Caddi a terra nella sabbia, rimanendo un po' stupito e intontito per quel cambio di temperatura - fuori si toccavano quasi i 47° mentre dentro, nonostante ci fosse un'aria secca e la polvere si poteva tagliare con una manata, si raggiungevano nemmeno i 28° - e annaspai per un attimo con i piedi nella sabbia semovente. Guardai in alto e notai un certo ghigno divertito sulla faccia del ragazzo. Non doveva avere qualche anno più di me. Mi poggiò quella mano guantata di nero sulla spalla e mi offrì l'altra mano per rialzarmi. Riuscii comunque ad accennare un sorriso prima di aggrappare la sua mano e alzarmi con il suo aiuto.
"Beh, l'hai scampata bella, ragazzo." Mi disse, una voce ovattata dal panno scuro che teneva davanti la bocca: venni a scoprirlo dopo che quella W mezza nascosta dalle pieghe del tessuto stava per Tenuta Waring, il gruppo segreto di ladri e assassini della città sotterranea di Old Sandstone. Le leggende dicono che Sandstone, prima di risorgere nella città che noi oggi conosciamo, fosse un conglomerato di villaggi situato su una palude di acqua pura nel bel mezzo del deserto, su una grossa laguna. Oggi, le fognature e alcune gallerie sotterranee, si dice, portino dritte alle magnifiche lagune sotterranee di Sandstone, dove vi erano stanziate persone di special tipo: assassini e ladri e delinquenti di tutti i tipi. Si dice infatti che certe volte i pozzi, che attingono dritti a quei leggendari acquitrini, restituiscano, oltre alla preziosa acqua, anche lettere molto precise per gli agenti sulla superficie, oggetti particolari per coloro che richiedevano speciali servigi o addirittura pezzi umani come manifestazione della missione completata, e tutto ciò faceva venire i brividi giù qualunque schiena. E la Tenuta Waring era proprio una di quelle organizzazioni particolari.
Il ragazzo mi invitò a prendere la sua mano con uno sguardo rapido con quegli occhi scuri come tutti li tenevano in quella città, soltanto il doppio più vispi e intelligenti. Presi comunque la sua mano e mi alzai lentamente, puntellando i miei piedi in modo tale da alzarmi senza finire faccia nella sabbia: guardando in basso mi domandai se sotto quella sabbia ci fosse davvero un pavimento e se il soffitto fosse alto più di due metri. Comunque, il ragazzo sorrise alla mia stretta e fece leva per alzarmi, guardando poi verso la porta e piazzando una tavola davanti la maniglia, per puntellarla e magari tenerla al suo posto. Si tolse la sabbia dai guanti e mi rivolse uno sguardo quasi dolce, prima di rivolgersi verso una stanza secondaria situata sul muro alla destra dell'entrata. "Ecco, stavo proprio preparando un bel pranzo. Unirsi?" Indicò la porta con una mano, assumendo quasi una posa statuaria, il corpo rivolto all'indietro e la mano mezza distesa.
Quel ragazzo, che neanche mi conosceva ma mi aveva aiutato e probabilmente salvato, mi stava ora anche offrendo il pranzo e perciò non mi sembrava proprio il caso di rifiutare. Diede uno sguardo sopra ai miei capelli e decise quindi a tirarsi giù il panno dalla bocca, porgendomi poi la stessa mano che tanto aveva indicato la porta. Quanto dovevo sembrare prezioso ai suoi occhi mai ho osato chiedergli, ma, dal suo sguardo, tanto, e si vedeva.
"Beh, ancora non mi sono presentato, e io sono Khan. Molto obbligato." Sorrise verso di me e poi guardò verso la porta quando sentì qualcosa picchiettare contro di essa. Rimase in un rigoroso silenzio per un attimo prima di scuotere la mia mano. "E tu?" Mi chiese, inclinando leggermente la testa, che lo fece sembrare ancora più giovane e innocente di quello che già era.
Aprii la bocca per parlare ma la polvere ricacciò le parole dritte nella mia gola, quindi tossii leggermente prima di cacciare un suono sfiatato e soffice: "Io...ehm, mi chiamo Koldan." Sussurrai, stampando bene nella mente i sottili lineamenti del volto dell'altro interlocutore, che tanto era interessato ai miei capelli. Dovevano essere come il passepartout per ogni postp in quella città. Ma, contemporaneamente all'essere preziosi e lodevoli, erano anche fonte, da come avevo potuto provare sulla mia pelle, di grande pericolo. E di certo non ero lì per finire in pericolo.
"Beh." Sussultò appena pronunciò quella parola che tanto amava pronunciare, poi si riprese e guardò giù alla mia mano. "Si vede che non sei di qui, guarda che bella pelle liscia e vellutata..." Guardò sopra il soffitto e si morse il labbro inferiore leggermente, guardando poi dritto nella mia anima. "Quasi mi viene voglia di morderla." Continuò, i suoi occhi navigarono fino a fermarsi sulla mano di nuovo.
Inutile dire che quel comportamento così insolito quasi mi fece cacciare così tante ingiurie e insulti contro di lui e contro quel posto che era tanto ostile quanto inospitale e che proprio non me ne voleva dare una buona, oltre che ad una sensazione di disagio crescente dentro di me. Disagio che crebbe fino a quando non si tramutò nell'impellente bisogno di cacciare la mia mano fuori dalla sua stretta. Khan mi guardò negli occhi per un lungo secondo prima di sorridere ed entrare nella stanza contigua all'entrata. "Prego, Koldan." Mi sussurrò, prima di indicare una sedia all'altro capo del tavolino mezzo affondato nella sabbia. Già qui, la temperatura era molto inferiore perfino rispetto alla stanza precedente: l'umidità veniva proprio dalle famose lagune sotterranee? "Ecco, prendi un po' d'acqua che mai fa male." Guardò sopra la sua spalla e mi passò poi un bicchiere di legno con dentro dell'acqua, che non esitai di certo a mandarla giù, dato che la secchezza della mia gola si era fatta insopportabile e anche se avevo mille più una domande da fare, l'unico suono che sarei riuscito a cacciare dalle mie corde vocali era un sospiro soffocato. Guardai sopra a lui e sospirai leggermente, andando a toccare con il polpastrello dell'indice il bicchiere, gustando la liscia superficie del contenitore.
"Beh." Stavolta fece sussultare le sue spalle, scuotendole leggermente. "Da dove vieni?" Mi chiese, guardando giù alle mie mani. Cosa aveva di strano quell'uomo mai mi azzardai ad investigare, ma sicuramente qualcosa di strano aveva. Vedere dove stava guardando mi mise a disagio ancora, quindi mi presi il mio tempo per rispondere un sobrissimo "Sud.", che di fargli conoscere la mia esatta provenienza non ero entusiasta.
Lui alzò entrambe le sopracciglia e diede un sorriso abbastanza ambiguo giù verso di me. Poi rise leggermente prima di rivolgere il suo sguardo lontano dal mio. " Beh, lontano da qua di certo."
Non potei fare a meno di annuire e guardare dove stava guardando lui: c'erano delle tavole e un piccolo spiraglio buio dietro di esse e da là passava un bel venticello fresco.
Mi guardò con quei suoi occhi selvaggi ma domati, quel suo mantello grigiastro che si muoveva leggermente per gli spifferi:
"Vuoi venire a fare una passeggiata?"
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A Knight's Tale {OVERHAULING}
FantasíaLa triste storia di un cavaliere, un giovane ragazzo in cerca di vendetta, un cavaliere che cerca di ritagliarsi la sua storia durante una guerra tra due regni, un uomo pronto a tutto per raggiungere i propri scopi, a raggiungere quell'effimera feli...