Come punizione per aver tentato nuovamente la fuga, Allan aveva ridotto i pasti della giovane, ella non avrebbe più mangiato regolarmente negli orari inizialmente prestabiliti, ma si sarebbe dovuta accontentare di piccoli pasti freddi e distanti uno dall'altro.
I segni della punizione cominciarono a farsi vedere presto sul corpo di Meredith, giorno dopo giorno un filo di carne l'abbandonava, la sua pelle si fece più asciutta e le sue ossa si riuscivano a contare ad occhio nudo.
Una volta magra ed esile tale un fiore, come avrebbe potuto lottare per la propria libertà? Come avrebbe potuto opporsi ad Allan? Lui era in corpo perché si nutriva bene, ma lei invece no.Da quel giorno la ragazza cominciò a passare molto più tempo nella stanza, proprio come i primi giorni.
"Chi si ricorda ancora di me?"
Si chiedeva chiusa nella cameretta mentre disegnava sulla parete, lo faceva spesso quando si annoiava, e poiché erano molte le volte che non sapeva come nutrire il tempo, i muri della stanza erano ricoperti di disegni.
Ognuno di questi aveva una storia lunga da raccontare, da spensierati ricordi d'infanzia, a momenti trascorsi con Allan.Disegnava con il pastello pensando all'unica persona che credeva si ricordasse ancora di lei, sua madre. Sua madre non poteva dimenticare la propria unica e sola figlia.
"Ma allora perché non sei venuta a cercarmi?" si chiese premendo la punta del colore contro il muro, esercitò la propria frustrazione e tristezza su quel colore fino a spezzarne la punta.Sarebbe stata la casa di Allan la sua tomba? Sarebbe morta lì con lui in quella casa?
Il solo pensiero la terrorizzava, le dava ribrezzo e la rattristava. Era nata tra le braccia di sua madre ma adesso sarebbe morta nel laccio di un uomo crudele.
Disegnava una ragazza in mezzo un vasto prato d'orato, ogni filo d'erba era baciato dal sole e quest'ultimo si trovava dinanzi alla ragazza. Di lei si vedevano sole le spalle e i lunghi capelli al vento, camminava verso quella luce tutt'una alla parete, lei camminava ma chissà se avrebbe raggiunto il sole.
Meredith guardava la ragazza con tristezza, per quanto il disegno fosse bello, la giovane era comunque intrappolata nella parete. Era tutta un immagine distesa sopra muro, il prato era piatto, lei era piatta, e il sole pure.
Nulla era veramente vivo in quel disegno apparentemente gioioso.
Meredith posò la sua mano al disegno e sospirò, quello sarebbe stato il suo ultimo disegno sulla parete, infatti, esse era talmente ricoperta di disegni che non c'era più spazio neanche per disegnare una piccola margherita. Ogni vuoto era soffocato da un disegno o da una preghiera, eppure i pastelli erano ancora nuovi e buoni da usare, era un vero peccato sprecarli così.
Alzò lo sguardo al soffitto e disse tra sé e sé «Se solo potessi raggiungere quel soffitto per continuare a disegnare»
Avrebbe potuto ricoprire di disegni anche quello, doveva pur dar valore e utilità a quei pastelli.
Glieli aveva regalati Allan tempo fa e lei li adorava, non perché amasse disegnare, né perché apprezzasse il gesto dell'uomo. Ma perché quei pastelli erano della stessa marca di quelli che portava a scuola dentro il suo astuccio, erano gli stessi che la mamma le comprava in cartolibreria ogni inizio del mese di settembre.
Portò la punta del pastello giallo sotto il naso e lo annusò, l'oggetto aveva il profumo della sua infanzia, o meglio, della sua vita prima di metter piede in quella stanza.
Il verde invece profumava dell'erba che calpestava nel giardino dietro casa sua quando giocava, il rosso aveva lo stesso profumo del bacio di sua madre e il bianco sapeva della stessa aroma di casa sua.Chiuse gli occhi e pensò a tutto ciò come un evento recente, si ricordò di quando giocare spenzieta nell'erba, rimembrò i baci di sua madre e immaginò il profumo di fresco e pulito di casa sua.
Sospirò, erano solo lontani ricordi quelli, nient'altro che lontani ricordi riportati in vita da dei pastelli colorati.
«Qual è il tuo colore preferito, mamma?» disse Meredith aprendo gli occhi, realizzando quanto la sua voce assomigliasse a quella di sua madre.«I tuoi occhi sono il mio verde preferito, i tuoi capelli il mio rosso preferito, la tua pelle è il mio rosa preferito. E tu, mia dolce bimba, sei il mio giallo preferito»
STAI LEGGENDO
seVen Years
Mystery / ThrillerÈ il 12 aprile del 2007, quando Meredith Ford viene rapita da un misterioso uomo di nome Allan White. la sua prigionia durerà per sette lunghi anni e questa, se hai il piacere di leggerla e patire insieme alla vittima, è la sua storia... 🚫VI PREGO...