Il Mostro

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La notte era un manto nero che avvolgeva l'intera città e le luci artificiali soffocavano quelle delle stelle. La Luna, alta nel cielo, sembrava un occhio luminoso intento ad osservare ogni cosa. 

Lungo una delle strade meno frequentate e più buie, attraverso la pozzanghera di luce di un lampione, guizzò un'ombra più scura del nero stesso. Le tenebre nascondevano un essere dal corpo enorme, che si muoveva strisciando sull'asfalto. 

Gli occhi gialli erano spalancati, fissi sulla strada di fronte a lui e due orecchie deformi pendevano da quella che somigliava ad una testa. 

I palazzi assistevano silenziosi alla sua lenta traversata. Il respiro del Mostro era pesante, simile al ringhio di un leone. Sembrava alla ricerca di qualcosa. 

Svoltò l'angolo alla fine della via. La strada era deserta, ad eccezione della figura di una donna, in piedi sul marciapiede. Il rumore del Mostro attirò la sua attenzione e la donna si girò di scatto. Sgranò gli occhi e rimase impietrita. 

Fu un istante: il Mostro si avvicinò, si fermò, spalancò le fauci e la inghiottì. Lei non emise neppure un grido. 

Soddisfatto, il Mostro ruggì e ricominciò a muoversi. C'era ancora spazio nel suo ventre e lui aveva ancora fame. Giunse in fondo alla via e d'improvviso un occhio sanguigno squarciò la notte: il Mostro si fermò ansante, sotto lo sguardo minaccioso del piccolo essere appollaiato in alto. L'occhio rosso si chiuse, così come si era aperto, e il Mostro ne approfittò per scattare in avanti e allontanarsi. 

Il Mostro girò l'angolo. Un uomo, che camminava poco lontano, si girò, sentendo il suo ruggito. Sul suo viso, si dipinse l'agitazione, l'ansia e il panico. Cominciò a correre in avanti, storcendo il collo per poter vedere dietro di lui il Mostro, che si avvicinava inesorabile. 

Il sudore colava sulla fronte, il cuore batteva forte nel petto, tanto che gli sembrava rimbombare nelle orecchie. Non ce l'avrebbe fatta, pensava, non ce l'avrebbe fatta. Agitò affannosamente le braccia e lanciò un grido disperato. Il Mostro lo superò e si bloccò più avanti, come un predatore in agguato. Le fauci si spalancarono e l'uomo balzò dentro.

«Grazie!», gridò l'uomo, esausto, mentre si accasciava due sedili davanti a una donna.

«Si figuri», ripose l'autista. E il 4 notturno continuò il suo giro.



Nota
1) Non pubblicavo da ormai quasi un mese (per cause di forza maggiore: ovvero internet assente) perciò ora rimedierò. Si tratta di un'altra brevissima storia scritta per un concorso di quest'anno che aveva come tema "Allucinazioni Urbane". Spero vi sia piaciuta e vi abbia fatto sorridere almeno un poco :)
2) L'immagine utilizzata è ripresa da Sin City, un film che mi è piaciuto un sacco.

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