanzi agli occhi più teneri che conoscevo, così le concessi di andare.

E lei con la gioia che spruzzava da tutti i pori, sfrecciò verso il lago senza neppure ringraziarmi.

Io e mia moglie restammo a guardandola mentre si allontanava sempre di più lungo la vasta pianura verde, fino a che non diventò solo un punto colorato in movimento.
Arianna, mia moglie, approfittando dell'assenza della bambina, cominciò a farmi capire che voleva un po' di coccole. Io inizialmente mi mostrai contrario, Meredith si trovava nei paraggi e sarebbe potuta tornare in qualsiasi momento, ma lei insistette e proprio come la nostra piccola, anche lei mi fece gli occhi teneri.

Anche lì, non riuscii a dire di 'no'.

In un attimo eravamo già sul prato a ricoprirci di baci e carezze tra i fiori, io ero talmente preso e immerso nel momento, che persi la cognizione del tempo. Fu per incidente che i miei occhi videro l'orario sul mio orologio da polso, se non fosse stato per quello non avrei fatto e detto nulla.

Feci notare ad Arianna che Meredith non era ancora tornata e lei mi rispose che magari si era lasciata distrarre da qualche insetto, io non ero come lei, non volevo lasciar correre, e riabbotonando la camicia mi rialzai per andare a cercare mia figlia.

Scesi giù per il colle e iniziai a chiamarla.
«Meredith! Meredith! Dove sei?»  le mie chiamate non ottennero risposte, pensai stesse giocando a nascondino e iniziai ad irritarmi. Così,
Avanzando sempre di più verso il lago, le dissi che arrivato al 'tre' me ne sarei andato via senza di lei.

Così presi a contare...
Al primo dito alzato, girai attorno il lago.
Al secondo dito alzato, notai qualcosa di colorato galleggiare sulla superficie del lago.
Al terzo dito alzato, mi accorsi dell'errore che avevamo commesso...

La mia bimba era in quel lago, non stava nuotando, né camminando sulla punta dei piedi. Era il lago stesso che la stava tenendo a galla, perché lei non era più in vita...»

Il racconto venne interrotto da un singhiozzo, un singhiozzo che ne venne poi susseguito da un altro e poi un altro ancora.
«Mi dispiace così tanto...»  disse Meredith accarezzandogli la spalla.
«Quando ti vidi per la prima volta, rimasi folgorato dal tuo aspetto così identico al suo, era come se si fosse reincarnata per darmi un'altra possibilità. Ma purtroppo quella possibilità non eri mia, non facevi parte della mia vita, bensì di tuo padre.
L'ho trovai altamente ingiusto, non aveva alcun diritto di chiamarti "mia figlia" o altrettanto Meredith! Vederti accanto a lui e sentirti chiamarlo "papà" con il sorriso in faccia mi consumava, e sapevo che dovevo fare qualcosa per farti tornare da me.
E così lo feci.
Volevo riavere per me la mia figlia, mia moglie.
Le donne della mia vita in una...»

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