Prologo

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Io sono la Morte. No, non è un modo di dire. I miei poteri superano perfino le mie più rosee ambizioni. Posso decidere io se per qualcuno è giunta o no la sua ora. E quando prendo la mia decisione, nessuno può cambiarla. Sono anche un alieno, o almeno lo ero, prima di diventare così. Poi, un giorno, la Morte è entrata nel mio corpo, prendendone possesso. Non so perché l'abbia fatto, ma ha scelto me, tra tutti gli abitanti dell'Universo. E mi ha cambiato completamente. Nulla, di ciò che ero, è rimasto come era. Specialmente il mio aspetto. Anche se utilizzo molto spesso la mia forma umana, la mia vera forma non è più quella. I pochi che sono sopravvissuti per raccontarlo, mi descrivono come una figura alta e imponente, avvolta in una lunghissima tunica nera stracciata, dal largo cappuccio. I più "fortunati", poi, raccontano anche di aver visto anche la mia tes... Volevo dire "il mio teschio": il mio corpo intero è uno scheletro. Nella mano destra brandisco un'alta ascia affilata e le mie orbite vuote brillano come rubini. Non solo il mio volto, ma la mia vita intera, è cambiata per sempre, il giorno in cui sono diventato la Morte.

Da allora, ho vagato per tutte le galassie dell'Universo. Non ho limiti. Nemmeno l'angolo più nascosto o la meteora più lontana mi è preclusa. Ogni cosa, ogni stella, ogni pianeta... Tutto è nelle mie mani. Nessuno può fermarmi, perché non posso morire. Sono libero come le comete che solcano il cielo. Non mi serve nemmeno più l'astronave, né la benzina, per viaggiare. Da un certo punto di vista, sì, sono felice. Ma essere felici non si addice alla Morte. Come l'amore. Ho amato, sì. Un giorno. Ma è stato molto tempo fa. E ho già dimenticato...

Il mio prossimo incarico è sulla Terra. È un vero peccato. Non lo sopporto, quel posto. Non credo che ci rimarrò per molto. Troppo affollato, troppo colorato. Troppo vivo. No, no. Giusto il tempo di chiudere per sempre il becco a quell'idiota di scienziato che crede di potermi sfidare, poi tornerò qui. Ho un conto in sospeso, con lui. Ero certo di averlo ucciso, ma lui ha avuto la presunzione di creare un "elisir della resurrezione"! Roba da matti! Come se una pozione bastasse a fermarmi! Gli farò vedere io chi comanda! Solo io posso controllare la morte! Se ne accorgerà!

Mi prende un attimo di malinconia. Mi fermo per un attimo nel bel mezzo dello spazio, su un pezzo di roccia alla deriva. È così duro, freddo, immobile. Come il mio cuore. Mpf! Io nemmeno ce l'ho, un cuore!
Mi siedo sulla pietra a guardare lo spazio. Sono circondato dai pianeti. Le stelle sono miliardi e miliardi, attorno a me. Seduto qui, sembra che tutto questo mi appartenga. E che sia mio, solo mio. Per un attimo, ho quasi l'impressione di essere tornato quello di una volta. Capelli lunghi e corvini, pelle chiara, occhi piccoli e tristi. Mi sembra anche di vedere qualcuno... come una bambina, che mi tende la mano. Ma appena cerco di allungare la mia verso di lei, la vedo scomparire nel nulla così come era apparsa. Mi sorprendo a canticchiare una canzone. È sempre così. Non appena mi lascio andare a questi assurdi sentimentalismi, comincio a canticchiare quell'insulsa nenia. Devo smetterla! Non posso permettermi distrazioni. Altrimenti, tutta la mia forza svanirebbe nel nulla. Scrollo la testa e tutti quei pensieri spariscono. Devo raggiungere la Terra il prima possibile. Riprendo subito a volare, come se nulla fosse accaduto. Ma quel motivetto continua a risuonarmi dentro. Che cosa può significare?! Sono forse impazzito?! No, impossibile! Non devo fare caso a queste paranoie. Oramai quella canzone è lontana da me. Esattamente come lei...






Die & Reiko: Un amore complicatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora