Shopping, cene e strane proposte.

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I raggi solari colpivano il volto chiaro di John Watson, rannicchiato nel letto a due piazze del suo attuale compagno, Sherlock Holmes.
Avevano passato la notte a stringersi, il soldato con il respiro contro il petto del genio che lo stringeva a sé.
E magnificamente ogni suo incubo spariva, aveva compreso che una buona terapia fosse lui.
Sherlock era la cura, la conclusione a tutte quelle notti insonni.
Lentamente le palpebre di Watson dovettero sbattere prima di abituarsi alla luce, svegliandosi definitivamente.
Lo spazio accanto a lui era vuoto, probabilmente si era già alzato, come aveva sempre fatto, delle voci giungono alle sue orecchie.
Una è di certo quella di Holmes, l'altra, Mycroft?
Si alza e, ancora in pigiama raggiunge il salotto ammiccando uno sbadiglio rivolgendo uno sguardo ai due.
'Buongiorno Watson.' Salutò il maggiore dei fratelli che, con il suo ombrello nero mantenuto fermamente sul pavimento dalla mano destra, era appoggiato vicino al camino con le caviglie incrociate.
Vestito con i soliti abiti eleganti.
Un panciotto color ambra copriva la fila di bottoni di una camicia bianca ben stirata, una cravatta rossa, allacciata perfettamente, si nascondeva tesa, nella scollatura del panciotto.
Aveva ancora la giacca, ambra come i pantaloni, ciò fece dedurre che fosse arrivato da poco o che semplicemente avesse fretta di andarsene.
«Oh, ciao Mycroft, come mai qui?» Domandò il biondino andando verso il proprio ragazzo.
"Myc." Lo corresse quest'ultimo.
«Myc? Da quando lo chiami così?» Rise divertito sedendosi sul bracciolo della poltrona del ricciolino.
"Da quando so che gli dà fastidio." Sorrise abbastanza sghembo il genio, rivolgendo uno sguardo al fratello maggiore che si limitò ad alzare gli occhi al cielo.
Sherlock si sistemò il colletto della camicia bianca, coperta da una leggera giacca nera, prima di allungare la mano destra sulla gamba del soldato.
"Stai scomodo John? Se vuoi puoi andare a sederti sulla tua poltrona, per me non si sono problemi." Gli sussurrò poi all'orecchio, Watson scosse la testa poggiando la mano sulle sua accarezzandogli le lunghe dita affusolate, intrecciandole poi alle sue.
Puntò poi gli occhi scuri in quelli chiari del moro ammiccandogli un sorriso ricambiato.
'Avete finito con questo teatrino?' Commentò apaticamente il fratello ancora lì, in piedi.
Sherlock lo guardò e, con il sopracciglio sinistro alzato in modo interrogativo, portò John sulle proprie gambe lasciandolo scivolare dal bracciolo.
«Sherlock!» richiamò lui completamente preso di sorpresa, dopo un bacio veloce.
Sapeva di averlo fatto per provocare il fratello, era una competizione perenne la loro, ma infondo si volevano bene ed ognuno si preoccupava per l'altro.
Mycroft però lo dimostrava un po' di più, imponendo al minore di indagare su casi che potevano metterlo in serio pericolo, causa per cui quella mattina era passato di lì.
'Comunque sono qui perché io e il mio bellissimo fratellino, dovevamo parlare di problemi in famiglia.' Iniziò il più grande rompendo quella tensione, riferendo al più piccolo uno sguardo tra il 'ti voglio bene.' e il 'taci o ti stacco la testa.'.
Poi passò al medico ammiccando un ghigno, che si avvicinava vagamente ad un sorriso.
"Sì e se ne stava appunto andando." Scostò John dalle proprie gambe e si alzò per aprirgli la porta.
"Aspetta come si dice..."
Fece finta di pensare tenendo in pugno la maniglia della porta.
"Oh, sì, ciao, ciao." Sorrise sghembo indicando l'uscita con la mano, Mycroft lo raggiunse lasciando oscillare in aria l'ombrello prima di riporlo sul pavimento.
'Fratellino, sta attento e non immischiarti in affari che non ti riguardano.'
Gli sussurrò prima che il riccio potesse chiudergli la porta in viso.
«Problemi in famiglia?» Chiese il dottore sedendosi sulla propria poltrona.
"Eredità." Rispose il più alto.
«Di?»
"Un parente lontano, non lo conosci." Si affrettò a rispondergli raggiungendolo e passandogli una veloce manata tra i capelli corti, scaturendogli un leggero sorriso.
Poi lo vide allontanarsi e chiudersi la porta della camera alle spalle.
Sospirò e protese il braccio per prendere il giornale sul tavolino, lasciando poi scorrere gli occhi blu sulle righe ad inchiostro nero.

So che non ti toglierai dai piedi.
Così ti ho offerto una cena con John Watson, magari così ci ripenserai.
Quel caso non è per te, Sherlock.
MH.

Thin lips & curly hair || Johnlock (one shots) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora