capitolo 6

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«Ragazzi, cosa facciamo sabato pomeriggio?» propone Gioia.

«Potremmo andare al centro commerciale» suggerisce Anna.

«Puah, che schifo!» commenta Matteo spegnendo tutto l'entusiasmo di Anna. La guardo e lei assume un'espressione triste. So che sta provando a far qualcosa per far colpo su Matteo, ma lui sembra totalmente insensibile. Come ho già detto, è maschio e questo già la dice lunga sul livello di sensibilità che può avere. E poi è piccolo e quindi di donne ne capisce ancora meno.

«Dai, non è una cattiva idea» cerco di mitigare il clima, poi provo a suggerire «magari ci fermiamo in gelateria, senza andar per negozi. Almeno finché siamo tutti insieme.»

«Così è già più interessante» commenta Matteo e mi chiedo per un momento se davvero pensi ciò che ha detto o se sia solo perché mi fa il filo e ci sta provando con me.

E quindi qualsiasi cosa dica gli va bene, di default.

Non so cosa dire per fargli capire che tra me e lui non c'è storia, ma in fondo non ha detto nulla di strano per cui preferisco non dire proprio nulla evitando di sottolineare l'ovvio.

Con buona pace di Anna che si lascia andare ad un sospiro sconsolato.

«Io non posso» precisa Filippo. «Mio fratello mi ha chiesto di andare a vedere la partita di calcio.»

Gioia rizza subito le antenne. Da sempre è interessata a Marco, il fratello di Filippo. Lui è più grande di noi, frequenta la quinta superiore e so che ha tentato più volte di convincere Filippo a presentarglielo. Si è perfino offerta di dare ripetizioni di inglese al nostro compagno di scuola pur di andare a casa sua. Peccato che Filippo in inglese sia uno dei migliori della classe.

«Andiamo tutti alla partita, allora» propone con entusiasmo.

Anna scuote la testa perplessa.

«Sempre meglio che andare al centro commerciale» ribadisce Matteo.

«Allora è deciso: tutti a vedere la partita» precisa Gioia. «Che ne dite?»

«Che a mio fratello non dispiacerà un po' di tifo» commenta Filippo. «Grazie ragazzi, non avevo nessuna voglia di andarci da solo. A me il calcio proprio non interessa, ma se andiamo tutti insieme, potrebbe perfino essere divertente.»

Guardo Gioia e vedo che un sorriso le si sta stampando in viso.

La settimana procede con le solite incombenze: scuola, allenamenti di pallavolo, studio supplementare della matematica.

Devo ammettere che Riccardo mi ha spiegato proprio bene gli argomenti che abbiamo visto, ma voglio fargli vedere che non sono una tonta e che capisco piuttosto in fretta. E quindi gli farò vedere che gli esercizi che mi ha assegnato li so svolgere e pure in modo corretto.

E poi, anche se lui è bello da far paura, non vedo l'ora di chiudere con le ripetizioni. Non voglio che mi consideri una cretina che non capisce nulla di numeri, anche se mi rendo perfettamente conto che questa è l'unica scusa ufficiale che ho per vederlo e per sperare di scambiare quattro chiacchiere con lui anche se preferirei trattare altri argomenti, magari chiedergli se ha la fidanzata.

Suppongo di sì.

E' bello, intelligente, serio. Perché dovrebbe essere ancora libero?

Per me?

Ne dubito fortemente.

Ma questo non sarà comunque un problema.

«Allora, come procede con il tuo professorino?» mi chiede venerdì pomeriggio Gioia mentre siamo nello spogliatoio e ci stiamo vestendo prima dell'allenamento.

DISEQUAZIONI DI SECONDO GRADODove le storie prendono vita. Scoprilo ora