14° Giorno

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Quegli ultimi due giorni furono pieni di 'sorprese', ma tuttavia passarono molto lentamente.

Ero andata per l'ultima volta al Parco Degli Acri e avevo visto da lontano la casa infondo al bosco. Ero risalita nella funivia, avevo fatto colazione al bar, avevo osservato per l'ultima volta le montagne e il paesaggio innevato, avevo ricevuto la telefonata di Reynolds, la casa nel bosco era andata in fiamme, il letto era rimasto integro, non avevo più continuato il racconto.

No, non l'avevo più fatto. L'avevo messo da parte. Ero pronta a dimenticare e poi leggerlo, ma soprattutto scriverlo, mi faceva solo del male; sentivo il cuore stringermi e le lacrime scendere giù sole.

Non avevo più rivisto Cate da quella notte, fatta eccezione per quella brutta mattina, ma ancora mi chiedo se sia stata solo una visione, e non avevo più avuto sue notizie. Avevo seriamente iniziato a pensare che fosse ripartita. E forse, se lo fosse stato davvero, sarebbe stata la cosa migliore. Non avrei sopportato di rivederla una mattina su quella funivia, non di nuovo.

Anche se avevo intenzione di dimenticare, nel profondo speravo sempre di rivederla, anche per caso, nell'androne dell'albero, almeno un'ultima volta.

I bagagli erano pronti, non mancava quasi più nulla. Da lì a poco saremmo stati in viaggio verso casa.

Niente più neve, niente più scii, niente più Cate.

Avevo riflettuto molto sul mio futuro, su Thomas, non ero ancora riuscita a prendere una decisione, una volta a casa ci avrei dormito su.

Thomas aprì la porta della stanza e scese alcune valigie, scesi con lui scendendo la mia borsa e la mia valigia.

Tutti i ricordi di quegli 11 giorni mi tornarono in mente mentre scendevo le scale.

Il tempo si fermò, vedevo forme indistinte e i suoi erano impercettibili.

I suoi occhi, le sue labbra, il suo profumo, era lei. Era la sua immagine. Si formò davanti a me proprio come il giorno prima fuori dalla finestra. Si stava avvicinando sempre di più, fin quando non mi fu vicina e... - Eleanor, sei pronta ? – svanì.

Thomas era immobile a fissarmi.

- Sì. – dissi poggiando le ultime valigie.

- Vado a caricarle. – disse.

L'aria era fresca, il cielo leggermente annuvolato. Fui pervasa da un forte senso di malinconia.

Ancora un'altra volta ripensai al viaggio, succedeva troppo spesso: la partenza, l'arrivo, le gare di scii, le notti d'amore e poi ancora lei, il nostro primo incontro su quella funivia, il nostro primo bacio sotto quella grande quercia, le notti trascorse nella casa in fondo al bosco, la candela, il racconto, le carezze, i ' ti amo' sussurrati, i baci nascosti.

Il romanzo era dentro la borsa, iniziarono a balenarmi nella mente le parole che pronunciai quando Cate mi chiese il perché della storia: "Perché? è semplice. Quando tutto questo sarà finito l'unica cosa che mi permetterà di ricordare ogni minino secondo della nostra storia sarà proprio questo romanzo, per questo immortalo ogni singolo istante che passo in tua compagnia, per poterlo imprimere per sempre. "

Una lacrima mi tagliò la guancia.

Dovevo rivederla, avrei dovuto cercarla prima. Era troppo tardi adesso. Non avrebbe saputo del bambino.

Ma a lei non importava più.

D'altronde, era spensierata quella mattina.

Sentii un pianto soffocato di una donna alle mie spalle.

Mi voltai di scatto e... la vidi.

I capelli legati, gli occhi lucidi, le labbra ricurve.

era appoggiata alla porta che dava sul retro. Indossava una lunga veste nera e degli scarponcini. Teneva le braccia incrociate.

Tentava di trattenere i singhiozzi e le lacrime.

- Tom.- dissi voltandomi verso di lui.

Alzò lo sguardo e si voltò.

- Ho dimenticato una cosa nell'altra stanza, torno subito. –

Annuii.

Mi voltai e vidi che era sparita, così iniziai a correre cercandola. Corsi per tutto l'androne, uscendo nello spiazzale sul retro. La vidi entrare dentro un piccolo box in legno.

La raggiunsi il più velocemente possibile ed entrai chiudendo velocemente la porta.

Era buio.

- Cate, dissi, fatti vedere. Ti prego. –

La luce si accese improvvisamente. Eravamo immobili l'una di fronte all'altra. Aveva il volto rigato dalle lacrime.

Non riusciva più a trattenere i singhiozzi. Mi avvicinai a lei e la strinsi forte a me. Non so perché lo feci.

La guardai dritta in viso.

Ci baciammo. Ci baciammo per l'ultima volta. Provai un'intensa tristezza in quel bacio, non era come tutti gli altri, non l'avrei più rigustato.

- Chi erano quegli uomini... io... -

Poggiò il suo dito sulle mie labbra.

- La gente assimila il dolore in modo diverso. Io avevo bisogno di stare in società, o sarei caduta in depressione. – disse

- Odio farmi vedere in lacrime dalla gente, lo sai. – aggiunse. – sei l'unica che mi abbia mai visto piangere. –

Rimasi immobile.

Abbassai lo sguardo.

- Dove sei stata? – dissi – ho temuto il peggio. –

- Ero sempre ad osservarti. – disse accarezzandomi il viso.

- La casa... cosa è successo? –

- L'ho distrutta. – disse. – Proprio la mattina in cui mi hai visto per l'ultima volta. ho lasciato cadere la candela e sono scappata via. –

Scossi il capo. – ho pensato sino alla fine che tu fossi stata lì dentro e ho immaginato il peggio per un momento. – iniziai a piangere.

Mi prese la mano e la strinse.

- Non andare. – sussurrò. – vieni via con me. –

Abbassai lo sguardo.

- Non posso. – risposi a bassa voce.

- Perché Eleanor? – disse piangendo.

- Perché è complicato. Non è solo paura. – risposi.

- E allora dimmelo- gridò con voce tremante.

Abbassai nuovamente lo sguardo, dovevo dirle la verità.

Presi nuovamente la sua mano, ma questa volta non la strinsi a me; lentamente la portai verso mio petto, poi iniziai a scendere, scesi sino al grembo.

Delicatamente glielo feci percorrere tutto.

Alzò lo sguardo e tirò indietro la mano. Mi fissò e sembrava volesse dire '' è questo che ti tiene legata a lui ' .

Iniziai a piangere, lei fece lo stesso.

- Mi dispiace. – dissi.

Mi voltai e uscii, lasciandola sola, in lacrime.

Mi affrettai a tornare alla porta d'ingresso.

Thomas era già seduto in auto che aspettava.

Accelerai il passo ed entrai in auto.

- Possiamo andare. – dissi.

Mise in moto.

La vidi avvicinarsi alla porta, in lacrime.

La macchina partì e lei restò immobile a fissare l'auto.

Lessi un – ti amo. – fra le sue labbra.

Vidi la sua sagoma farsi sempre più lontana e rimpicciolirsi, fino a quando l'auto non svoltò e di lei non rimase solo che un meraviglioso ricordo.


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