La prima volta che lo sguardo di lei incrocia quello di lui è sera e si trovano entrambi in un bar. Lei è seduta a uno dei tavolini interni, le mani che circondano la tazza di tè per scaldarsi; lui è appoggiato al bancone e sorbisce lentamente la birra. Si intravedono. Poi, lui attacca bottone e lei risponde con frasi impacciate e sorrisi timidi, mentre sotto il tavolo si torturale mani sudate.
Un anno dopo si sposano, in una chiesetta piccola e confortevole. La madre e il padre di lei sono seduti in prima fila, gli occhi lucidi dalla commozione. Dei genitori di lui, neanche l'ombra.
Per lei sembra tutto un sogno. E' come vivere aleggiando in una realtà evanescente e impalpabile, che a momenti potrebbe scomparire. Non crede di essere mai stata così felice: si sveglia la mattina nella camera dell'appartamento che hanno acquistato in periferia (vicino al poso di lavoro di lui), accanto all'uomo che ama e che le sorride, poi lei prepara la colazione e insieme mangiano, una di fronte all'altro, consumandola e consumandosi con gli occhi. Appena finito, sparecchiano, si preparano ed escono, raggianti, ognuno diretto al proprio lavoro. Lui va a piedi, lei prende i mezzi perché non possono permettersi l'auto. La sera, una volta che sono tornati (arrivano insieme, lui lavora più ore ma per arrivare a casa impiega meno tempo di lei) si guardano un film o fanno l'amore. E' come vivere un idillio dai contorni smussati, i colori sfumati e le forme indistinte. E lei ama e si sente tanto amata.
Un pomeriggio, mentre sta tornando dal lavoro, si incontra con un amico.Si conoscono dai tempi del liceo e per un breve periodo sono anche usciti insieme. Parlano molto tempo, così tanto che quando lo lascia è sera. Una volta a casa, apre la porta e trova suo marito seduto sul divano. Lui la sente rientrare e si volta a guardarla. Ha un riflesso strano negli occhi, è arrabbiato e non lo nasconde. Forse odora un po' di birra, ma lei pensa sia solo uno scherzo della mente. Le chiede dove sia stata e lei dice la verità. Litigano per la prima volta da quando si sono fidanzati. Lei si dice che è solo gelosia,così per non farlo preoccupare troppo accetta la sua richiesta di non vedere più il suo amico. Questo è solo uno stupido litigio, non succederà più.
I giorni scorrono come l'acqua di un torrente. Le settimane si susseguono con quella velocità che ti sorprende e ti lascia a chiederti come sia possibile che sia già oggi. Lei si sente felice e questo le basta per svegliarsi prima di quanto dovrebbe la mattina, per salutarlo, e poi andare a lavoro. Qui è diligente e meticolosa, non si lascia distrarre facilmente. A pranzo, mangia alla mensa insieme a qualche collega. A quel tavolo chiacchierano e parlano con un sorriso sempre sul volto, con la gentilezza nei movimenti (si può respirare la complicità tipica delle amiche). Una di loro propone di vedersi quel pomeriggio, tutte annuiscono ma lei scuote la testa: deve tornare a casa, alcune faccende importanti da fare. Si salutano baciandosi sulle guance e tornano a lavoro e poi a casa. Lei apre la porta e non trova lui ad aspettarla, così per ammazzare il tempo pulisce un po' e prepara un bagno: lui sarà felice quando tornerà e lo troverà pronto. Si realizza il suo piccolo desiderio.
Qualche tempo dopo, si incontra con le amiche fuori dal lavoro, ma torna quasi immediatamente a casa. Ha un impegno, così le saluta e va via. La cosa si ripete per un bel po', così ogni volta che le lascia vede una traccia di perplessità sui loro visi. Sparisce, quando smette di uscire con loro. Dopotutto, lui le ha detto (e poi lei ha confermato,no?) che non le sono amiche per davvero. Lei si convince che non ha bisogno di qualcun altro, se ha già lui (ma non si ricorda se l'idea è partita da lei o da lui). Così quando una di loro le si avvicina per chiedere spiegazioni, l'allontana educatamente, ma con fermezza.
Le stagioni si alternano, con la calma di una routine prevedibile. Le sue giornate sono uguali a se stesse e diverse: si alza presto accanto a lui come al solito, ma le emozioni che prova sono sempre genuine; lo saluta come al solito, ma il bacio a fior di labbra che si cambiano le fa sempre battere il cuore; torna a casa e l'aspetta come al solito, ma è sempre ansiosa di rivederlo. Vive la vita come al solito, ma sembra sempre di fare tutto per la prima volta.
Il lavoro diventa sembra diventare sempre più pesante, alzarsi anche.Lo stipendio diminuisce e le ore di lavoro aumentano. Ha smesso di tornare a casa prima di lui e preparargli il bagno, è triste per questo.
Così quando lui le propone di prendere un periodo di ferie non pagate prima rifiuta, poi ci pensa su, infine accetta. Decide di restare a casa solo una settimana. Dorme fino a tardi e si riposa, esce per fare delle lunghe passeggiate. Lui le propone di rimanere un'altra settimana e riesce a convincerla. Le sue uscite si accorciano (perché l'ultima volta è tornata un po' troppo tardi, lui si è arrabbiato e lei non vuole farlo preoccupare inutilmente) e inizia ad annoiarsi a casa. Vorrebbe tornare a lavoro perché si sente inutile e inadeguata. Dà le dimissioni un mese dopo. Lo impone lui (no, l'ha chiesto, era gentile, l'ha fatto solo per il suo bene). Le passeggiate scompaiono e a volte non può uscire neanche per andare a fare la spesa.
Una sera lei si dimentica di lavare i piatti. Non le piace farlo, ma sa che ognuno deve fare il proprio dovere in casa e il suo è quello di badare alla casa. Ma quella sera si dimentica. Era stanca e non le andava, così quando hanno finito di cenare, ha messo le stoviglie nel lavandino, dicendosi di farlo la mattina dopo. Passa la notte, poi la mattina e il pomeriggio. I piatti sono ancora nel lavandino. Lui lo ricorda a lei. Lei annuisce, dice che li laverà stasera, che adesso è stanca. Arriva la sera. E' tardi quando finalmente lui rientra a casa. Lei lo ha aspettata alzata, per tre ore e mezza, seduta al tavolo dove mangiano, in cucina. Si tormenta le mani sudate, ansiosa e preoccupata. Sente la porta d'ingresso aprirsi e sbattere. I passi pesanti di lui raggiungono la cucina. Lui entra, è ubriaco, lei se ne accorge subito. Storce appena il naso, all'odore di alcol, fumo e sudore. Lui getta un'occhiata al lavandino, i piatti sporchi sono ancora lì.
All'inizio sembra sciocco il loro litigio. Lui le dice che è da troppo tempo che non lava i piatti,che è compito suo. Lei risponde che se ne è dimenticata, che le dispiace, che la prossima volta si ricorderà... Lui le dice che gliel'ha ricordato, ma lei non ha mosso dito. Lei allora un po' si altera: ha sbagliato, l'ha capito, ma per una volta poteva anche non pensarci lei a lavare i piatti, non è sola a casa, poteva farlo benissimo anche- Lui la interrompe, il tono più alto e aggressivo:non è compito suo quello, ma di lei, che a casa ci sta sempre.
Lui è infuriato. Prende un piatto e lo lancia a terra. I cocci volano sul pavimento. Lei sobbalza spaventata, gli occhi diventano lucidi. Lui continua a urlarle contro, non sa cosa, lei non ascolta, terrorizzata. Poi arriva lo schiaffo. La colpisce con il dorso della mano, sullo zigomo. Lei no nfa in tempo a vederlo che cade a terra. Il dolore arriva poco dopo, è un attimo, poi passa. Lui si zittisce, sorpreso, la guarda, si china, si scusa. Si avvicina un poco a lei che resta seduta sul pavimento, inghiottita da emozioni troppo forti. E' successo tutto così velocemente che...
Lei vede che lui chiede perdono. Lo guarda negli occhi e vede che la sua sincerità è reale (ne è sicura, è reale reale reale). Allora lei pensa che lui non voleva farlo, che può capitare, che è un po' ubriaco (e si sa, ubriachi si è sempre più violenti). Lei pensa che è solo uno schiaffo, che non le ha fatto tanto male, che lui è sincero, che non lo farà più, che lo perdona, che in fondo è colpa sua perché lei non ha fatto il suo dovere. E i pensieri scorrono, veloci.
Il mattino dopo lei è seduta di fronte allo specchio. Osserva il proprio volto, senza far incontrare al suo sguardo gli occhi riflessi. Un livido è ben visibile sullo zigomo.Con le dita lo sfiora leggera, sussultando appena per il dolore, per il fastidio (è solo fastidio). Se lo merita(va)? (no, forse, probabile, si) Lentamente, stando attenta a non farsi troppo male, copre con il trucco quella colpa (di chi? di lei o non di lei?) reale e violacea. Quando ha terminato, ammira soddisfatta il suo lavoro: è sempre lei, niente a deturparle il viso. Un sorriso appena accennato piega le sue labbra. Si dice (e crede) che questa è l'ultima volta che lui le farà del male. E' stato un caso. Non succederà mai più.
Si sbaglia.
Nota
Forse una delle storie più lunghe di questa raccolta, scritta nel 2015 in occasione della giornata contro la violenza sulle donne. La pubblico oggi, per il 25 novembre, perché di questa battaglia c'è molto da dire, ma tutto quello che sono in grado di trasmettere l'ho già inserito nel racconto.
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Ritagli & Frammenti - raccolta di storie brevi
Short StoryQuesta raccolta immaginatela come un collage, disordinato e senza un tema, di ritagli sbilenchi e frammenti spezzati. Una serie di storie, alcune brevi, altre più lunghe, alcune commuoventi e tristi, altre allegre e con un finale a sorpresa.