Mi svegliai. Non riuscivo a vedere nulla. Aprii gli occhi lentamente. Appena essi furono quasi completamente aperti, vidi tante ombre stagliarsi attorno a me.
"Dottore! Dottore! Ha aperto gli occhi!" Sentii una voce familiare. Era quella di una donna, anche se non riuscivo a capire chi fosse. Pian piano misi a fuoco tutte le persone presenti: quattro ragazzi, una ragazza, due signori più grandi di me ed un dottore.
"Chi siete? Cosa ci fate qui? Ma soprattutto, che ci faccio io qui?" Chiesi più confusa che mai.
"Dottore ha perso la memoria?" Chiese il biondo con gli occhi azzurri dei quattro ragazzi. Aveva un tono preoccupato. Era evidente che avessi perso la memoria, ma forse sperava ancora che non fosse vero.
"Signorina Leone, cosa ricorda?"
Leone? Questo cognome non mi è nuovo. Bene allora io sono la signorina Leone... Ma il mio nome?
"Vera! Cosa ricordi prima di tutto questo?" Chiese, quasi implorandomi, la signora.
"Io... Io non ricordo proprio nulla!" Cercavo di ricordare un qualcosa, ma nulla. Nella mia memoria non c'era proprio nulla.
"Signora Leone, la pensi così: per l'incidente che ha avuto, è un miracolo che sia qui sveglia davanti a noi." Disse il dottore pacato. Intuii allora che quella fosse mia mamma e l'uomo accanto a lei fosse mio papà. Ma gli altri? Dovevano essere miei amici. Allora mi venne un flash, no anzi, tanti flash: ricordai tutti i momenti della mia infanzia con i miei genitori; il ricordo più lucido era però quello dell'aeroporto: ricordo loro che mi accompagnavano, mentre trattenevano qualche lacrima. Ma dopo, nient'altro.
"Dottore, ma quando si riprenderà?" Chiese, di nuovo il biondo.
"Dovrà fare fisioterapia per un anno. Dopo si riprenderà, ma non del tutto. Quello che non potremo recuperare, andrà perso per sempre. La mobilità delle braccia sarà ridotta, per le gambe non dovrebbe aver quasi nessun problema, per la memoria... Beh, quello dipende da lei..." Spiegò il dottore, con il suo solito tono pacato.
"Quando potrà essere dimessa?" Chiese uno dei quattro ragazzi, quello con i capelli scuri, stavolta.
"Due settimane e potrebbe uscire. Quello che dovevamo fare, lo abbiamo già fatto."Due settimane dopo
Finalmente potevo uscire. Erano state due settimane di pura noia. Non avevo ricordato nient'altro di importante, solo altri momenti della mia infanzia.
"Ehm, Vera, io sono Chris. Probabilmente non ti ricordi di me... Beh, è anche meglio che te ne sia scordata..." Quelle parole mi incuriosirono e non poco.
"Che vuoi dire?" Gli chiesi, allora.
"Sono stato troppo duro con te, mi dispiace. Il giorno che hai avuto l'incidente, mi sono sentito perso perché sapevo che probabilmente non avrei più potuto chiederti scusa per i miei sbagli. Ma in realtà posso! Io non dovevo arrabbiarmi con te solo perché sei uscita con Guy. Lo hai fatto per lui, lo hai fatto per noi." Appena raccontò questo, ricordai tutto. Quando Guy era scomparso e quando Chris mi aveva lasciata perché non dovevo uscire con lui. Sì, ora era tutto completo. Il mio cervello era stato piuttosto veloce a ricordare tutto. Ma una cosa era cambiata: io non volevo più Chris.
"Chris, ho ricordato tutto!" Dissi con il mio sorriso.Dopo un anno
Chris mi amava. Non aveva smesso di amarmi per un secondo ed un po', devo ammetterlo, piaceva anche a me. Avevamo ricominciato di nuovo da capo. Con i ragazzi, eravamo sempre in buoni rapporti. Autumn era diventata la mia migliore amica, anche se non capiva del tutto la mia scelta di stare con quei ragazzi che per me erano ormai come tre fratelli. I miei genitori si erano trasferiti qui, così dovemmo affittare una casa più grande, casa che poi comprammo. Il passato in Italia non mi piaceva e nemmeno i miei erano tanto entusiasti lì, ma ora eravamo tutti felici in Inghilterra. Sapevano che Chris era la mia cotta, del resto, quasi tutta Londra lo sapeva. Era una giornata d'inverno, pioveva, proprio come il giorno dell'incidente. Riflettendoci, era passato un anno esatto. Autumn stava venendo a casa mia. L'ultima chiamata tra noi due era alle 10:39. Passarono dieci minuti, ma ancora non arrivava. La mia paranoia cominciò a dirmi che le fosse successo qualcosa. Io volevo come reprimere quel pensiero, ma non ci riuscivo. Chiamai di nuovo, ma il telefono risultava spento. Decisi di andare a casa sua, ma nel percorso tra casa mia e quella sua, la vidi a terra. Un altro incidente.
"Mi spiegate cosa sta succedendo? Eh? Qualcuno vuole chiarire questa situazione?" Urlai io in preda alla disperazione.
ESTÁS LEYENDO
Look at the stars
FanfictionVera. Una comune ragazza italiana con il sogno di andare in Inghilterra per completare i suoi studi universitari. Non si sarebbe mai aspettata che in futuro alcuni suoi colleghi sarebbero diventati famosi in tutto il mondo. {So che i dialoghi dovreb...