9- Come una droga.

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La mattina mi svegliai con il suo buongiorno. Andai a scuola e la prima persona a cui dissi che mi ero messa con Matteo è stata Sara, la mia compagna di banco. A lei confidavo tutto quello che mi succedeva perché sapeva sempre darmi dei consigli su ció che fare.
Le ho raccontato tutto quello che era successo e gli feci vedere la chat con lui. Anche lei ammise che era un ragazzo molto dolce e all'apparenza anche molto simpatico.
All'uscita mi stava aspettando fuori dal cancello, tra tutta la folla lo vidi, era in bici e mi guardava. Mi incamminai verso di lui con al mio fianco Chiara, lo abbracciai e gli diedi un bacio.
Mentre io parlavo con una mia amica, i miei compagni di classe si erano fermati a conoscerlo, strano vederli tutti accerchiati in torno a lui che lo salutavano. Mi ero stancata di vederlo parlare con loro, lo presi per un braccio e lo portavi via, doveva essere solo mio. Tornammo su quella vietta sperduta, ci baciammo un po' dietro quel muretto e poi, mano nella mano, ci dirigemmo verso casa di mia nonna. Purtroppo il tragitto era troppo corto, speravo non finisse mai più quella strada.
Quando arrivammo davanti al cancello rimanemmo almeno 10 minuti a parlare, a baciarci e ad abbracciarci. Non volevo se ne andasse mai più.
Mi sentivo così bene al suo fianco, sentivo il bisogno di lui, dei suoi abbracci, dei suoi baci, quasi come una droga. Era indispensabile per me.
Ad un tratto sentii aprire il cancello dietro di me, stava arrivando mio nonno, così gli diedi un ultimo bacio molto velocemente ed entrai; lui salì sulla sua bici e tornó a casa.
Il giorno dopo sarebbe venuto a vedermi agli allenamenti di pallavolo. Non vedevo l'ora.

Nessuno al di fuori di noi #Wattys2018Where stories live. Discover now