1° Giorno pt 2

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Cercai invano di dormire ma il viso di quella donna non faceva altro che tornare a occupare la mia mente.  Non riuscivo a smettere di pensare a quegli occhi penetranti,  a quelle labbra carnose e quel sottile filo di rughe attorno gli angoli della bocca.
La stanza era silenziosa e l'unico suono era il ticchettio dell'orologio.
Mi rigirai continuamente nel letto finché non si fece l'una di notte.
A quel punto mi alzai silenziosamente infilandomi pantofole e indossando la vestaglia.
Mi avvicinai a Thomas.
- vado un momento di sotto a bere un bicchiere d'acqua. - dissi sussurrando nell'orecchio di Thomas.
- va bene- farfugliò lui con la voce impastata dal sonno.

Percossi lentamente il corridoio per raggiungere le scale e scendere al piano di sotto dove vi era il bar.
La stanza era ben illuminata e riscaldata,  merito del camino che vi era infondo.
Un cameriere stava portando una bottiglia di Vodka a due signori seduti accanto una delle tante finestre.  Una giovane coppia sedeva sul divano accanto al camino,  erano abbracciati e si scaldavano a vicenda.
mi sedetti in un piccolo tavolo accanto la finestra che si affacciava su una grande valle innevata.  Il paese era ben visibile,  illuminato dalle luci delle case e dei lampioni delle strade.
Un cameriere si avvicinò a me.
Ordinai una tazza di latte caldo e qualche biscotto.  Parve sorpreso nel vedere una donna sola a quell'ora della notte,  non potevo non biasimarlo.
Sentii una voce femminile provenire dal bancone e ordinare una cioccolata calda,  nel frattempo il mio latte era arrivato.
Ringraziai il cameriere sorridendo e alzai lo sguardo guardando in direzione del bancone.
Quello che vidi mi lasciò a bocca aperta.
Il sorriso sparì dal mio volto per cedere il posto ad un'espressione stupita e,  forse, timorosa.
Era proprio lei,  avrei riconosciuto quei capelli ovunque,  nonostante li avessi visti solo una volta.
Si voltò proprio verso di me e parve sorridere.  Non ne sono certa perché cercai di abbassare lo sguardo velocemente.
Sentii rumore di passi che si andavano avvicinando sempre di più, finché una leggera ombra non oscurò il tavolo.
La donna prese la sedia e si sedette di fronte a me,  sorridendo.
Emise un piccolo sospiro sedendosi.
Alzai lo sguardo,  confusa.
- Non ti sembra buffo? - esordì lei.
- Come scusi? - dissi
Rise,  forse notando il mio sguardo confuso.  Iniziò a roteare la testa.  Mi fissò negli occhi e sorrise.
- Intendo,  disse,  non ti sembra buffo il fatto che è la seconda volta nell'arco di una giornata che le nostre vite si incrociano? - e sorrise mostrando i suoi meravigliosi denti perfettamente bianchi e quel sorriso quasi materno.
Non smise nemmeno per un momento di osservarmi.  Aveva la voce dal tono grave e dolce,  non riuscirei mai a descriverla completamente,  era semplicemente affascinante.
Risi anche io,  forse per via del carattere sfacciato della donna.
- Coincidenze. - dissi poggiando sul tavolo la tazza.  Osservava tutti i miei movimenti,  uno per uno,  non smettendo di sorridere. - Non credo alle coincidenze. - disse quasi sussurrando e con un tono serio e fermo.
Alzai lo sguardo e la guardai con curiosità,  non riuscivo a fissarla a lungo,  avevo paura che se lo avessi fatto mi sarei persa in quello sguardo.
Iniziò a ridere,  che risata meravigliosa che aveva.
Nel frattempo,  anche la sua cioccolata era arrivata.
- Io credo- disse roteando il cucchiaio dentro la tazza fumante - che non sia affatto una coincidenza se stanotte siamo entrambe qui. -
Si fermò per un istante,  sorridendo.
- credo sia il destino. - aggiunse.
Abbassai lo sguardo e risi fra me e me.  - il destino...- ripetei sottovoce.
- Sì,  il destino! - esclamò.  Si fece improvvisamente seria.
- eravamo destinate a conoscerci,  proseguì,  l'ho capito questa mattina. - mi fissò intensamente e fui costretta a guardarla negli occhi.
Per un momento nessuna delle due disse nulla,  ci limitammo a fissarci negli occhi.
- Non sono pazza. - disse improvvisamente e scoppiò a ridere.
Feci lo stesso
- Non l'ho mai pensato- dissi.
Quanto terminò di ridere tornò seria,  pur non smettendo di avere un'aria felice e tranquilla.
- cosa ci fate qui? -chiese.
- non riuscivo a dormire. - risposi e bevvi un sorso di latte.
- No,  rise,  intendo,  cosa ci fate qui su queste montagne? -
- Aah, risi,  sono qui per una vacanza. - e poggiai la tazza di latte.
Annuì lentamente.
La avvicinai i biscotti.
- No,  grazie. - disse lei.
- E voi? - chiesi.
- Oh,  ti prego,  disse,  dammi pure del tu. - rise,  poi proseguì - ci vengo spesso-
Sorrisi abbassando lo sguardo.
- Il mio nome è Cate Granger. - disse sorridendo.
- Eleanor Bailey - risposi.
- Bel nome. -disse.
Arrossii leggermente.
- Sei una scrittrice? - chiese.
Trasalii.
- Ma,  dissi,  come avete...come hai fatto?  - e iniziai a ridere.
- La mano,  disse sorridendo e indicando la mia mano sinistra,  hai una piccola malformazione nel dito medio,  una sorta di rientranza,  tipico per chi scrive parecchio.  E tu lo hai nella mano sinistra,  quindi sei mancina. -
- wow...- la mia sorpresa era immensa - sei una buona osservatrice. -
Rise.
- Io sono una musicista,  disse, violinista, per l'esattezza. -
- Incantevole- dissi.
- Lo è! - disse - in questo momento sono alla ricerca di una buona compagnia musicale.
- Io sono in pausa al momento, dissi,  anche se in realtà non smetto mai di scrivere. -
Mi fissava quasi come se fosse affascinata.  Il suo sguardo aveva un qualcosa che non sarei in grado di descrivere.  Però c'era qualcosa in quello sguardo.
Uscì una sigaretta da una tasca dei pantaloni e l'accese.
- Sei una persona misteriosa. - disse fissandomi e iniziando a fumare la sigaretta.
- Mi piacciono le persone misteriose. - aggiunse.
Mi limitai a sorridere,  non sapendo come reagire.
Sentii l'orologio suonare.
Erano le due di notte.
- Cate,  dissi dopo aver fissato l'orologio,  è stato un piacere conoscerti. - mi alzai porgendole la mano.
- vai già via? - disse lei.
- il mio ragazzo mi aspetta di sopra. -
- oh,  hai un ragazzo. Ti auguro il meglio con lui. - e si alzò.
- grazie- Dissi leggermente imbarazzata.
- è stato un piacere. - aggiunsi.
- anche per me,  Eleanor. - sorrise.
Prima che potessi andarmene si avvicinò al mio orecchio,  quasi volesse baciarmi,  e disse: - vediamoci domani,  stessa ora,  stesso posto. Ci conto. - e mi fissò negli occhi.
Rimasi con lo sguardo perso nel vuoto.
Sorrise e se ne andò.
Rimasi qualche secondo confusa e spaesata. Poi tornai in camera,  quasi ridendo.

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