4° Giorno

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Sentii un lieve bip provenire dal comodino accanto a me. Aprii gli occhi e cercai di focalizzare il luogo. Ero sdraiata su un letto,  ma la camera non era quella dell' albergo e accanto a me non giaceva dormiente Thomas.
Cate,  interamente ricoperta dalla coperta,  dormiva profondamente e sembrò non aver sentito il bip della sveglia.
La osservai attentamente per  interi minuti,  i lunghi capelli scivolavano dolcemente sul cuscino.
Ripensai all'orario.
Mi alzai di soprassalto.  Dovevo vestirmi velocemente e tornare al più presto in albergo.
Strappai un pezzetto di carta dall'agenda e le lasciai un biglietto sopra il comodino.
Dopodiché mi vestii velocemente e scappai via.
L'aria era fredda,  il gelo mattutino sembrava penetrarmi nella pelle mentre,  velocemente,  tornavo in albergo.
Durante il tragitto mi tornarono in mente tutti i ricordi della notte precedente.
Riuscivo ancora a sentire il suo dolce respiro sulla mia pelle,  i suoi capelli solleticarmi il collo...
Entrai in albergo e qualche curioso si voltò a fissarmi ma non gli diedi attenzione.
Salii velocemente le scale e raggiunsi la stanza.
Infilai la chiave nella toppa della porta e poggiai la mano sulla maniglia,  ma per un momento esitai ad entrare.
Avevo paura che Thomas si fosse svegliato nel cuore della notte e avesse notato la mia assenza.
Adesso era troppo tardi per i ripensamenti.  Se fosse successo qualcosa ne avrei pagato le conseguenze.
Alla fine decisi di entrare.

Seduto ai piedi del letto con una tazza di caffè in mano,  Thomas fissava proprio nella mia direzione.
Mi morsi le labbra.

- Dove sei stata? - disse con tono stranamente cauto.
- Ero al piano di sotto. - risposi chiudendo la porta alle mie spalle.
Iniziò a sorridere nervosamente e si alzò,  venendo verso di me.
- Posso sapere,  disse,  cosa ti spinge ad andare ogni giorno al bar?  Di nascosto? -
- Preparano dei croissant,  la mattina,  che sono ottimi. - fu la mia risposta.
- e perché non me ne hai portato uno? - disse ridendo.
- Perché hanno solo crema bianca,  risposi,  e a te non piace. -
Si mise a ridere e si avvicinò,  stringendomi a sé.
Improvvisamente un forte senso di nausea mi salì su per la gola.
Mi scostai velocemente dal suo abbraccio e corsi in bagno,  chiudendo a chiave la porta.
- Che succede? - gridò Thomas.
Non riuscivo a parlare,  avevo dei forti crampi.
Mi avvicinai alla tavoletta e mi piegai sulle ginocchia.
Thomas bussava alla porta preoccupato.
Dopo qualche secondo Sentii il senso di vomito farsi sempre più forte,  finché non aprii la bocca e vomitai.

Tirai lo sciacquone e uscii lentamente dal bagno.
Avevo la bocca acida e un forte bisogno di bere.
Thomas mi fissava preoccupato.
- Un semplice attacco di nausea,  dissi,  sto bene. -
La testa mi girava come non mai. - Mi hai fatto preoccupare. - disse.
Risi nervosamente e lo strinsi a me.
- adesso,  dissi,  portami un bicchiere d'acqua. - e risi.

                           ★
Erano le 8 in punto quando scendemmo per fare colazione.
L'androne era particolarmente affollato quella mattina,  una comitiva di circa nove persone era appena arrivata.
Stavamo per sederci al nostro tavolo quando improvvisamente vidi un viso che non avrei mai confuso con nessun altro.
- Sara! - gridai.
Thomas sussultò mentre lei si voltò,  sorridendo.
- Eleanor! - gridò a sua volta.
Mi venne incontro quasi correndo e quando fummo vicine mi strinse forte a sé,  proprio come era solita fare.
Io e Sara siamo amiche dalle superiori.
- Ma cosa ci fai qui? - domandò.
- In vacanza con Thomas. - dissi - tu piuttosto? -
- vedi quella bella gente? - disse indicando quel gruppo di persone che era fermo davanti il bancone della reception - un gruppo di scambio culturale. -
- Vedo che non ti sei stancata di farlo.- dissi.
- Mai!  Sai quanto adori conoscere gente da tutto il mondo. - rise.
- Unisciti a noi questa mattina. - dissi.
- Volentieri!- rispose - lo dico agli altri e vi raggiungo-
Aspettai che avesse finito,  dopodiché ci dirigemmo al tavolo.
- Sara,  disse Thomas,  che piacere vederti. - e si abbracciarono.
- Sempre più brutto tu. - disse scherzando lei.
- E tu sempre più gentile. - rispose lui.
Ci sedemmo e ordinammo la colazione.
- Allora,  iniziò lei, ci sono novità? - e alzò in modo provocatorio il sopracciglio.
Risi.  - può essere. - e guardai Thomas.
- Da quanto siete qui? - chiese.
- qualche giorno,  rispose Thomas,  tu piuttosto,  ti sei portata un esercito al seguito. - disse ridendo.
- Beh,  rispose lei,  lo sai,  amo circondarmi da gente che proviene da tutto il mondo. -
- Signor Watson,  interruppe il cameriere,  la vogliono al telefono. -
Sbuffò.
- perdonatemi- e si alzò.
Io e Sara ci fissammo negli occhi.
- Dimmi un po', dissi,  come va con John? -
-Beh,  va.- disse sospirando.
E rise.
- ma non voglio parlare di me,  aggiunse,  dimmi un po', ti ha chiesto quello che ti aspettavi? -
- Quasi.- risposi.
- Ma la risposta è quella che immagino,  giusto? - e bevve il suo caffè.
Sorrisi e abbassai lo sguardo.
- Non lo so. - dissi.
- Come sarebbe a dire ' non lo so'?-
- vorrei parlarti proprio di questo. - dissi.
Rimase in silenzio,  osservandomi.
Poggiò entrambi i gomiti sul tavolo e si avvicinò.
- Racconta! - disse.
Esitai un momento.
- Mi sono innamorata. - dissi
- Come sarebbe a dire...di un'altro? -
Negai con la testa.
- Allora non capisco. - disse.
Sospirai.
-  Ho conosciuto una donna - dissi sottovoce.
Rimase in silenzio,  fissandomi.
- La conosco da poco,  ma...credo di amarla. - mi fermai un istante. - con lei tutto mi sembra diverso ed è come se mi conoscesse da sempre. L' ho conosciuta qualche giorno fa sopra la funivia,  da quel giorno ci vediamo tutte le notti. Ieri notte è successo qualcosa...-
Bevve silenziosamente un altro sorso di caffè,  non smettendo di osservarmi.
- Avevo bisogno di dirlo a qualcuno,  dissi,  e tu sei la persona che più di chiunque altro mi capisce. -
Annuì.
- è vero. - disse.  - io ti capisco. - e sorrise. - capisco anche che tu in questo momento sia in uno stato confusionario nella tua testa,  per questo il consiglio migliore che ti posso dare è quello di seguire il tuo cuore. Sarei stupida a dirti di smetterla subito,  anche se sarebbe la cosa più logica (rise) ma sappiamo tutti che la logica va a farsi fottere in questi casi. - e sorrise.  - Stai attenta però. -
Si alzò per abbracciarmi.
- Ho sempre saputo che qui dentro si nascondeva una piccola lesbica. - e rise.
Lo stesso feci io.
- Se davvero pensi di amarla,  disse tornando seria,  allora fallo. Però cerca di non fare soffrire nessuno,  perché in questo momento magari non te ne accorgi,  ma stai facendo del male a Thomas e a questa donna.-
Mi fissò dritta negli occhi,  senza aggiungere altro.
Restai in silenzio.
Sorrise e andò via, verso il suo gruppo.
- Dov'è andata? - chiese Thomas,  arrivato in quel momento.
- la stavano chiamando. - risposi,  fissandola.

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