❧Tinte di capelli al bacio.

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Prima di iniziare volevo comunicarvi che questo capitolo è uno "spin-off" ossia un fuori-serie... Mi spiego meglio: narra di un episodio che non ha una particolare ripercussione sulla storia, quindi potrebbe anche essere non letto. L'ho scritto perché l'idea mi sembrava carina/dolce, so here it is!

Buona lettura♥

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C'è un proverbio cinese che dice "le malattie si possono curare, il destino no".

E se quel proverbio era vero, allora, diamine, ero fottuto. Se il mio destino era quello di dover soffrire e non potevo in alcun modo cambiarlo, ero veramente molto fottuto. Il destino non si può cambiare? È una cosa inevitabile, no? Conoscevo anche un altro proverbio che dice "per quanto un uomo possa essere veloce, il suo destino arriverà prima di lui". Conosco un po' troppi proverbi, immagino... Ma sono tutti veri, infondo. Io lo sapevo, che non avrei potuto fare niente per cambiare le cose, per cambiare quel destino che incombeva su di me, quindi a volte mi arrendevo semplicemente all'idea che, se le cose stavano andando così, allora significava che non potevo cambiarle in alcun modo.

La prima settimana era passata, e io ero sopravvissuto a stento. Wonho e i suoi amici non si erano avvicinati più a me, anche perché io stavo praticamente sempre con Nam e il suo gruppo e se non ero con loro non lasciavo mai la classe. Da un lato, ero felice della cosa, perché nessuno più osava toccarmi da quando stavo con il suo gruppo. Dall'altro però pensavo che era tutta un'enorme farsa e che, finito quel mese, sarebbe tornato tutto uguale: anche se avessi vinto, e quindi loro mi avrebbero lasciato in pace per sempre, ci sarebbero stati sempre altri pronti a rendermi la vita un inferno. Alla fine però, quella settimana non era andata poi così tanto male come avevo pensato. I giorni erano passati tranquilli, in fin dei conti. Lui continuava a starmi vicino, a trattarmi come se fossi la sua preziosa marionetta, ad abbracciarmi e a farmi sedere su di lui, tenendomi stretto, come per ricordarmi che ero suo, per quel mese, a baciarmi in quel modo così delicato, che quasi non sembrava essere vero... E io non facevo niente per impedirglielo. Mi stavo abituando a quel finto affetto che mi dava, forse perché infondo ne avevo bisogno e, anche se sapevo che era tutto palesemente finto, preferivo credere che così non fosse, che infondo qualcosa di vero c'era, che non tutte quelle carezze facevano parte di quel gioco. Ma ovviamente questo lo sapevo solo io. Solo io sapevo che infondo speravo che non tutto fosse finto, che magari arrivati alla fine del mese il gioco sarebbe finito, ma quelle carezze e quei baci no. Sì, era vero, era passato poco tempo, e io già pensavo quelle cose, ma diamine, quel ragazzo stava mandando a puttane il mio cervello così in fretta. I miei sentimenti nei suoi confronti non erano ancora del tutto cambiati, continuavo a provare una specie di odio nei suoi confronti, a adesso all'odio si era aggiunto una specie di... Bisogno. Ecco, lo chiamerei proprio "bisogno". Anche se lo odiavo, io avevo bisogno di lui. Avevo bisogno di sentirlo vicino anche solo per poco. Forse era questo il motivo per il quale non lo avevo mai allontanato da me, neanche i primi giorni in cui stavo lí, neanche prima che il gioco iniziasse. Mi maledivo mentalmente ogni volta che mi ritrovavo a sorridere pensando alle sue labbra sulle mie. Mi sentivo come una stupida ragazzina con una cotta. Ma io non ero una ragazzina né tantomeno avevo una cotta per lui. Mi sentivo così, ma non lo ero. L'unica cosa positiva di quella situazione era che, piú passavano i giorni, piú riuscivo a parlare con lui senza biascicare. A volte dicevo intere frasi, spesso gli avevo anche risposto a tono, provocando la sua riasata. Dio, che bella la sua risata.

Era Domenica, io stavo giú, sul divano, e stavo studiando per un compito di filosofia. Odiavo le materie letterarie. Mi riusciva davvero difficile ricordare tutte quelle cose senza poterle imparare a memoria. In particolare la filosofia mi rendeva ancora piú confuso del solito, con tutte quelle domande senza risposta, tutti quei dubbi... Ne avevo le tasche piene di dubbi e di domande senza risposta.

Yuanfen [NamJin.]  Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora