La Fuga

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La allontanai da me come se avessi paura di quello che mi stava facendo, ma non potevo negare di provare una strana sensazione di piacere e la cosa mi spaventava terribilmente.
Sentivo le sue labbra quasi roventi sulle mie ma il mio istinto si impossessò di me e le afferrai le spalle con le mie mani allontanandola.
Vidi la sua faccia e notai subito un piccolo sorriso che le segnava la faccia.
"Come pensavo" disse la dama.
Ricambiai il suo sguardo con un'aria stranita.
"Il tuo animo è incorruttibile. Devi sapere che io ho il potere di incantare le anime mortali come se fossero pedine, ma con te non ci sono riuscita. Era la prova di cui avevo bisogno. Ti aiuterò. Io ritornerò dal re e lo terrò impegnato. Tu prepara le tue cose e sveglia i tuoi figli. Dovete essere veloci. Ci saranno delle guardie al cancello, state attenti a loro. Non si fermeranno davanti a niente. Bard, possa l'anima di tua moglie camminare con voi per tutto il vostro viaggio."
Mi inchinai a lady Galadriel in segno di ringraziamento e di rispetto, ma nell'attimo esatto in cui alzai la testa la sua luminosa figura era sparita e mi ritrovai di nuovo solo immerso nel silenzio del luogo.
Iniziai a prendere tutti i bagagli e il mio nuovo arco e dolcemente svegliai i miei figli.
"Ragazzi dobbiamo andare via, svegliatevi".
La più grande fra loro mi chiese cosa stesse succedendo e rimandai la conversazione in una sede più calma a tempo debito.
Una volta che tutti si erano alzati dal letto li condussi fuori dalle stanze della dama fino alla via verso cui eravamo venuti.
Nell'aria riecheggiava la voce di Re Thranduill e i suoi feroci ruggiti contro la calma ed accogliente voce di Lady Galadriel.
Quel suono mi ricordò di quanto noi fossimo vicini al trono del re ma in quel labirinto di sentieri rischiavamo di perderci.
Optai comunque per una via diversa, una che andava nel lato opposto rispetto al lato destro, quello dove troneggiava il re del bosco Atro.
Ci incamminammo quando trovammo un'insegna che però non ci fu di grande aiuto poiché era in elfico.
Proseguii per quella direzione che mi pareva quella più sicura quando ci ritrovammo in mezzo ad un grande spiazzo.
Da un buco della roccia passava un fiumiciattolo che si lasciava cadere nel vuoto di una cascata.
A lato di questa grande voragine c'erano due scale scavate nella fredda e dura pietra ognuna di essa formava un semicerchio.
Scesi una delle due sapendo che esse confluivano nella stessa direzione.
Ad ogni passo il fruscio dei sassi sfiorati dalla mia scarpa rimbombava nella voragine.
Cercai di fare più piano, rallentando la frequenza con la quale scendevo i gradini.
All'improvviso un verso distolse la mia attenzione facendomi arrestare immediatamente.
Mi girai intorno cercando di capire l'origine di quel suono e notai delle porte fatte tutte di sbarre di ferro lievemente distanziate fra loro, erano come dei cancelli di prigioni.
Mi avvicinai alla prima porta sulla mia sinistra e ci guardai dentro.
Trovai un uomo molto basso, un nano, sdraiato sul pavimento che russava rumorosamente.
Non mi notò, intento a dormire, quindi passai oltre.
La seconda porta era distanziata di qualche metro dalla prima e sembrava che il suono sentito provenisse da lì.
Mi avvicinai con cautela immaginando che stavolta il prigioniero fosse sveglio.
Misi la mia schiena contro il muro e strisciai fino alla prima sbarra del cancello.
Sbirciai attentamente col mio occhio destro e vidi una creatura raggomitolata su se stessa e del suo intero corpo vedevo solo la sua schiena.
Era talmente magra che era possibile contare le parti della sua colonna vertebrale.
La sua pelle era di colore bianco cadaverico resa grigia dallo sporco e dalla polvere incrostata. Indossava solo un sottile gonnellino fatto di pelle di un qualche animale che non sono riuscito a capire.
Ogni tanto dava un segno di vita muovendo un piede o facendo degli strani versi. L'unico che riuscii a capire fu uno spaventoso sibilo "il mio tesoro!". Mi avvicinai ai miei figli ma nel girarmi l'arco batté contro una delle sbarre di ferro creando un rumore che echeggiò per tutto il regno.
Colui che era nella cella si avvicinò per capire chi fosse la persona che lo aveva svegliato dal suo dormiveglia.
Mise le sue mani gracili ed estremamente sporche sul metallo delle sbarre e poggiò la parte frontale della sua testa nello spazio fra le due.
I suoi occhi piccoli blu fissavano me e i miei figli.
"Guarda guarda, carne fresca. Cosa vi porta nelle prigioni?"
La sua voce era sottile e rauca, ogni sua parola mi faceva stringere i denti.
"I nostri affari non ti riguardano" risposi io con tono scontroso.
La bestia mi guardò con occhi cattivi e in un lampo iniziò ad urlare "Intrusi, intrusi nelle prigioni!!".
In quel momento tutte le sue parole vennero proiettate nell'aria del bosco e si diffusero per tutta la sua lunghezza. Presto sentii dei passi molto leggeri venire nella nostra direzione e iniziammo a scappare.
Non sapevo in che direzione noi stessimo andando e sinceramente in quel momento mi interessava solamente allontanarmi il più possibile da quel luogo.
Dopo pochi minuti ci ritrovammo ad un bivio.
Da una parte la strada si faceva tortuosa e piena di alberi sottili e luminosi.
Certamente da quella parte avrei avuto una vasta scelta di nascondigli possibili.
Dall'altra invece intravidi una luce molto forte.
Il suo tepore mi ricordò la brillante porta di ingresso e decisi di prendere quella via nonostante fosse più spoglia.
Corremmo in quella direzione sentendo l'aria mancare nei nostri polmoni.
Arrivammo in prossimità della porta e come la dama ci aveva anticipato, due possenti guardie controllavano l'ingresso.
Con cautela ci infilammo in alcuni cespugli adiacenti alla strada.
Tenemmo bassa la testa e io studiai la scena tra le due guardie.
Una di loro era molto possente e indossava un'armatura di ottone brillante e una spada di metallo che solo allo sguardo sembrava tagliente.
L'altra era invece più snella e impugnava una balestra di legno bianco intonata alla sua armatura argentea.
La prima iniziò il discorso "Hai sentito quella voce prima?"
"Quale voce?" Rispose l'altro.
"Quella che urlava all'intruso."
"Sinceramente non mi preoccupo altrimenti verrebbero a chiamarci. Se hanno bisogno di aiuto saranno qui in pochi minuti."
"Speriamo che non succedano danni. Ci sono quei ragni nella parte orientale che mi preoccupano. Hanno quella corazza che neanche le nostre spade riescono a scalfire"
Pochi secondi dopo un corno suonò e le due guardie in preda alla fretta lasciarono le loro postazioni e si diressero verso la fonte del suono.
Piano piano mi avvicinai alla porta e il suo calore mi irradiava.
Ogni passo sembrava avvicinarmi al sole.
Con una spinta cercai di aprire la pesante porta e con mia estrema sorpresa si aprì facilmente come se fosse una piuma.
Feci segno ai miei figli di passare e una volta usciti richiusi la porta alle mie spalle.
Eravamo di nuovo fuori, senza alloggio e senza alcuna sicurezza.
Attraversammo il ponte con cautela e controllai se ci fossero ancora le sentinelle che notai entrando. Di loro nessuna traccia.
Accelerai il passo addentrandomi nella foresta.
Mi sentivo strano come se ci fosse qualcosa di misterioso, diverso rispetto a prima.
Aguzzai tutti i sensi e notai solo dei lievi fruscii che associai al suono di alcuni animali.
Lasciai i miei figli all'entrata della foresta in modo che potessi andare a controllare se la strada fosse sicura.
Passai qualche minuto all'interno seguendo il sentiero per qualche metro, ma non trovai niente di strano.
Tornai quindi dai miei figli pronto a ripartire, ma di loro non c'era alcuna traccia.
Iniziai a preoccuparmi, il mio cuore era in palpitazione, sudavo freddo e le mie mani avevano perso sensibilità.
Il mio respiro era accelerato, fin troppo, stavo perdendo i sensi quando sentii una voce chiamarmi.
"Papà" mi sembrava la voce di Bain.
Corsi verso quella direzione e mi portò solo in uno spiazzo erboso circondato da alberi alti e scuri.
Mi girai alla loro ricerca.
Cercai ancora e li chiamavo sperando in una loro risposta.
Un rumore attirò la mia attenzione in mezzo agli alberi e impugnando l'arco mi ci avvicinai.
Pronto a scoccare una freccia analizzai ogni singola parte di quello spiazzo.
Ormai più preoccupato di prima mi girai verso il centro del cerchio erboso è un bastone in testa mi fece perdere i sensi.

J.O.C.

~~~SPAZIO DELL'AUTORE~~~~~
Scusate l'attesa, mi rendo conto che ho aspettato troppo prima di mettere la nuova parte, ma ho avuto degli impegni scolastici e dei problemi nel continuare la storia.
Spero che il nuovo capitolo vi piaccia.

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