Guardo impaziente il cellulare per consultare l'ora. Sono quasi le tre e mezza di pomeriggio e a momenti arriverà il mio insegnante di matematica.
Beh, si fa per dire insegnante.
E' uno studente e sono davvero curiosa di sapere se sarà abbastanza bravo da dirmi ciò che mi serve senza farmi perdere tempo.
Ho voglia di liquidare in fretta il capitolo "ripetizioni di matematica" cercando di prendere presto qualche sei e far star zitta quella rompipalle di mia madre.
Poi finalmente potrò dedicarmi alle cose che preferisco: giocare a pallavolo, fare shopping, uscire con le amiche, conoscere nuovi ragazzi...
Qualche volta anche studiare, certo, ma non troppo.
Fortunatamente a scuola vado molto bene e poi sto attenta quando i prof spiegano e mi faccio degli schemi già mentre parlano, così a casa perdo davvero poco tempo a studiare.
Il campanello suona e mi affretto ad andare a rispondere al citofono.
«Vado io» grido a mia madre che è in cucina mentre alzo la cornetta.
«Chi è?» chiedo, già sapendo che a quest'ora non può che essere il mio tutor di matematica.
«Sono Riccardo, sono qui per le ripetizioni.»
«Ti apro subito, sali pure. Primo piano» gli rispondo mentre premo sul pulsante per aprire il portone d'ingresso del condominio in cui abito. Mi avvicino alla porta d'ingresso di casa e la apro aspetto che faccia le scale. Lo guardo dall'alto mentre percorre velocemente i gradini. Indossa un giubbotto imbottito di colore nero ed un berretto di lana in testa, jeans chiari e stivaletti di pelle. Ha la testa china e non lo vedo molto bene mentre fa gli ultimi scalini, poi alza la testa e me lo ritrovo davanti.
Niente occhiali: nerd atipico!
«Ciao» gli dico.
«Ciao, Alessandra vero?» chiede e quando lo fa fissa su di me due occhi di un azzurro intenso.
Annuisco, deglutendo.
Ammazza, se ha dei begli occhi!
E anche la sua voce è fantastica. Dal vivo sembra anche migliore di quella che ho sentito per telefono.
«Sì, certo. Riccardo, giusto?» chiedo fingendo indifferenza e simulando di non essere stata travolta dal suo sguardo. «Vieni, entra» lo invito e gli faccio strada in salotto.
Nella stanza entra anche mia madre.
«Ciao» lo saluta e gli porge la mano «sono la mamma di Alessandra.»
«Piacere signora.»
«Sei qui per le ripetizioni, giusto?»
«Sì. Come ho spiegato ad Alessandra per telefono, vediamo di cosa ha bisogno e comincio a spiegarle qualcosa, poi vediamo come organizzarci.»
Riccardo ha un tono di voce piuttosto sicuro e sembra sapere il fatto suo.
«Vi lascio ragazzi, buon lavoro» dice congedandosi, contenta di averlo visto e sapendo che può star tranquilla visto che ha deciso che ci piazzassimo in salotto. Chissà di cosa aveva paura se ci fossimo messi in camera mia. Comunque, non è in caso di farla irritare. Devo tenermela buona anche perché vorrei tanto che mi regalasse il nuovo I-Phone.
Invito Riccardo a mettersi comodo e a togliersi il giubbotto.
Lui si leva il berretto di lana e quando lo fa scopre un taglio di capelli piuttosto corto e quasi rasato da un lato mentre dall'altro ha un ciuffo lungo fino quasi all'orecchio che si posiziona con un gesto veloce della mano.
STAI LEGGENDO
DISEQUAZIONI DI SECONDO GRADO
Teen FictionMi sono sempre chiesta chi si sia preso la briga di inventare la matematica. Forse qualcuno che non aveva altro di meglio da fare nella vita o qualche sadico che ci teneva ad umiliarmi costringendomi ad aver bisogno di ripetizioni. Che palle! Che po...