Capitolo 20: presunzioni e l'ignoto

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Il sole non era ancora sorto, quando qualcuno interruppe i loro sogni.
Petra e Levi si svegliarono per via del continuo bussare.
Subito si alzarono dal letto per recuperare i vestiti.
Una volta alzata, però, si fermò a fissare quella macchiolina di sangue sul lenzuolo.
Si accorse che anche Levi la stava fissando.
Lo scocciatore iniziò a battere più forte il pugno sulla porta.
"Dannazione" imprecò Levi tirando su i pantaloni "dopo le cambio".
Finirono di vestirsi e Petra strinse il braccio di Levi, mentre la persona fuori dalla porta si stava impazientendo.
"Non posso farmi vedere qui" disse la ragazza.
E perché no? Pensò Levi, guardandola negli occhi.
"Mettiti dietro la porta".
Obbedì al suo comando, dopotutto era ancora il suo capitano.
Levi aprì la porta scoprendo che lo scocciatore era Erwin.
"Perché ci hai messo tanto?" gli domandò irritato.
"Stavo riposando" si giustificò.
Erwin lo guardò da cima a fondo.
La tuta che usava per dormire, che mise per rendere più credibile la sua scusa, era senza nemmeno una piega e questo fece insospettire Erwin.
Da fuori la porta, guardò la stanza individuando la camicia, i pantaloni e le scarpe sparpagliate nella stanza.
Cosa molto strana, considerando l'ossessione di Levi.
"Quel disordine?".
"Ero stanco, mi sono addormentato subito" Levi sapeva che non era da lui, ma non sapeva cosa dire poiché i suoi pensieri erano per Petra che era nascosta dietro la porta.

"Ti devo parlare" lo informò Erwin.
"Adesso?".
"Sì, adesso".
Levi sospirò, chiese: "cosa mi devi dire?".
"Il comandante Pixis è venuto a conoscenza, che voi crediate che il Titano Femmina in realtà sia un umano, è vero?".
Petra corrugò la fronte, perché dovrebbe essere un umano.
"Sì è così, l'ho vista piangere" rispose Levi "è stato Armin Arlert a presumere che lo fosse".
"Perché non avete detto niente?".
"Era soltanto una presunzione" specificò, di nuovo, Levi.
"Se queste presunzioni sono corrette, potrebbe voler dire che anche il Titano Colossale e il Titano Corazzato possono essere umani considerando la loro forza" disse Erwin.
"Non mi farò rimproverare da te per non avertelo detto"disse Levi.
Per lui la conversazione era finita.
Prima che Levi gli chiuse la porta in faccia, Erwin lo avvertì: "potrebbero essere persone vicine ad Eren".

Una volta chiusa la porta, Levi era difronte a Petra che era un misto di rabbia e confusione.
"Perché non me l'hai detto?" domandò Petra.
"Non era necessario che tu lo sapessi" spiegò Levi.
"Faccio parte della tua squadra, potevi almeno dirmelo" disse Petra.
Non capiva perché non gliene aveva parlato.
"Ti eri appena svegliata, non era il caso di parlamentari proprio di questo" spiegò Levi.
"È passata quasi più di una settimana dal mio risveglio, il tempo non ti mancava".
Si guardarono negli occhi per diverso tempo, poi Levi domandò: "vuoi continuare a parlare di questo?".
All'inizio Petra rimase in silenzio, poi disse: "pensavo ti fidassi di me".
Levi mise le mani sulle sue spalle.
"Io mi fido di te" la guardò dritta negli occhi mettendola un po' in imbarazzo "è degli altri che non mi fido".
"Potevi dirmelo" lo disse senza cattiveria, ma comunque un po' delusa.
"Lo so, non ti nasconderò più niente" detto questo posò le sue labbra sulle sue.

~

Petra scese in cucina per preparare del caffè per il suo Capitano.
Avevano deciso di tenere nascosta la loro relazione.
Mentre la caraffa si riempiva, Eren entrò in cucina e salutò la ragazza.
"Buongiorno" disse Petra appena lo vide.
"Giorno".
Eren si avvicinò di più a lei, così da impedire ad orecchie curiose di origliare.
"Allora cosa c'è tra te e il Capitano?" domandò.
Petra si aspettava quella domanda.
"Non c'è niente".
"Da come vi baciavate sembra esserci molto".
Petra sospirò, gli aveva visti e nessuna scusa avrebbe cambiato l'evidenza.
"Per favore non dirlo a nessuno".
"Tranquilla ti puoi fidare, anche se non capisco come può piacerti".
Petra si mise a ridere, Levi non era Mister simpatia, ma era una brava persona ed era in grado di amare.
Portò il caffè a Levi, poi si rintanò in camera sua.
Ripensò al discorso tra Levi e Erwin, poi si chiese cosa sia successo quando lei era in coma.
Nessuno le aveva detto granché, solo i ragazzi avevano detto qualcosina sulle loro esperienze nella nuova casa.

Le ore passarono, tra: gli allenamenti mattutini e pomeridiani, il pranzo e la cena.
La notte gelida spazzò via il giorno.
Petra fissava il soffitto, era distesa a pancia in su, nel letto di Levi.
Stranamente lui stava dormendo e lei era sveglia.
Era un po' intontita dalla stanchezza, però non riusciva a dormire.
Sentiva che qualcosa non andava.
Lasciò perdere quello strano presentimento, si stese sul fianco destro per guardare il volto di Levi e finalmente si addormentò.

~

"Petra".

Quando riaprì gli occhi dorati non si trovava più nella stanza del Capitano, ma nel campo di rose bianche che erano già sporche di sangue.

"Petra".

Non era la voce di Isabel, era di un'altra persona.
Non riuscì a fare un passo verso la sua direzione, poiché la voce di Isabel le disse: "non andare da lei".
"Isabel, chi è?" domandò Petra ricevendo nessuna risposta.
Il Titano Femmina comparì alle sue spalle, l'afferrò e la ingoiò.

~

Si risvegliò nel letto di Levi, che subito si svegliò per via dello scatto in avanti, improvviso, di Petra.
"Cos'è successo?" chiese Levi preoccupato.
"Niente" rispose Petra sostenendo il suo sguardo e sorridendogli per rassicuralo "era solo un incubo".
Levi l'attirò nelle sue braccia.
Le fece i grattini sulla nuca per rilassarla, poi la vegliò per tutta la notte.

~
La scena di Levi che fa i grattini a Petra è ajdakajksjajskaj.

-SC

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