❧365 giorni di sole.

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Un anno dopo.

La felicità è una cosa bellissima, e io, grazie a lui, ero riuscito finalmente a capirlo. Essere felici, sentirsi amati, sentire tutte quelle belle sensazioni, la leggerezza, la spensieratezza, il solo pensiero mi rendeva ancora più felice, e Dio, non avrei mai voluto far cessare quella felicità. Era la miglior cosa che mi fosse capitata in tutta la mia vita e, anche dopo tutto quello che era successo, non avrei fatto a cambio con niente e nessuno. Era passato esattamente un anno da quando ero andato lí. Tante cose erano successe, tante cose erano cambiate, in quell'anno.

Ricordo ancora il giorno in cui avevamo deciso di dire ai nostri genitori come stavano le cose. Quello più in ansia fra i due, ovviamente, ero io. Quasi tremavo al pensiero di una loro risposta negativa. Non volevo davvero che qualcuno o qualcosa intralciasse ancora una volta il nostro cammino. Lui invece era calmo, anche troppo. Ho sempre ammirato la sua fermezza, forse perché a me è sempre mancata. Ricordo che cercò in tutti i modi di tranquillizzarmi quel giorno, ma io non riuscivo davvero a restarmene calmo. Non sono mai stato uno molto calmo a dirla tutta, bastava una folata di vento in più a mandarmi nel panico. Alla fine decidemmo che gliel'avremmo detto, piú che altro, perché tenere la cosa nascosta era davvero pesante, e mi rendeva sempre piú stressato. In realtà era stato lui a convincermi a farlo, perché diceva che un fidanzato stressato come una donna in attesa non lo voleva. Certo, mi aveva definito una donna incinta, ma non aveva tutti i torti: non ho mai saputo gestire lo stress.

Quindi, ritornando a prima: decidemmo di parlargli, e fu lui il primo a prendere parola, ovviamente. Io non ce l'avrei fatta proprio a parlare per primo. Stavo quasi per svenire a sentirlo parlare, non perché stesse dicendo cose sbagliate, ma perché ero convinto che la reazione sarebbe stata più che negativa. Alla fine andò meglio di quanto pensassi: non ci furono reazioni negative, anzi, fu come se tutti l'avessero già saputo in qualche modo. Si notava tanto? Non ne avevo idea, ma mi sentii decisamente piú leggero e meno stressato. Quella specie di confessione aveva giovato ad entrambi, e io ne ero piú che contento. L'unica che reagì male fu, in realtà, Taeyeon. Non riusciva a capire perché io l'avessi perdonato dopo tutto quello che era accaduto, e quando me lo chiedeva io mi limitavo a sorriderle e a ricordarle della storia del filo rosso, come lei aveva fatto con me tempo prima. Lei allora scuoteva il capo, non capendo davvero come avessi fatto. La capivo: vista in terza persona quella situazione era assurda, ma a me non importava. Ero felice, il resto non contava nulla per me. Ricordo che quando avevamo detto a tutti che stessimo insieme Taeyeon se l'era preso in disparte per parlargli. Quando gli chiesi cosa gli avesse detto lui mi rispose che mia sorella, se voleva, poteva mettere davvero tanta paura. Io ero scoppiato a ridere, ma lui era davvero serio. Alla fine avevo scoperto che lei l'aveva avvertito del fatto che se mi avesse fatto soffrire in qualsiasi modo immaginabile l'avrebbe sepolto vivo sette metri sotto terra. A dire il vero, mia sorella era davvero inquietante, se lo voleva. Quella situazione mi divertiva parecchio. Certo, divertiva un po' meno lui, ma andava bene così.

Un'altra cosa strana, ma allo stesso tempo bella, che era accaduta in quell'anno era stata la competizione annuale fra gruppi che si teneva nella mia scuola. Io ne avevo sempre sentito parlare, era un evento che attirava tutti, ma non me ne ero mai curato piú di tanto. Solo il fatto di immaginare la mia faccia appena salito su quel palco mi fa ridere. Ero davvero esagitato il giorno della gara. Ero stato convinto, o meglio, costretto, a partecipare col gruppo di Nam e alla fine avevamo portato la canzone che mi avevano chiesto di completare, I Need You. Fu davvero bellissimo, uno dei momenti migliori della mia vita, uno di quelli che mi resteranno impressi per sempre. Quando poi annunciarono che avevamo vinto, a stento ci credevo. Voglio dire, c'era il gruppo di Suho, e anche se erano rimasti in nove erano stati davvero bravissimi e tutti davano per scontato la loro vittoria. La soddisfazione più grande per Nam, Yoongi, Hoseok, e tutti gli altri, infatti, non era stata tanto quella di vincere, ma quella di aver battuto loro. Alla fine però i rapporti fra i gruppi erano migliorati, e non si odiavano piú come prima.

Yuanfen [NamJin.]  Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora