6° Giorno pt2

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Quella notte raggiunsi la casa nel bosco prima dell'orario previsto.
Era deserta,  Cate non era ancora lì.
Mi guardai intorno e frugai nei cassetti accanto al letto.
Trovai un diario.
Sapevo che non avrei dovuto aprirlo,  ma la scena di quella mattina...
Lo aprii.
Lo sfogliai velocemente finché una fotografia non scivolò sul pavimento.
Mi chinai per raccoglierla e quando la presi la osservai attentamente.
Cate,  sorridente e con un paio di grossi occhiali da sole,  sedeva accanto ad una donna dai capelli neri.  Anche questa sorrideva.
Era la donna di quella mattina,  solo...molto più giovane.
Con la bocca semi aperta e sconvolta,  lasciai scivolare la foto.
In quel momento sentii un rumore provenire dalle mie spalle.
- Eleanor. - sentii dire.
Posai velocemente il diario e mi voltai.  La vidi,  immobile,  davanti la porta.
- Eleanor,  ripeté,  che cosa stai facendo? -
Mi abbassai e presi la foto.
- Chi è lei? - chiesi mostrando la foto.
Rimase apparentemente impassibile.
- Vi ho viste stamattina,  sembravate felici. -
Sospirò.
- È la sorella di mio marito. -
Allora trasalii.
Era sposata,  avrei dovuto immaginarlo.
- Tu...sei sposata? -
Si avvicinò a me,  era così vicina che riuscivo a distinguere ogni dettaglio del suo viso.
Mi tolse la foto dalla mano e la gettò via.
Iniziò a ridere.
- Beh,  disse,  no - e rise - ma lo sono stata.  Anni fa. -
- Avevo notato l'anello. -
- Sì,  disse ridendo,  si chiamava Edgar Thompson.  Un musicista,  come me. -
Abbassò lo sguardo,  massaggiandosi i capelli.
- Avevo solo 17 anni quando ci siamo conosciuti - continuò - suonava il pianoforte. - e sorrise alzando lo sguardo.
- Ci innamorammo subito e a 23 anni eravamo già pronti alle nozze. -sorrise e si fermò per un istante.
- ci sposammo in Italia,  proseguì,  fu tutto così magico. Passammo 5 anni di passione,  eravamo innamorati e... felici. -
Il modo in cui pronunciò 'felici' mi fece venire i brividi.
Il suo viso cambiò luce.  I suoi occhi diventarono lucidi.
Sospirò.
Poggiai la mano sopra la sua.
- Un giorno,  disse,  partì per un viaggio con la sua band. - i sospiri si fecero sempre più profondi e continui,  vidi una lacrima scendere giù per il viso.
- Dovevano suonare in America. -  cercava di sorridere in mezzo alle lacrime che avevano iniziato a scenderle sulle guance. 
Proseguì.
- era il sogno della sua vita sin da ragazzo.  - si fermò. - Nel frattempo scoprì di essere incinta. - sorrise - e credimi,  ero la donna più felice del mondo. -
Rimase in silenzio per qualche secondo,  iniziando a respirare affannosamente.
- Ma lui non tornò più. - disse alla fine.
Si morse il labbro e iniziò a piangere.
- Morto. - disse fra le lacrime. 
- e come se non bastasse,  aggiunse,  anche il bambino. -
Mi avvicinai a lei e la strinsi forte a me.
Cercava di soffocare i singhiozzi. Sentivo le sue lacrime bagnarmi la spalla.
Tremava tutta.
Si scostò da me,  asciugandosi le lacrime e cercando di sorridere.
- Sono passati più di 10 anni ma ci sto ancora male. - e ricominciò a piangere. La strinsi più forte di prima.
- Ci sono io adesso,  non pensarci. - dissi istintivamente.
- Per sempre? - disse.
La fissai in silenzio.
Si scostò e mi fissò negli occhi.
- Scusa,  disse asciugandosi le lacrime,  non volevo. -
- Cate,  dissi,  non posso prometterti qualcosa che non sono in grado di mantenere. -
Si allontanò da me.
Rise e sorrise,  cercando di dimenticare tutto,  ma sapevo benissimo che stava fingendo in quel momento.
- Elisa,  sua sorella,  disse ritornando al discorso precedente,  è venuta perché voleva inviarmi al suo matrimonio. -  iniziò a ridere - e tu credevi che...- e rise.
- no. - dissi velocemente,  mentendo.
Mi guardò e sorrise.
Cambiò nuovamente discorso.
- Come prosegue il racconto? - disse. Si avvicinò.  Poggiò una mano sulla mia spalla e iniziò ad accarezzarmi i capelli.
- Va sempre meglio. - risposi.
Sorrise;  - di preciso,  disse,  di che cosa tratta? -
Si alzò e si sedette di fronte a me e mi fissò con i suoi splendidi occhi azzurri.
- Di una donna,  dissi,  che si innamora di un'altra donna.  Ma il loro amore non è un amore come tutti gli altri,  il loro è un amore quasi spirituale,  non è legato al sesso e nemmeno alla passione frenetica,  bensì è un amore legato alla mente,  al pensiero,  una sorta di amore platonico. Un amore proibito forse. - mi bloccai e chiusi il libro,  fissandola.
- Un amore destinato a finire presto a causa di limitazioni imposte dalla società,  ma che nonostante tutto è un amore reale, forse più reale di quello fra un uomo e una donna. -
I suoi occhi tornarono a riempirsi di lacrime.
Con la bocca acida e la voce tremante pronunciai quelle parole che tutti hanno paura di sentire: - Ti amo. -

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