Herobrine volava tra le nuvole scure. La notte aveva inghiottito qualsiasi luce e soltanto la Luna e le sue stelle illuminavano la fredda terra.
L'aria era congelata, ma al Creatore non importava. Il suo animo era così bollente da riscardarlo.
Al contrario di quello scenario, tanto magico e tranquillo, la sua mente era un campo di battaglia: immaginava tutti i modi possibili per entrare nel palazzo, sconfiggere le guardie e infine ammazzare il fratello tanto odiato.
Ma anche la sua memoria era in preda al caos: frammenti di ricordi su Notch gli attraversavano gli occhi, spesso ricordi dolorosi o che lo facevano arrabbiare solo di più.
Intravedeva con i suoi occhi bianchi, che ora brillavano quanto la Luna stessa, la nube a forma di fungo. Quello era il luogo che doveva raggiungere il prima possibile per porre fine all'inizio di una catastrofe mondiale.
Serrava i pugni e le mascelle, furibondo. I suoi pensieri presero man mano a svanire, lasciando posto solo alla sua determinazione. Lasciando posto al suo unico scopo: uccidere Notch.
Chi lo vedeva da terra, lo poteva scambiare per un pipistrello che guizzava veloce in aria tanto che era in alto. La sua figura appariva nera e distorta a chiunque.
Quando vide le prime case e palazzi, una strana sensazione iniziò a salirgli dallo stomaco fin su per la gola, lasciandolo quasi senza respiro.
Cacciò un grido frustrato per poi andare ancor più veloce, superando i 110 km/h di sicuro.
Le luci della Capitale lo innervosivano ancor di più: il vedere quelle creature indegne di vivere lo mandava fuori di testa.
Dalle mani, scagliò delle palle di fuoco come quelle dei Ghast. Mise a fuoco vari palazzoni e posti apparentemente importanti.
Un sorriso malsano si disegnò sul suo volto quando sentì le grida e le suppliche di aiuto della gente.
E sorrise ancor di più vedendo il castello in ferro di Notch: aveva svariate torri con su delle sentinelle che stavano andando nel panico nel vedere tanti fuochi divampare per la Capitale.
Con una potenza sovrannaturale, sfondó uno dei finestroni. Velocemente, passava di sala in sala alla ricerca del fratello, ammazzando con palle di fuoco le guardie e i soldati.
- OOOOOOH NOOOOOOTCH!~ SONO TORNAAAAATOOOO! - lo chiamava, a volte sghignazzando mentre distruggeva il castello.
La servitù tentava di scappare, ma il dio irato e senza controllo gli scaraventava contro interi pezzi di muri con la magia, schiacciandoli. Il suono delle loro urla e delle ossa che si rompevano al contatto col suolo era un qualcosa di unico per Herobrine: gli era mancato molto uccidere.
Molto tempo prima lo faceva sempre, perseguitandoli ed ammazzandoli brutalmente. Aveva compiuto tanti di quei genocidi che ora neanche se ne ricordava più quanti.
Finalmente lo trovò, in piedi che lo guardava. La testa calva era bagnata di sudore e la barba nera luccicava a causa dell'acqua. I suoi occhi neri guardavano con odio quelli del fratello.
Hero scese lentamente per terra, con un ghigno beffardo sulle labbra.
- Notch, che bello rivederti~ - dall' inventario tirò fuori la sua cara spada di diamante.
- Che ne dici di finirla una volta e per tutte? -.
- Che ci fai qui, schifoso? Non dovevi essere morto? - domandò Notch, imbrandendo la sua spada di ferro incantata.
- Psh, davvero credevi che i tuoi luridi maialini mi avrebbero potuto far fuori? Haha, vedo che sei diventato ancor più stupido di prima. - gli rispose velenoso Herobrine.
Giravano in tondo, osservando l'un l'altro e preparandosi a sferrare il primo attacco.
- E tu più pazzo, a quanto pare. Non avevi detto di essere cambiato, tempo fa? - la voce era avvelenata come le sue parole.
L'uomo dalle iridi nere come la pece lo colpì al fianco, ma mancandolo. L'altro lo tagliò alla coscia.
Notch gemette di dolore.
- Bhe, hai ragione... Ma sai che sei tu quello che mi fa impazzire di rabbia! - ringhió, conficcando la lama azzurra nel ventre del fratello. Tirò fuori la spada imbrattata di sangue, facendola girare così che schizzasse rosso su di loro e sul pavimento.
- Che animale che sei... Aveva ragione nostro padre quando diceva che eri solo un selvaggio. - lo insultó Notch, caricandogli contro e riuscendo a ferirlo. Herobrine strinse i denti.
- Ma diceva anche che tu eri egoista ed egocentrico. - gli rispose.
Notch lasciò andare l'arma, capendo che non era bravo ad usarla ed optò per una lotta corpo a corpo.
Il Creatore riuscì a parare i suoi calci e pugni con la spada, ma il fratello riuscì a colpirlo in faccia, facendogli scivolare via dalle mani l'arma in diamante.
Sputó del sangue per poi iniziare ad azzuffarsi col suo avversario, con la collera che infiammava i loro animi.
Herobrine spiccó il volo, sbattendo il viso del fratello su ogni superficie e lasciandolo cadere da sette metri d'altezza. Notch atterró di faccia, spaccandosi il naso.
Entrambi avevano il fiatone, ma nessuno dei due era stanco. Anzi, erano pieni di energie.
- Vedo che non hai ancora imparato un cazzo sulle arti magiche, eh?! - lo prese in giro il fratellino, incrociando le braccia mentre delle palle di fuoco lo circondavano, pronti ad esser lanciati contro il capo degli Umani.
- E tu ancora non sai creare dei bazooka, vero? - gli rispose l'altro.
Herobrine non poté neanche rispondere che un razzo lo fece sbattere sul soffitto, rompendogli delle costole.
Questa era una delle loro varie differenze: Herobrine era capace di creare oggetti semplici, provenienti da quella che noi chiamiamo Vanilla Mod. Quindi, tutte cose di base semplice. Ma era anche capace di fare magie come la telecinesi, la levitazione, la pirocinesi e soprattutto il suo famoso teletrasporto acconpagnato dai fulmini. Inoltre conosceva tutte le formule per le pozioni.
Ma Notch, invece, non ne era capace. Non sapeva utilizzare molta magia se non per materializzare oggetti provenienti da quelle che noi chiamiamo Mod: poteva creare armi, auto, razzi. Qualsiasi cosa che non avesse a che fare con la natura e che dovevi costruire.
Perciò, erano alla pari.
Herobrine perse l'equilibrio, cadendo a peso morto sul pavimento di marmo bianco. La testa gli doleva quanto il petto a causa della brutta botta.
Il fratello avanzò verso di lui, poggió un piede sulla sua testa, premendola al suolo.
- Ultime parole prima di morire? -.
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Obsidian Soul
FanfictionHerobrine, Jane e Yuiya hanno iniziato una nuova vita come una normale famiglia. Vivono felici e contenti, nessuno sa della loro serena esistenza, accompagnata dall'amicizia della creeper Dyna. Ma la tranquillità non dura mai in eterno: gli Umani li...