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Caro Marco,
è passato tanto tempo dall'ultima lettera. Aprile, di già? Mi è mancato scriverti, ma ho dovuto socializzare un po' con la squadra. Non posso sempre starmene da solo, ma fingo di divertirmi. Io non mi diverto senza te, Marco.
Comunque, la partita ha fatto schifo.
Anche se abbiamo vinto, perché io penso che l'abbiamo persa? 4-2.
L'ultimo goal l'ho segnato io e non ho esultato, ovviamente.
Tutti erano venuti ad abbracciarmi, ma io cercavo soltanto il tuo sguardo.
Mi ero allontanato dal resto della squadra per andare nel lato opposto del campo, per raggiungerti.
Eri seduto sul prato, voltato verso il portiere del Bayern, per non guardare la sconfitta.
Mi ero messo a correre verso di te mentre tutti quanti mi guardavano. Arrivato alla mia meta, ti ho abbracciato da dietro e tu, molto confuso, ti voltasti per scoprire la mia identità. Hai ricambiato quell'abbraccio che abbiamo desiderato da troppo tempo e che finalmente ci eravamo riusciti, sotto lo sguardo di tutti quanti stupiti dalla nostra azione. E' stato un piacere, davvero.
Quando sono arrivato a Dortmund non mi hai degnato di uno sguardo. Il che mi spaventava, avevo paura che dopo questi mesi ti sia dimenticato di me, ma tutto questo era soltanto un misero dubbio perchè tu non ti sei dimenticato ti me, non ancora. Dopo una lunga decisione, conosco un regalo perfetto per il tuo compleanno. Sarà un tantino in ritardo la sorpresa, ma ne varrà sicuramente la pena. Fidati. Spero tanto di riincontrarti Marcolino.

xx M. Goetze.

Don't forget me» Götzeus.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora