Finale

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- Mantieni la tua promessa, ora... - riuscì a dire solo questo Herobrine, ancora trattenuto dal fratello. La pistola fredda lo stava mettendo molto sotto pressione.
Axel aveva ancora in pugno le due, anzi, in pugno aveva l'elsa della spada che minacciava le vite delle poverine. Quest'ultime si sentivano anche tradite dal segreto ormai rivelato.
Notch, però, non si decideva a lasciarle andare.
- Ti ho detto di lasciarle andare, bastardo! - gridò il fratello, sbuffando e diventando rosso sulle guancie per la rabbia.
Anche suo fratello sbuffó e, con un cenno della mano, le fece lasciare andare: il figlio non ne era tanto sicuro, ma dovette comunque ubbidire al padre.
Yuiya si attaccò subito al braccio della madre che, per tenerla al sicuro da tutti gli altri, ritrovò la forza per mutarsi nuovamente nella sua forma enderman.
Axel, leggermente spaventato da ciò, indietreggió.
- Bene, ti ho accontentato. E ora che vorresti fare? Mhm... Magari... morire?! - l'uomo dalla barba nera sparò il proiettile dentro la testa di Herobrine.
Tra le grida di disperazione e sgomento della sua famiglia, egli si accasció a terra: aveva gli occhi spalancati, coperti dai capelli castani e sporchi; il sangue lo macchiava quasi completamente e il suo corpo si era già immobilizzato.
Notch scoppiò a ridere malvagiamente.
- FINALMENTE L'HO AMMAZZATO! CHE STUPIDO! SI È FATTO UCCIDERE SOLO PERCHÉ AVEVAMO VOI DUE! - l'uomo si rivolgeva più a Jane che era con le ginocchia per terra, sorreggendo l'amato per il busto; trasformandosi era riuscita a stracciare le corde.
Le lacrime violacee le rigavano il viso, così come anche quelle della strega si mischiavano al sangue che sporcava suo padre.
- MOSTRI! SIETE SOLO DEI MOSTRI! - ringhió sonoramente la donna, spalancando la bocca nero pece e mettendo in bella mostra i denti aguzzi.
- Oh no, cara ex principessa... Noi vi abbiamo salvato dal VERO mostro. - la "rassicuró" il giovane, indicando con la punta della spada Herobrine.
Yui non parlava. Non tremava e non piangeva più. Pareva essersi congelata, come un pezzo di ghiaccio. Non era più accanto alla madre, bensì davanti ad Axel e Notch, coi pugni serrati, riuscitasi a togliere le corde.
Si alzò le maniche con sguardo deciso, rivelando due tatuaggi neri e apparentemente marchiati a fuoco sulle braccia: sembravano serpenti o qualcosa di simile.
Il fratello di Herobrine la guardava con gli occhi che la prendevano in giro mentre suo figlio già iniziava a tirarsi indietro: nel profondo del suo cuore, temeva quella giovane ma potente strega.
L'altra riappoggió il corpo del fidanzato per terra, lasciandolo stare. Anch'ella si rialzò dal pavimento, pulendosi le ginocchia con le mani sproporzionate rispetto al corpo.
Yuiya schioccó le dita per poi battere le mani: intorno al ragazzo che prima le piaceva, si formò una specie di aura bluastra che lo sollevò da terra. Un attimo dopo, fu scaraventato dall'altro lato della sala, sbattendo la testa contro il muro e cadendo, svenuto.
Notch fu colto dalla rabbia, digrignando i denti e materializzando un'altra arma da fuoco tra le mani.
- PUTTANA, COME HAI OSATO?! - le sbraitó contro, puntandole l'arma.
Ma Jane, con una mano, afferrò saldamente la canna dell'oggetto metallico, guardando neutra l'uomo.
- Tu non farai dell'altro male, capito? -.
La pistola sparò ugualmente, ma senza ferire nessuno.
Jane gliela strappò via dalle mani e la gettò lontana, distruggendola sul pavimento.
Ora erano due contro uno: Notch si era ritrovato spiazzato e solo.
Yuiya, grazie ad una pozione che aveva appena buttato per terra, divenne così forte da prendere l'avversario e scaraventarlo contro una delle colonne portanti, facendo tremare tutto il castello.
Egli scosse la testa, con tutta la spina dorsale dolorante e con alcune vertebre rotte. Si alzò a stento, barcollando.
- GRR... Q-QUESTA ME LA PAGHERETE CARA... ! - gli girava tutto e si vedeva che era ormai stremato dalla battaglia precedente.
La corvina, approfittando del momento opportuno, si fiondó contro l'uomo, sbattendolo nuovamente contro la colonna. Prese a trafiggergli il petto con gli artigli, cercando di divorarlo, ma lui si scanzava così velocemente da non farsi prendere la testa.
L'intero edificio continuava a tremare sotto la loro potenza.
Yuiya si unì alla rissa, scostando la madre e iniziando a prendere a pugni quello che lei doveva considerare come suo zio, ma che zio non sarebbe mai stato.
Notch anche sferrava dei pugni e dei calci, ma molto meno forti rispetto a quelli della strega.
La cosa più strana, però, di quel combattimento era che le due non parlavano: era come se stessero consumando la loro vendetta in silenzio. Notch, al contrario, continuava ad insultarle e a dir loro parole avvelenate sui mob e su Herobrine, e anche su loro due.
- VOI NON DOVEVATE ESISTERE! - gridò Notch.
Yuiya si fermò e anche Jane.
Guardarono con sguardo schifato l'uomo che aveva creato il genere umano, la razza che li stava sterminando.
La ragazza non era più sotto l'incantesimo della superforza, ma riuscì a prendere l'avversario per le fibbie del suo mantello e a bloccarlo al muro. Premeva con forza il suo giovane corpicino contro quello forte ma stanco dell'adulto.
Yuiya ringhió come solo Herobrine sapeva fare.
- STA... ZITTO! - gli sbattette la testa contro il ferro, facendogliela sanguinare copiosamente.
- NON TI PERMETTERE DI DIRE UNA COSA DEL GENERE! TU CHE DOVRESTI AMARE TUTTE LE CREATURE DEL TUO MONDO, DOVRESTI DIFENDERCI E FARCI VIVERE IN ARMONIA. COSA CHE INVECE NON FAI, ANZI! SCOMMETTO CHE SEI STATO TU AD AMMAZZARE IL PADRE DELLA MIA MAMMA! - gli urlò in faccia, con le lacrime di rabbia che scendevano dai suoi occhi arrossati.
Notch sogghignó bastardo, sputandole addosso il sangue che aveva in bocca.
- In verità, è stato mio figlio... Ad ammazzarlo... - sghignazzó ben poco, perché fu subito afferrato dalle lunghe braccia della donna.
L'uomo volò letteralmente in aria per poi schiantarsi per terra rovinosamente.
Jane era su tutte le furie e aveva perso del tutto il controllo: il suo vero mostro interiore si era finalmente liberato dopo anni di prigionia dentro la mente della donna.
Lo riprese subito mentre il bastardo tentava di scappar via. Nel mentre, Yuiya aveva preso il corpo del padre e si mise al riparo.
- È stata la TUA razza, allora, a distruggere la MIA famiglia... - lo teneva per una gamba e ogni volta che egli emetteva un gridolino, l'altra lo spiaccicava contro il marmo come una pezza.
- Grr... È il momento che tu la paga... MOLTO CARA, SCHIFOSO. -.

Le macerie riempivano sempre più la sala mentre si sentiva il rompersi delle ossa di Notch contro il pavimento.
- Perché ci vuoi morti? - domandò Jane, sbattendolo a terra.
- Perché non ci vuoi bene? - l'uomo stava perdendo conoscenza.
- Perché tutto questo odio contro di noi? -.
La ibride parlava con voce apatica e priva di vita; Yuiya guardava la scena con il cuore che le si stringeva in petto. Le faceva tanto male.
Cercando conforto, guardò il volto di Herobrine: era ricoperto di sangue, sporco e lividi. Uno zigomo era anche molto gonfio.
- Mi hai stancato, ibride! - ruggí Notch, riuscendo a liberarsi. Saltò addosso alla donna, facendola cadere.
- MAMMA! - gridò la ragazza quando vide che l'avversario dei suoi genitori puntó alla testa della madre una pistola, che aveva appena materializzato in mano.
- Di' le tue ultime parole, mostro! - le ringhió,tenendo puntata l'arma contro di lei.
Lo sguardo disperato di Jane, la collera di Yuiya... qualcosa congeló tutti loro.
Yui non aveva più con sé il corpo del padre.
Un secondo dopo, il corpo dell'uomo dalla barba nera fu gettato via con brutalità.
Una figura si muoveva così velocemente che sembrava non reale; essa si fermò davanti a quello che era suo fratello maggiore.
Herobrine lo bloccò all'unico muro ancora in piedi, con gli occhi brillanti di ira.
- ... Che tu sia maledetto, bastardo. - sibiló egli, facendo crollare delle macerie su di loro con un colpo secco.
Lo tenne fermo al muro finché non vennero coperti del tutto dalle rocce e dai blocchi di ferro.
Jane e Yui rimasero paralizzate alla vista, senza capire cosa stesse accadendo. Ma la donna si riprese dallo shock e prese a sé la figlia.
- Dobbiamo andarcene! - le disse, ma l'altra si dimenava.
- No! Non possiamo lasciare papà in quel modo! Nooooo! - urlava tutto ciò con l'angoscia che le divorava l'anima e la vita. Molte lacrime scorrevano sul suo viso, così come anche sulle guance nere della creatura per metà umana.
- A-ASPETTATE! - gridò a squarciagola una voce maschile. Era Herobrine.
Si era liberato, grazie alla magia, dalle macerie, lasciando dietro di sé il cadavere del fratello.
- PAPÀ! -
- HERO! - gridarono le due, cercando di raggiungerlo.
Ma l'intero palazzo stava cadendo su di loro.
- STO ARRI- - il castando cadde a terra, bloccato da una colonna.
Già aveva usato tutte le sue energie per finire quella battaglia, e ora era privo di ogni forza. A stento riusciva a rimaner lucido.
La sua famiglia era a qualche metro da lui. Lo stavano per raggiungere.
Tutto sembrava che andasse a rallentatore; ciò che vedeva, lo vedeva sfocato.
Ma poté ben vedere l'enorme masso che stava per schiacciare la sua famiglia: spalancó gli occhi dalla paura e riuscì a gridare soltanto questo avviso.
- ATTENTE! -.
A quell'avviso, la donna alzò la testa, realizzando la gravità della situazione.
Prese il polso della strega e si teletrasportó via di lì, lasciandolo da solo e in balia del fato.
Mentre tutto crollava, Herobrine riuscì a tirare un sospiro di sollievo.
- Sono al sicuro... -.
Il castello crollò, spezzando tantissime vite.

Jane e Yuiya si ritrovarono in un posto stranissimo. Non era il mondo normale, il mondo in cui fino a quel momento era stato la loro casa.
Erano buttate sul terreno stranamente biancastro e spugnoso.
La strega fu la prima a mettersi a sedere, con una mano sulla fronte per il mal di testa.
Anche la donna si mise a sedere accanto alla figlia, mettendole una mano sulla spalla. Le girava vorticosamente la testa e il corpo tremava per l'enorme sforzo fisico fatto durante la battaglia.
- M-mi dispiace, Yui... mi dispiace tanto... - mormorò nera in volto, tornando alla sua forma umana.
La ragazza rimaneva immobile, osservando la terra su cui si sedeva.
- Saremmo morte pure noi, te ne rendi conto? Non potevamo restare lì... - si giustificava ella, spingendo la giovane tra le sue braccia. Aveva gli occhi lucidi e il labbro inferiore, insieme al mento, tremava.
Ma la strega era come un pezzo di legno: parallizzata.
- Ti prego, Yui... n-non fare così... - mormorava ancora l'altra, col cuore che le faceva male dal dolore che stava così ardentemente provando.
- Perdonami, tesoro... Ma era l'unica cosa da fare... - lacrimava mentre abbracciava con forza la figlia.
Il cielo era di una strana sfumatura di viola-nero e c'erano ovunque torri distrutte di ossidiana.
Jane si alzò da terra, tenendo per mano la giovane. L'altra anche si alzò, sempre con lo sguardo perso e vuoto.
Jane capiva appieno ciò che la sua amata figlia provava in quel momento: anche lei aveva perso tragicamente un padre, e forse anche nella stessa identica maniera.
- Yui... Sai dove siamo? - domandò retoricamente.
L'altra scosse il capo lievemente, senza neanche guardarla perché stava osservando i suoi dintorni.
- Questo è l'End, dove sono nata. Credevo che non ci sarei mai più potuta tornare... - le disse con un velo di amara felicità.
Yuiya ora la guardava intensamente negli occhi, privi di emozioni ma pur sempre di color azzurro cielo.
- Tesoro... perché quello sguardo... ? - le chiese esitante.
Yuiya inclinó il capo d'un lato, socchiudendo la bocca per respirare.
- Io... - iniziò a mormorare.
Jane sentiva la tensione e la preoccupazione scorrere nelle sue vene.
La giovane continuó dopo un lungo sospiro.
- Io non... Ricordo nulla. Tu chi sei? -.

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