Inutile dire che a scuola non sono il massimo della concentrazione.
Ho in mente la partita di pallavolo che farò domenica in cui potrò far veder cosa valgo. Sono stanca che l'allenatore mi dica sempre che posso migliorare. So che lo fa per stimolarmi a dare il massimo di me, ma se ogni tanto, invece di rimproverarmi per ogni piccola cazzata, mi facesse un complimento, sono convinta che otterrebbe di più.
Non importa, so io quello che valgo e glielo dimostrerò.
«Bene, ora interroghiamo» comunica la prof di tedesco e comincia a far scorrere la penna sul registro cartaceo che ancora si ostina a tenere nonostante a scuola tutto sia informatizzato.
Sarà perché le cinquanta primavere le ha superate da un pezzo, forse anche le sessanta, a giudicare dal suo aspetto.
Di suo, avrebbe anche la fortuna di essere piuttosto snella se non fosse per una prominente pancetta, ma alla sua età si può anche giustificare. Quello che invece colpisce guardandola è come si veste. Indossa dei leggins a fantasie floreali colorate con sopra delle magliette aderenti che evidenziano per l'appunto, la sua pancetta.
Per non parlare delle scarpe che porta. Hanno una linea anni venti, con delle enormi fibbie davanti. Mi chiedo in quale strano mercato vintage riesca a scovarle. Sono così orribili che farebbero rivoltare nella tomba anche la mia bisnonna Genoveffa...
A volte penso che il suo orrendo gusto per la moda lo abbia ereditato dai tedeschi, ma poi mi convinco che anche loro nel tempo sono migliorati, solo lei è rimasta indietro di quarant'anni...
«Martini, esci tu» annuncia.
Spendido! Penso sbuffando piano per non farglielo capire. Ho una voglia di essere interrogata in tedesco...
Mi alzo lentamente dalla sedia, intanto lei continua a far scorrere la penna sul registro cartaceo finché si ferma sul nome dell'altro malcapitato.
«Franzin, anche tu.»
Filippo esce dal banco e ci accostiamo alla cattedra.
«Bene, prima mi spiegate bene i modali, in italiano e poi passiamo a controllare gli esercizi che vi avevo assegnato.»
Che palle, ci tratta come se fossimo dei mocciosi delle medie!
Finalmente l'ora di tedesco finisce e anche le due successive di lettere. Quando suona la campanella della ricreazione, mi precipito in bagno.
«Ehi, Alex, non mi aspetti?» mi apostrofa Gioia.
«Ehm... ho una certa urgenza.»
«Anch'io, aspettami.»
Per fortuna, i bagni sono liberi e non dobbiamo fare la fila, poi passiamo al bar della scuola e ci prendiamo qualcosa da mangiare alle macchinette, visto che mi sono dimenticata la merenda a casa.
«Che ne dici di fermarci a scuola nel pomeriggio e studiare un po' insieme?» mi propone ed intanto anche Anna ci ha raggiunte.
«Sì, bella idea» commenta tutta contenta.
«Veramente non posso» preciso loro.
«Perché? Dai, l'allenamento è soltanto alle cinque» insiste Gioia.
«L'allenamento sì, ma alle tre vedo vedermi con Riccardo.»
Anna solleva la testa rizzando le antenne.
«Chi è Riccardo?» chiede curiosa.
«Pfff, lascia perdere» rispondo.
«No, sono curiosa anch'io. Chi è Riccardo?» si intromette Gioia.
«E' il tipo che mi dovrà dar ripetizioni di matematica.»
«Figo?» chiede Gioia ancor più incuriosita.
«E che ne so?» rispondo seccata. «Ho trovato un foglietto con il numero di cellulare di un tizio che si soffriva di dare ripetizioni e l'ho chiamato, giusto per far star zitta mia madre che mi sta facendo una testa solo perché ho preso un cinque in pagella. Ma cosa sarà mai?»
«Che palle, le madri» commenta Anna. «Figurati che la mia rompe perché non vado bene in latino.»
«Ma com'è sto tizio?» chiede Gioia, risoluta a non mollare l'osso. «Ma è un prof?»
«No, è uno studente di ingegneria.»
«Magari è bello» risponde Anna, con lo sguardo sognante.
«Non credo» la contraddice Gioia. «Sarà il solito nerd con gli occhiali spessi e la faccia da secchione.»
La guardo facendo una strana espressione di condiscendenza.
«Con la fortuna che mi ritrovo, sarà il solito sfigato» dichiaro.
«Non essere così negativa, magari è carino...» mi incoraggia Anna. Lei è l'anima romantica delle tre, sempre pronta a sognare il grande amore. «Magari è bello come Matteo...»
«Dipende dai gusti» commento un po' acida.
Cosa ci trovi in Matteo, proprio non capisco.
E' un nostro compagno di scuola e quindi, per definizione, piccolo. A me non interessano i ragazzi della mia età, mi sembrano un po' troppo immaturi.
Matteo è un ragazzo simpatico, fa sempre battute divertenti e si sta bene in sua compagnia, ma al di là di questo proprio non mi interessa. So che per lui non è lo stesso, che ha una certa simpatia per me fin dal primo anno di liceo, ma purtroppo per lui non lo corrispondo per niente.
Con buona pace di Anna, che gli sbava dietro probabilmente dallo stesso periodo, ma ancora senza risultato.
Forse un giorno dovrei provare a far qualcosa per cercare di farli mettere insieme, chissà!
La campanella suona ancora richiamandoci all'ordine per le ultime due ore della giornata: una di scienze ed una di matematica.
Allegria!
A fine mattinata saluto le mie amiche che hanno deciso di non trattenersi a scuola e mi avvio verso casa, dove trovo mia mamma che mi ha già preparato il pranzo.
Ha un lavoro part-time e qualche volta lavora soltanto al mattino. Oggi è uno di quei giorni ed il vantaggio è che non devo cercare di cucinare qualcosa al volo, né riscaldarlo.
Siamo a casa soltanto noi due perché mio padre pranza sempre alla mensa aziendale mentre mia sorella Sydney, che frequenta il primo anno del liceo classico, nella mia stessa scuola purtroppo, oggi si ferma a scuola per prepararsi ad un torneo di grammatica.
Beh, sia io che Sydney non brilliamo certo in matematica.
Mah, dev'essere un difetto di famiglia, con buona pace di mio padre che invece fa il revisore dei conti e deve confrontarsi con i numeri tutti i giorni.
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DISEQUAZIONI DI SECONDO GRADO
Teen FictionMi sono sempre chiesta chi si sia preso la briga di inventare la matematica. Forse qualcuno che non aveva altro di meglio da fare nella vita o qualche sadico che ci teneva ad umiliarmi costringendomi ad aver bisogno di ripetizioni. Che palle! Che po...