capitolo 7

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Finalmente arriva sabato e con esso anche la fine delle lezioni a scuola.

E' stata una mattinata pesante, con la prof di tedesco che rompeva e quella di filosofia che pretendeva la nostra attenzione all'ultima ora.

Cioè, ma si rende conto?

Raggiungo i miei amici nel giardino della scuola.

«Ci siamo tutti?» chiede Matteo avvicinandosi a me e facendomi un sorriso dolce. E' sempre molto carino con me e a me dispiace per la strana situazione che si è venuta a creare. Lui è un mio amico, mi trovo bene con lui, ma so che piace ad Anna ed ogni volta che lui si avvicina quasi mi sento in colpa.

«Hai già visto Anna?» gli chiedo infatti, sperando che a forza di nominargliela, lui la noti un po' di più.

«Credo sia andata in bagno» mi risponde.

Beh, almeno un po' di impegno ce lo ha messo.

«Dai, raga, veloci» ci sollecita Filippo.

«Un attimo, manca Anna» precisa Gioia mentre si avvicina al gruppo.

In quello, mi giro e noto mia sorella Sydney con un gruppo di amiche. In particolare, le sorelle Nardi, con cui ultimamente è sempre insieme.

Mi passa accanto guardandomi con la sua aria altezzosa e squadrandomi dalla testa ai piedi come se avesse appena visto un fantasma.

«Non torni a casa?» mi chiede acida vedendomi ferma con il mio gruppo di amici.

«No, mi fermo via. Mamma lo sa» le preciso, così le evito la fatica di fare la spia e al tempo stesso mi guardo bene dal dirle che andrò a vedere la partita. Detesto trovarmela intorno ed ancor più vederla a fare la gattamorta con tutti i ragazzi che incontra.

A volte penso che non sarebbe stato male se avesse scelto di frequentare un altro istituto almeno non avrei dovuto incrociarla ogni giorno. Invece, purtroppo, ha pensato bene di venire al Marco Polo, cioè la mia stessa scuola e quindi anche se il liceo classico ha un ingresso dall'altro lato dell'edificio, il giardino è comune e lungo i corridoi ci capita spesso di incrociarci.

Mi rivolge un'occhiata di sufficienza e poi rivolge lo sguardo su Matteo.

«E tu, la smetti di fissarmi le tette?» gli chiede acida.

Già Sydney è una tavola da surf, figuriamoci sotto il giubbotto. Matteo non avrebbe visto nulla nemmeno se fosse stato dotato di raggi x ultra laser. Lui infatti comincia a ridere, sempre più forte.

«Perché? Hai anche le tette? Non mi sembra» commenta fissando lo sguardo sul suo inesistente decollété. «Quelle di Alessandra sono signore tette!»

Queste sì che sono soddisfazioni!

Gli rivolgo un sorriso divertita. Non contento, Matteo decide di continuare ad infierire.

«Le tue sono...» prende una pausa apposta per creare un certo effetto, mentre Sydney lo fissa in aspettando che continui. «Due brufoli?»

E riprende a ridere sonoramente.

Sydney lo fulmina con gli occhi, commentando acida:

«Gay.»

«Gay a me?» le chiede Matteo mettendosi di fronte a lei. «Ti sbagli di grosso, carina. Il problema è che ho ottimi gusti in fatto di ragazze e tu proprio... non ci rientri!»

Poi torna da noi.

Io mi giro dall'altra parte cercando di trattenere una risata. Mi sto mordendo l'interno della guancia. Questa scena è troppo divertente.

DISEQUAZIONI DI SECONDO GRADODove le storie prendono vita. Scoprilo ora